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    DATEVI TUTTI UNA CALMATA - LA MADRE VA A PRENDERE IL FIGLIO A SCUOLA UN'ORA DOPO L'ORARIO PREVISTO E VIENE DENUNCIATA PER ABBANDONO DI MINORE - MA QUELLO DELLA SIGNORRA ERA UN GESTO DI PROTESTA: LA PRESIDE DELLA SCUOLA AL VOMERO, QUARTIERE CHIC DI NAPOLI, AVEVA ACCORCIATO DI UN'ORA, DA UN GIORNO ALL'ALTRO E PER CARENZA DI PERSONALE, IL TEMPO PIENO. E COSÌ IL BIMBO DI 9 ANNI È DIVENTATO STRUMENTO PER MANIFESTARE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO


     
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    Fabrizio Geremicca per il ''Corriere del Mezzogiorno''

     

    Ida Francioni, la dirigente della scuola Vanvitelli, che è al Vomero, riduce di sessanta minuti l’orario giornaliero per chi frequenta a tempo pieno e pubblica giovedì scorso un avviso nel quale motiva la sua iniziativa con la mancanza di bidelli e lavoratori socialmente utili. La mamma di un bimbo di nove anni, Cinzia O., architetto e funzionaria dell’Ato 2, non ci sta e, come annunciato venerdì 24 alla preside, lunedì scorso per protesta passa a prendere al solito orario – le sedici - il figlio.

    BAMBINI A SCUOLA BAMBINI A SCUOLA

     

    Lo fotografa nell’androne interno della scuola, nei pressi della portineria. Pubblica su facebook l’immagine ed un post nel quale sostiene che il piccolo sia stato lasciato dalla preside «sdraiato sulle scale dell’androne al freddo per una ora». E tanto serve ad incassare solidarietà sui social. C’è l’avvocato che «si mette a disposizione» e c’è il signore che invita a «sputare in faccia alla preside».

     

    Ieri mattina, martedì, la mamma, che nel frattempo aveva ricevuto una telefonata da un assessore regionale che conosce, ottiene un appuntamento all’ufficio scolastico regionale e racconta il suo punto di vista ad un ispettore. Nel pomeriggio, poi, si presenta di nuovo alle sedici alla Vanvitelli, ma trova i carabinieri, allertati dalla dirigente scolastica, e gli assistenti sociali. Torna a casa con una denuncia per abbandono di minore.

     

    Tutto nasce, si diceva, dalla decisione della preside di tagliare di un’ora la giornata scolastica degli allievi che pranzano a scuola. Si passa da 40 a 35 ore settimanali dal 27 gennaio e presumibilmente fino al 28 febbraio. La dirigente scrive nella nota pubblicata sulla pagina internet della Vanvitelli che l’ufficio scolastico regionale ha ridotto i collaboratori scolastici da 16 a 14 e che l’interruzione del servizio svolto dalla Manital ha fatto venire meno altri sei addetti che si occupavano di vigilanza e pulizia. Con l’organico a disposizione – sostiene - non è in grado di garantire la sicurezza dei 1250 bimbi che frequentano il circolo didattico, distribuiti su tre plessi, se non attraverso la riduzione dell’orario settimanale del tempo pieno da 40 a 35 ore.

    bimbo scuolabus bimbo scuolabus

     

    Cinzia O., però, è di tutt’altro parere. «La dirigente – dice - avrebbe potuto adottare soluzioni alternative. C’è una persona che resta a scuola e presta servizio nel pomeriggio per attività che si pagano extra. Si sarebbe potuta impiegare per garantire l’orario fino alle sedici». Accusa inoltre la preside di aver punito il bimbo per vendicarsi di lei: «Lunedì avrebbero potuto tenerlo nella saletta di lettura. La sua maestra era a scuola, nella segreteria, ma non l’hanno voluto fare stare lì. Me lo hanno messo a terra appositamente».

     

    Conclude: «La mia è una battaglia per il diritto allo studio. Avrei potuto chiedere a mia suocera di passare a prendere mio figlio alle quindici, ma non ho voluto. Ho spiegato i motivi al mio bimbo e lui ha capito. È un combattente». Francioni replica: «Strumentalizzare un bambino è sempre sbagliato. La signora avrebbe potuto e dovuto protestare diversamente senza coinvolgerlo. Io, peraltro, ho adottato l’unica soluzione possibile per garantire la sicurezza dei miei alunni dopo aver praticato ogni possibile strada per risolvere la questione della mancanza di organico.

     

    La sicurezza viene prima di tutto e per fortuna la stragrande maggioranza dei genitori dei nostri allievi lo capisce». Conclude: «Da parte mia non c’è stata nessuna volontà di mortificare il bimbo e certo non è rimasto da solo. Era all’interno della scuola in attesa della mamma e sotto la vigilanza di un adulto. Sto valutando se denunciare chi ha scritto falsità e mi ha insultato».

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