Francesco Persili per Dagospia
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“Quella di Spalletti a San Siro fu una mascalzonata”. Può finire l’amore tra Totti e Ilary, non quello tra il Capitano e Zeman. Nella sua autobiografia (“La bellezza non ha prezzo”, scritta con Andrea Di Caro, per i tipi di Rizzoli) il Boemo riserva parole al fiele nei confronti di Luciano Spalletti, allenatore giallorosso, oggi tecnico del lanciatissimo Napoli. “La sua gestione di Totti nell’ultimo anno e mezzo fu completamente sbagliata da un punto di vista tecnico e umano.
Non averlo fatto entrare nei minuti finali di Milan-Roma sull’1-3 preferendogli nell’ultimo cambio Bruno Peres, negandogli così la standing ovation di San Siro per l’ultima volta, fu una mascalzonata”. Zeman affonda il colpo: “La storia ha dimostrato che Spalletti soffre certi giocatori simbolo: è successo anche con Icardi, Mertens, Insigne. Quasi come fosse un problema di visibilità che gli viene tolta, come se per lui i giocatori debbano essere tutti uguali. Ma non sono tutti uguali”.
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Sul punto va precisato che il Boemo confonde situazioni molto diverse tra loro. Icardi entrò in rotta di collisione con l’ambiente Inter, a iniziare dai tifosi mentre su Mertens e Insigne non è stato certo “Big Spalla” ad accompagnarli alla porta: entrambi hanno liberamente scelto di lasciare Napoli.
L’intemerata di “Sdengo” getta un’ombra sinistra su quello che è accaduto a Trigoria durante gli anni di Pallotta tra veleni, “assenze di regole” e un “clima di invidia” che circondava il Capitano. “Francesco è un’azienda nell’azienda, mi disse con aria molto acida un dirigente” (Chi era? Baldini? O Sabatini?).
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La verità è che “Totti era diventato un sopportato. Mi avevano richiamato alla Roma con la speranza che con i miei allenamenti e la mia preparazione Totti avrebbe lasciato per selezione naturale”. E invece Zeman gli allungò la carriera.
Quel finale di partita "non scelto" resta una "ferita aperta" per il Capitano giallorosso. "Trovai anche profondamente ingiusto che la società avesse annunciato alla firma del rinnovo che per Totti sarebbe stato l’ultimo anno con la maglia giallorossa, quasi fosse una concessione, un regalo. Se Stanley Matthews ha giocato fino a quasi 50 anni, e non era certo un fenomeno come Totti, allora Francesco poteva arrivare senza problemi a 43-44 anni…”
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