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    LA LUNA PUÒ ATTENDERE – IL NUOVO RINVIO DEL LANCIO DELLA MISSIONE “ARTEMIS 1” È DOVUTO A UNA PERDITA DI IDROGENO LIQUIDO. DIFFICILMENTE IL PROBLEMA SI POTRÀ RISOLVERE ENTRO DOMANI: LO SCENARIO PIÙ PROBABILE È CHE IL RAZZO DEBBA ESSERE DISIMBARCATO E CHE SI RIPROVI A OTTOBRE - STEFANO BIANCHI, RESPONSABILE DEI PROGRAMMI DI VOLO DELL'AGENZIA SPAZIALE EUROPEA: “IL PRIMO LANCIO DI UN SISTEMA COSÌ COMPLESSO È SEMPRE UNA GRANDE PROVA: NON BISOGNA ALLARMARSI PER IL DOPPIO RINVIO”


     
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    1 - IL LANCIO DI ARTEMIS SLITTA ANCORA LA NASA DOVRÀ RINVIARE A OTTOBRE?

    Marilisa Palumbo per il “Corriere della Sera"

     

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    Alle 11.17 della Florida, le 17.17 in Italia, a tre ore dall'inizio della finestra per il secondo tentativo di lancio previsto dopo lo stop di lunedì, la Nasa ha dovuto arrendersi di nuovo. E con la squadra dell'agenzia spaziale americana anche le milioni di persone collegate con il Kennedy Space Center in attesa dell'inizio della missione Artemis I, che dovrebbe riportare gli esseri umani sulla luna entro tre anni, e di lì, si spera, su Marte.

     

    Lo Space Launch System, un razzo alto circa 100 metri, il più potente mai costruito dalla Nasa, e la navicella Orion, che adesso viaggia con dei manichini adatti a testare vari parametri per quando trasporterà i membri dell'equipaggio, sono rimasti di nuovo fermi sulla rampa di lancio a causa di una perdita di idrogeno liquido nelle connessioni di caricamento alla base del razzo.

     

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    I tecnici l'hanno scoperta poco dopo le 7 e ci hanno lavorato per quattro ore, ma non è bastato. Anche il primo tentativo di lunedì era stato rovinato dalla fuoriuscita di idrogeno, ma le perdite erano altrove. E c'era stato un problema di raffredamento per uno dei quattro motori.

     

    A questo punto, ha ammesso il direttore della Nasa Bill Nelson, sembra difficile anche che si possa risolvere tutto entro il 5, prossima data utile al lancio, anzi lo scenario più probabile è che il razzo debba essere «disimbarcato» dalla rampa 39B - operazione che, fa giustamente notare la Cnn, è un po' «come spostare un grattacielo» e richiede almeno tre giorni e mezzo - e si debba riprovare dopo la prima metà di ottobre.

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    La Nasa vuole spingere al limite la capsula che dovrà viaggiare intorno alla Luna, prima che vi salgano gli astronauti. Se la dimostrazione di cinque settimane con ammaraggio nel Pacifico avrà successo, gli esseri umani potrebbero salire su Orion per il volo intorno alla Luna nel 2024 e atterrarvi nel 2025, oltre cinquant' anni dopo l'ultimo allunaggio del programma Apollo, nel 1972.

     

    A rimettere piede sul satellite della Terra saranno per la prima volta una donna e un afroamericano. L'ennesimo stop ridà intanto fiato ai non pochi critici di un programma che è costato miliardi di dollari, molti molti di più di quelli previsti dal budget iniziale, e che da quando è stato varato nel 2010 ha avuto innumerevoli battute d'arresto.

     

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    Qualcuno lo ha definito perfidamente il «sistema di lancio del Senato», con riferimento al fatto che serva a creare posti di lavoro e consenso nei distretti chiave del Congresso, più che ad aprire nuove possibilità spaziali. Possibilità e scenari sui quali invece insistono alla Nasa, nonostante in molti per il futuro dello Spazio ritengano più efficiente ed economico il contributo dei privati.

     

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    L'obiettivo ultimo di Artemis sarà di stabilire una presenza umana duratura sulla Luna battendo la concorrenza cinese, con equipaggi che alla fine dovrebbero trascorrervi settimane alla volta, e usare la missione come terreno di addestramento e punto di partenza per Marte. Ma prima bisognerà far partire Orion.

     

    2 - "NESSUN ALLARME IL PRIMO VERO LANCIO È SEMPRE A OSTACOLI"

    Giuliano Aluffi per “la Repubblica”

     

    «Il primo lancio di un sistema così complesso è sempre una grande prova: non bisogna allarmarsi per il doppio rinvio di Artemis», spiega Stefano Bianchi, responsabile dei Programmi di volo dell'Agenzia spaziale europea.

     

    stefano bianchi esa stefano bianchi esa

    Artemis è al secondo rinvio. Come si spiegano queste difficoltà?

    «Sls è una macchina molto complessa, in particolare sono delicati il caricamento dei serbatoi e la messa in funzione dei motori a propellente criogenico, ovvero idrogeno e ossigeno liquido tenuti a temperature di -250 e -220 gradi.

     

    Lo stadio centrale di Sls contiene mille tonnellate di carburante, che bisogna caricare mantenendo la temperatura corretta perché non ci siano perdite e perché i materiali non si deformino. La Nasa ha fatto molti test a terra, ma poi, quando si mette tutto insieme, è normale che si scoprano problemi».

     

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    Come mai, nonostante le tante missioni coronate dal successo da Armstrong in poi, e nonostante la tecnologia dei lanci spaziali continui a progredire molto rapidamente, si hanno ancora così tanti problemi?

    «Perché con Artemis siamo comunque al primo lancio di quel sistema: è un prototipo. Le agenzie spaziali come Nasa ed Esa fanno tutte le prove a terra possibili e immaginabili, con modelli matematici sofisticati. Però poi, alla fine, quando si pompa il carburante criogenico nel razzo il comportamento può non essere esattamente quello modellizzato».

     

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    La Nasa per Sls sta usando i motori dello Shuttle: è un vantaggio, perché già lungamente collaudati, oppure è un handicap in quanto si tratta di una tecnologia già invecchiata?

    «Sono molto affidabili e, come prestazioni, sono ancora gioielli tecnologici. Il problema sono i tempi e i costi: sviluppare un nuovo motore con quelle dimensioni e prestazioni richiede molti anni. Questo ha indirizzato la scelta della Nasa».

     

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    Quello che colpisce l'immaginazione dei non esperti, nel caso del rinvio odierno, è che il problema in fondo assomigli a quelli che abbiamo con le nostre auto: una perdita di carburante, e non qualcosa di più complesso da immaginare

     «Sì, ma con Artemis lei deve portare nello spazio un colosso di 100 metri che, al decollo, pesa oltre 2.800 tonnellate e in 2-3 minuti arriva a 60 km di altezza. Insomma, è po' più complesso rispetto alle nostre auto.

     

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    Se poi si considera anche che c'è un propellente che sta a -250 gradi, con serbatoi di dimensioni gigantesche, ci si rende conto dell'estrema sfida tecnologica. La perdita di propellente può anche sembrare un guasto semplice, ma avviene in un sistema molto complesso dove un problema trascurato può avere conseguenze catastrofiche: l'idrogeno richiede molte cautele per evitare il rischio di un botto gigantesco».

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