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    NON TUTTE LE INTERVISTE FINISCONO IN GLORIA - BUFERA SU FEDERICA MARCHIONNI, CHIEF EXECUTIVE DI LAND’S END, STORICA MARCA DI ABBIGLIAMENTO USA - LA SUA INTERVISTA ALLA LEADER FEMMINISTA GLORIA STEINEM FA ARRABBIARE I CONSERVATORI: CANCELLATA DAL CATALOGO


     
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    Federico Rampini per “la Repubblica

     

    gloria steinem gloria steinem

    A 81 anni la leader storica del femminismo americano, Gloria Steinem, conserva intatta la sua capacità di accendere gli animi, scatenare passioni, e spaccare in due l’opinione pubblica. All’inizio di febbraio la Steinem, che sostiene Hillary Clinton in campagna elettorale, fece notizia per un commento acido contro le giovani di sinistra che preferiscono il socialista Bernie Sanders: «Quando sei una adolescente, vai ai raduni dove ci sono più ragazzi…».

     

    Una gaffe davvero poco femminista, per la quale dovette scusarsi. Ora scoppia un nuovo scandalo, ma lei stavolta ne è la causa involontaria. È una storia che intreccia il mondo della moda, una top manager italiana, e il pericoloso incontro fra marketing e politica in campagna elettorale.

     

    FEDERICA MARCHIONNI FEDERICA MARCHIONNI

    Federica Marchionni (con la “i” finale, nessuna parentela con Sergio), ex-dirigente Usa per Dolce&Gabbana, è da un anno la nuova chief executive di Land’s End, storica marca di abbigliamento americana, basata nel Wisconsin e molto popolare nell’America della provincia profonda.

     

    Land’s End realizza la maggior parte delle sue vendite per corrispondenza e online, su catalogo. Per rilanciare il marchio la nuova chief executive italiana sta facendo cose originali, per esempio ha lei stessa intervistato la Steinem e ha messo l’intervista in apertura del suo catalogo, cartaceo e online. Una bella intervista-ritratto, intitolata

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    La donna che aprì la strada.

     

    Inoltre ha lanciato una raccolta fondi per un’associazione che promuove i diritti delle donne. Apriti cielo: molte clienti conservatrici hanno attaccato questa scelta denunciando il fatto che la Steinem è notoriamente schierata per il diritto all’aborto.

     

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    La protesta è partita sul sito di Land’s End, è dilagata sui social media, è stata notata e amplificata il 23 febbraio da un blog cattolico conservatore, Life-News. com, che ha lanciato l’allarme: «Land’s End sta finanziando l’aborto». A quel punto la Marchionni ha cancellato l’intervista dal sito. Un comunicato di Land’s End ha chiesto scusa alle clienti che si sentivano offese, e ha precisato di «non voler sollevare questioni politiche o religiose suscettibili di dividere il pubblico».

     

    Si è scatenata la reazione opposta: tante donne di sinistra hanno condannato la censura alla femminista. Ne è nato un caso ancora più clamoroso, la notizia dell’intervista cancellata è stata ripresa da The Huffington Post, le tv Cnn e Nbc, il Washington Post.

     

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    Quest’ultimo in un ampio servizio ricorda numerosi precedenti di aziende che hanno preso posizione su temi politici, etici, valoriali. Per esempio i pronunciamenti favorevoli alla sentenza della Corte suprema che legalizzò i matrimoni gay: da Target (grandi magazzini) a Gap (abbigliamento), dalla Visa (carte di credito) alla marca alimentare Cheerios.

     

    Un’altra vicenda evocata dal Washington Post è la controversia del profondo Sud sull’esposizione della bandiera dei “confederati”: un modo con cui alcuni governi locali solidarizzavano con l’estrema destra razzista. In quel caso gli ipermercati Walmart e Sears sospesero la vendita di bandiere confederate e altri souvenir d’impronta razzista. Ma più s’infiamma la campagna elettorale più la politica e il marketing diventano un connubio esplosivo.

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    Diverse aziende hanno scelto prudentemente di tagliare ogni legame con il marchio di Donald Trump, dopo i suoi insulti alla popolazione ispanica. Il galateo del “politically correct” s’ingarbuglia, da quando The Donald ha deciso di procedere nella direzione opposta.

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