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    IL MALE OSCURO DI EZIO BOSSO - LA MALATTIA CHE HA IMPRIGIONATO IL SUO CORPO SCOPERTA DOPO UN'OPERAZIONE AL CERVELLO - INIZIALMENTE SI È PARLATO DI SLA, POI LA SMENTITA. C’È CHI HA IPOTIZZATO UNA MALATTIA AUTOIMMUNE, COME LA NEUROPATIA MOTORIA MULTIFOCALE – L’ELOGIO DI MATTARELLA E IL RICORDO DI VASCO – CAZZULLO: "UN SIMBOLO DI RESILIENZA. PERDIAMO UN TALENTO DELLA MUSICA E DELL'UMANITA’" – VIDEO


     
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    EZIO BOSSO EZIO BOSSO

    «Se mi volete bene, smettete di chiedermi di mettermi al pianoforte e suonare. Non sapete la sofferenza che mi provoca questo, perché non posso, ho due dita che non rispondono più bene e non posso dare alla musica abbastanza». Era l'autunno del 2019 quando il musicista, compositore e direttore d’orchestra torinese Ezio Bosso confessava questo dolore. «Nessun pietismo», chiedeva al pubblico, l'artista che soffriva di una malattia neurologica degenerativa. «La bacchetta è il mio potere forte. La maschera che nasconde il dolore. Quando la poggio, tutto mi piace un po’ meno», amava dire. Non sappiamo bene nel dettaglio il nome della malattia che affliggeva il Maestro. 

     

    Era una malattia terribile, di quelle che possono imprigionare il talento e l’anima nel corpo. Tante le ipotesi. Inizialmente si è parlato di Sclerosi laterale amiotrofica (SLA), ipotesi poi smentita. Quello che sappiamo del musicista torinese è che la diagnosi è arrivata nel 2011 dopo un intervento per tumore al cervello. Questa malattia oggi ha compromesso l’uso delle sue mani. C’è chi ha ipotizzato una malattia autoimmune, come la neuropatia motoria multifocale che colpisce i nervi motori, quelli che trasmettono i segnali dal sistema nervoso centrale ai muscoli.

     

     

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    LA POTENZA DEL SORRISO CHE CI HA TRAVOLTO

    Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

     

    «Il sorriso è uno strumento musicale senza tempo e senza età, che tutti, giovani e vecchi, possono suonare». Detta così, la frase che ancora oggi si legge sui profili social di Ezio Bosso sarebbe solo una bella frase. Ezio però l' aveva vestita di carne e di nervi, l' aveva fatta sua. Aveva dato corpo al sorriso, era diventato quel sorriso. A dispetto degli odiatori - persino lui ne aveva -, Ezio Bosso non era un malato che si era messo a fare il pianista. Era un pianista che si era ammalato. Eppure non aveva smesso di suonare, era diventato più celebre e apprezzato di prima, forse anche più bravo. Aveva portato la sua musica al festival di Sanremo (bravissimo anche Carlo Conti).

     

    E ci aveva commossi e travolti con quel sorriso contagioso. Rideva con gli occhi, con le braccia lunghissime, con tutto il fisico, e soprattutto con la sua musica. Era diventato un simbolo di resilienza: parola abusata che lui rendeva fresca e viva. Negli ultimi tempi la malattia stava per avere il sopravvento, l' aveva costretto a smettere di esibirsi; ma nel chiuso della casa, con la sua compagna e i suoi tre cani, aveva continuato a suonare, a provare, a comporre. Ora pare impossibile che non ci sia più. Sembrava una di quelle persone fortissime nella loro apparente fragilità.

    Talmente piegate e sofferenti da diventare immortali.

     

    L' orribile notizia di ieri arriva nel momento più drammatico delle nostre vite.

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    Abbiamo perso il decano dei nostri architetti, Vittorio Gregotti, e il più importante dei nostri critici d' arte, Germano Celant. In molte famiglie, in quasi tutte le comunità si è aperto un vuoto. La morte ha sfiorato le nostre vite. Di solito esorcizzata e nascosta, ora sembra diventata una consuetudine. Eppure la morte di Ezio Bosso sta emozionando l' Italia come non mai. Perché dice una cosa chiarissima: il mondo perde un talento della musica e dell' umanità; ma noi non possiamo arrenderci. Non dobbiamo, non vogliamo. Ce lo impedisce quel sorriso che Ezio ha saputo incarnare, e tornerà ogni volta che sentiremo la sua musica. La storia di Ezio Bosso non finisce. Ricomincerà ogni volta che qualcuno - giovane o vecchio, sano o malato - suonerà un pianoforte.

     

     

     

     

    MATTARELLA

    Dal corriere della Sera

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    Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto condividere il suo ricordo su Ezio Bosso. «Sono rimasto molto colpito dalla prematura scomparsa del maestro. Desidero ricordarne l' estro e la passione intensa che metteva nella musica, missione della sua vita, e la sua indomabile carica umana».

     

    Ma sono moltissimi i politici che hanno reso omaggio al musicista. Elisabetta Casellati, presidente del Senato, ha ricordato che Bosso ci ha lasciato «il patrimonio di una sinfonia suonata con gli strumenti dell' umanità, della poesia, della quotidiana invenzione della vita» mentre quello della Camera, Roberto Fico, ha sottolineato come la «musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare».

     

    E sono stati moltissimi anche i musicisti che hanno voluto condividere il loro saluto a Bosso. «Che dispiacere - ha scritto Jovanotti -. Il silenzio di stamattina è un vuoto improvviso, come se la musica avesse perso un suo figlio prediletto».

     

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    Per Vasco Rossi «è stato una prova vivente di quanto la musica possa rivoluzionare l' esperienza, di quanto la musica possa essere arma potente per affrontare qualsiasi situazione, anche peggiore delle malattie». Mengoni ha invece ricordato come la sua sia stata «una vita contro il pregiudizio», mentre Fiorello ha scritto: «Il tuo sorriso rimarrà per sempre scolpito nelle nostre menti. Ci hai insegnato ad affrontare la vita e le sue difficoltà».

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