Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
olaf scholz con la benda sull occhio
A prima vista, l’ultima volta che la Germania ha sofferto un crollo così drammatico degli ordini risale alla primavera del 2020, al periodo più buio della prima ondata da Covid. L’ufficio statistico ha scioccato ieri anche gli analisti più pessimisti che avevano preventivato una caduta, mese su mese, del 4%. Invece gli ordini hanno registrato a luglio un -11,7%. […]
[…] Entrando nel dettaglio, si riconoscono le fragilità tipiche del “campione di export”: la caduta degli ordini dall’estero sfiora il 13%. Pesa pure la frenata della Cina. Ieri dalle colonne dell’Handelsblatt è intervenuto il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, a mitigare i timori di una crisi grave della locomotiva europea: «La Germania non è il malato d’Europa. La ritengo una diagnosi sbagliata di cui ci si innamora con troppa facilità».
Olaf Scholz e Christian Lindner
Il numero una della Buba ha anche ricordato che la Germania è un Paese tradizionalmente in grado di reagire rapidamente alle crisi e ha concluso: «Il suo modello economico non è obsoleto». Nagel ritiene la stagnazione attuale un fatto contingente, legato alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica, ma aggiunge: «Prevediamo che nel prossimo anno il quadro migliorerà».
OLAF SCHOLZ XI JINPING
Intanto da Bruxelles è arrivata una prima reazione al pesante monito lanciato dalla Corte dei Conti tedesca sui “Sondervermoegen”, sui bilanci ombra della Germania. Secondo i magistrati contabili il fatto di tenere fuori dal calcolo del disavanzo le maxi poste pluriennali per il risanamento della Bundeswehr (100 miliardi di euro) o anti-crisi energetica (200 miliardi) del 2022 denotato scarsa trasparenza e mina la credibilità del “freno al debito”.
Lunedì il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha annunciato che la Germania torna nel 2024 al rigore - ma al netto delle colossali somme dei “fondi speciali”, che conta di calcolare soltanto ex post ai fini del conteggio dell’indebitamento.
GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ
Ieri Bruxelles ha lasciato intendere che è un trucco contabile sgradito. «Monitoriamo gli sviluppi fiscali in tutti gli Stati con riferimento al loro disavanzo pubblico generale. Si tratta di un concetto statistico calcolato dalle autorità statistiche nazionali ed europee secondo un metodo concordato», ha precisato un portavoce. «Ai fini della nostra valutazione di conformità degli Stati membri alle norme di bilancio dell’Ue […] non è possibile per nessuno Stato membro escludere una spesa particolare dal proprio disavanzo pubblico». […]
olaf scholz fa jogging