Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera Marco Bresolin per “la Stampa”
meloni salvini
Raccontano nei palazzi che Giorgia Meloni era al corrente del parere tecnico che questa settimana ha mandato in tilt la maggioranza di governo sulla ratifica del Mes. Di più: sarebbe stata lei a sollecitare a Giancarlo Giorgetti la lettera con cui Stefano Varone, capo di gabinetto del ministero del Tesoro, ha spiegato nel dettaglio perché quella riforma porta con sé più benefici che rischi.
La premier, rassegnata alla ratifica del nuovo fondo salva-Stati, sperava così di fare il primo passo verso il redde rationem che - nella peggiore delle ipotesi - si consumerà alla fine dell'estate, Matteo Salvini permettendo. Come spesso accade, l'arte di governo incrina le migliori convinzioni: è quanto sta accadendo anche alla leader di Fratelli d'Italia, fin qui fiera avversaria del Mes.
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo piantedosi parata 2 giugno
Nelle sue intenzioni la ratifica avrebbe dovuto essere la moneta di scambio con la quale strappare nomine di peso e migliori condizioni nella trattativa sulle grandi riforme europee. Nella realtà, lo stallo si sta trasformando in una zavorra che riduce il peso italiano al tavolo negoziale che entrerà nel vivo di qui a Natale: il nuovo Patto di Stabilità, l'intesa sulla revisione del bilancio pluriennale dell'Unione, la discussione per assegnare nuove funzioni allo stesso fondo salva-Stati.
E poi ci sono le nomine in arrivo: alla presidenza della Banca europea degli investimenti, e per la scelta del successore di Fabio Panetta nel board della Banca centrale europea. L'illusione di poter usare la ratifica come arma nella trattativa sul Patto di Stabilità si è già infranta contro la realtà.
ABBRACCIO MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI A MESSINA
Alla riunione dei ministri finanziari dei Ventisette della scorsa settimana Giorgetti ha compreso un paio di cose, poi lungamente discusse con Meloni. La prima: il fronte nordico vuole portare a casa ad ogni costo l'imposizione di un parametro minimo annuale per la riduzione del debito. Non sarà l'un per cento chiesto dal ministro tedesco Christian Lindnder, in ogni caso i falchi vogliono introdurre nella riforma il principio.
La seconda, forse la più preoccupante, è che il fronte «amico» – di cui fanno parte Francia e Spagna – non si sta spendendo per la proposta italiana di garantire un trattamento speciale alle spese per gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare quelle per la transizione ecologica e digitale. […]
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Il congelamento della ratifica sta poi bloccando qualsiasi discussione sull'utilizzo futuro del fondo salva-Stati. L'ipotesi di una «riforma della riforma» non è all'ordine del giorno, e però a Bruxelles si stanno valutando modifiche al funzionamento dentro le attuali regole. […]
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