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    “LA MASCHERINA AL CHIUSO? LE TERREI OVUNQUE” – WALTER RICCIARDI FRENA SUL “LIBERI TUTTI” E PENSA AL BOOSTER IN AUTUNNO: “UNA DOSE DI RICHIAMO A OTTOBRE DOVREMO FARLA TUTTI, AUSPICABILMENTE CON I NUOVI VACCINI EFFICACI SU UNA PIÙ VASTA GAMMA DI VARIANTI. MA INTANTO DOBBIAMO SPINGERE LA CAMPAGNA PER ANZIANI E FRAGILI CHE INVECE LANGUE. IL GREEN PASS? DIFENDE I PIÙ DEBOLI DAL CONTAGIO NELLA LORO VITA SOCIALE. LE MASCHERINE? CHI LE TERREBBE SOLO PER I FRAGILI NON HA CAPITO COME FUNZIONA UNA STRATEGIA DI PREVENZIONE…”


     
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    Paolo Russo per "La Stampa"

     

    WALTER RICCIARDI WALTER RICCIARDI

    Le mascherine al chiuso? «Le terrei ancora ovunque perché servono a proteggere i fragili». Il Green Pass? Vedi sopra. E «a ottobre un richiamo con i vaccini aggiornati servirà per tutti». Secondo Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza e docente di Igiene Pubblica in Cattolica, che non sia il momento di smantellare tutto lo dice un numero, «i 140 morti che mediamente fa ancora il virus ogni giorno».

     

    Professore, a che punto siamo con la pandemia?

    «In una fase da tenere attentamente sotto controllo. Sarebbe sbagliato pensare che sia tutto finito. Sarà così se staremo attenti, continuando a proteggerci, a monitorare i focolai epidemici oltre che a vaccinarci. Mentre vedo che la campagna si è arenata e che c'è un calo di attenzione, che fa togliere le mascherine al chiuso e frequentare locali affollati. E l'indicatore finale di questo clima di rilassatezza è il numero dei morti, ancora tanti».

    Mascherine in spazi aperti 2 Mascherine in spazi aperti 2

     

    Ma perché, a fronte di 130-140 decessi al giorno, ci sono pochi ricoveri in terapia intensiva?

    «Perché abbiamo una popolazione più anziana, ma che soprattutto gode di meno salute e di un peggior accesso ai servizi rispetto a Paesi come il Giappone o la Germania, che hanno un'età media alta come la nostra ma meno decessi. In parecchi casi i più fragili e i grandi anziani da noi non ce la fanno nemmeno ad arrivare in ospedale».

     

    E cosa si può fare?

    «Ci vorrebbe una presa in carico attiva di questi pazienti che invece non c'è. Lo vediamo con la quarta dose per i più fragili. Dopo due mesi l'ha fatta appena il 12%, perché si aspetta che sia il paziente a fare il passo e non il medico o la struttura che lo ha in carico a contattarlo e a spiegargli perché è opportuno farla».

     

    walter ricciardi walter ricciardi

    Intanto si diffondono le nuove varianti ricombinanti. Dobbiamo temerle?

    «Sappiamo che quando di virus ne circola molto, come ora, questo replicando muta.

    Anche creando chimere che fondono parti della più letale Delta con quelle della più contagiosa Omicron. È presto per dire se sia più contagiosa e al contempo clinicamente più severa. Ma anche se così non fosse, la convivenza non va confusa con il lasciare campo libero al virus. Perché anche così com' è rappresenta una minaccia per i fragili e per via del long Covid».

     

    vaccino vaccino

    Quindi le mascherine al chiuso dal primo maggio non le toglierebbe?

    «Per ora al chiuso le lascerei ovunque. Sento dire che l'importante è proteggere i fragili con la mascherina. Ma chi lo dice non ha capito come funziona una vera strategia di protezione. Per metterli in sicurezza le mascherine dobbiamo indossarle anche noi, perché altrimenti finiremo per riportare il virus nelle loro case. E poi non possiamo pensare di farli vivere blindati nelle proprie dimore».

     

    Il Green Pass ha invece oramai fatto il suo tempo?

    «Non direi. In realtà ha ancora una duplice valenza. La prima, che può essersi attenuata un po', è quella di incentivare la vaccinazione. Anche se restano ancora quasi sette milioni di italiani che non hanno fatto la terza dose. Ma l'altra funzione è proprio aiutare a proteggere i fragili nella loro vita sociale».

     

    WALTER RICCIARDI PIAZZA PULITA WALTER RICCIARDI PIAZZA PULITA

    Ormai però si contagiano anche i vaccinati

    «Si, ma nuovi e recenti studi dimostrano che i non vaccinati hanno 5 volte maggiori probabilità di trasmettere il contagio rispetto a chi è immunizzato».

     

    Uno studio inglese mette in collegamento il lockdown con le epatiti pediatriche di origine ignota. È un'ipotesi plausibile?

    «Non c'è alcuna evidenza scientifica a suo supporto. E poi le popolazioni europee, dove queste epatiti si stanno diffondendo, non hanno vissuto per anni sotto una campana di vetro da poter fare immaginare un indebolimento del loro sistema immunitario».

     

    MARIO DRAGHI CON LA MASCHERINA MARIO DRAGHI CON LA MASCHERINA

    Ma c'è il rischio di un'epidemia epatica?

    «Non possiamo dirlo con certezza ma credo di no. Il fenomeno è nuovo e inusuale, per questo va monitorato bene, ma senza creare panico».

     

    A proposito di lockdown, con il senno del poi quelli fatti da noi sono serviti tutti?

    «Assolutamente sì. Anzi, ne andavano fatti di brevi e localizzati nell'ottobre del 2020 e uno generalizzato nel febbraio del 2021, quando avremmo evitato larga parte dei 70 mila morti della seconda ondata, che ha mietuto più vittime della prima».

     

    walter ricciardi al meeting di rimini walter ricciardi al meeting di rimini

    La quarta dose in autunno servirà a tutti?

    «Una dose di richiamo a ottobre dovremo farla tutti, auspicabilmente con i nuovi vaccini efficaci su una più vasta gamma di varianti. Ma intanto dobbiamo spingere la campagna per il secondo booster ad anziani e fragili che invece langue. Bisogna rassicurarli sul fatto che non c'è alcuna controindicazione nel fare più richiami nell'arco di un anno. I bambini arrivano a farne dieci senza problemi».

    vaccino vaccino

     

    Dopo quasi due anni e mezzo di pandemia, può dire che in futuro non ci faremo trovare impreparati?

    «Dal 30 gennaio 2020, quando l'Oms dichiarò lo stato di emergenza globale, l'Italia ha dimostrato una capacità reattiva incredibile. Da allora abbiamo imparato molte lezioni, comprese quelle della necessità di rafforzare la struttura del ministero della Salute, la medicina del territorio, quella ospedaliera e la prevenzione. Quello che di buono si sta facendo in termini di programmazione va però supportato da risorse che al momento nel Def non ci sono. Però alla fine, nel male, questa pandemia una sanità migliore ce la lascerà».

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