Uski Audino Francesco Olivo per “La Stampa”
EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI
Emmanuel Macron, Pedro Sánchez e poi forse Olaf Scholz. Nel giro di pochi giorni, che culmineranno nel Consiglio europeo, Giorgia Meloni dovrà tessere la sua rete europea. Il G20, nella percezione di Palazzo Chigi, è stato un successo, ma la partita più complessa si gioca a Bruxelles. I rapporti con i leader e le istituzioni europee sono al centro dei pensieri del nuovo governo, tanto più dopo il grave incidente diplomatico, ancora non del tutto riassorbito, con la Francia, a seguito dello sbarco della nave Ocean Viking.
MACRON E SCHOLZ
L'altro partner strategico, nella visione dell'esecutivo a guida FdI, è la Germania. Così, grande attenzione viene dedicata alla preparazione di una visita di Meloni a Berlino. Non c'è ancora una data fissata, ma i rispettivi staff stanno studiando la possibilità di organizzare il viaggio prima del Consiglio Ue del 15-16 dicembre.
A Roma ha destato una favorevole impressione l'apertura arrivata dalla capitale tedesca, dove governa un esecutivo di altro segno politico, (socialisti, verdi e liberali).
meloni von der leyen macron trudeau biden
La visita viene preparata con un occhio a Parigi. A Berlino, infatti, venerdì scorso è arrivata la premier francese Élisabeth Borne, un'occasione per rinsaldare l'asse franco-tedesco, cercando di accorciare alcune distanze emerse negli scorsi. È proprio in alcune di queste divisioni che l'Italia potrebbe inserirsi: «Il nostro rapporto con la Germania è naturale e obbligato, basta vedere la bilancia commerciale», dice un ministro del governo Meloni.
I viaggi fissati sono quelli a Tirana, 6 dicembre e tre giorni dopo ad Alicante. Nella capitale albanese la presidente del Consiglio parteciperà al summit tra Ue e Balcani occidentali, un modo per dare continuità alla visita dei suoi ministri Tajani e Crosetto nel pieno del conflitto tra Kosovo e Serbia.
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON MEME
In Spagna si terrà l'incontro tra i leader dei Paesi del Mediterraneo, tra i quali il padrone di casa Sánchez e lo stesso Macron. Per Meloni sarà il primo incontro con il socialista a capo del governo spagnolo, con il quale finora c'è stata solo una telefonata. Mentre la premier tesse la sua tela in Europa, nella capitale tedesca si riannodano i legami tra Parigi e Berlino, dopo mesi di strappi. Difesa, energia, debito comune, Cina sono solo i principali temi che hanno visto Parigi e Berlino non allineate.
E se Roma rischia l'isolamento, anche Parigi ha bisogno di rinsaldare l'asse con la Germania, in un eterno gioco di triangolazione. La scorsa settimana i tre principali ministri della coalizione tedesca - Finanze, Economia e protezione del Clima, e Esteri - sono andati a Parigi per incontrare i loro omologhi, mentre a Berlino il cancelliere Scholz ha ricevuto la premier Borne. «Vogliamo che il tandem franco-tedesco diventi il motore dell'Europa» ha ribadito Borne.
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON
Nei mesi precedenti il dialogo tra i due vicini è stato rado e difficile, fatto più di segnali e incontri mancati che di parole: Berlino ha rimandato una riunione interministeriale annuale con pochi giorni di anticipo, il ministro francese Dermanin non si è presentato al G7 organizzato dalla presidenza tedesca. Senza contare i dissidi sui progetti di scudo antimissile in Europa con 15 Paesi del Nord Europa, sul sistema di combattimento aereo Fcas e sul carrarmato Mgcs. Anche la decisione del cancelliere di ordinare gli F35 non è piaciuta a Parigi, così come Berlino ha poco apprezzato la lettera dei Commissari Ue Paolo Gentiloni e Thierry Breton sul debito comune per affrontare la crisi energetica. O ancora l'ostruzionismo dei francesi sul gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas dalla Spagna alla Germania.
pedro sanchez
Ma la parola d'ordine è: «Il dialogo è ripartito». Almeno su un punto: il sistema di combattimento aereo franco-tedesco-spagnolo Fcas. Tra Parigi e Berlino resta in sospeso il tema - mai digerito dai partner tedeschi - degli effetti delle sanzioni alla Russia, che non colpirebbero tutti in maniera uguale dal punto di vista energetico. Se Roma e Berlino stanno cercando soluzioni per sostituire chi il 40 e chi il 55%, Parigi finora è riuscita a evitare sanzioni sul nucleare civile.
EMMANUEL MACRON OLAF SCHOLZ olaf scholz emmanuel macron MARIO DRAGHI E PEDRO SANCHEZ