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    LA MELONI SE NE FREGA DI SALVINI, TAJANI, PIANTEDOSI E NORDIO E LI TIENE ALL’OSCURO DELL’ACCORDO SUI MIGRANTI COL PREMIER ALBANESE EDI RAMA: GOVERNO A PEZZI - LA FARNESINA CHIEDE UNA BOZZA, INASCOLTATA. IL "CAPITONE" È FURIOSO. IL VIMINALE, COMMISSARIATO, SBANDA – DIETRO IL BLITZ UNA VENDETTA DELLA SORA GIORGIA NEI CONFRONTI DI SALVINI CHE L’AVEVA CRITICATA IN ESTATE SULLA GESTIONE DELL’IMMIGRAZIONE - SCONFESSATA LA FILOSOFIA DEL PIANO MATTEI. LA MELONI PUNTA A INAUGURARE I CENTRI IN ALBANIA ENTRO APRILE 2024, COME SPOT PER LE EUROPEE. LA SFIDA A SALVINI E’ LANCIATA…


     
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    Tommaso Ciriaco per la Repubblica -Estratti

    edi rama giorgia meloni edi rama giorgia meloni

    La destra di governo si infrange a Tirana. Colpa della premier, che “depista” i suoi vice. Lascia all’oscuro fino all’ultimo Matteo Salvini e Antonio Tajani dell’operazione migranti in Albania. Tratta personalmente l’accordo con Edi Rama. E quando lo firma, il governo implode. La Farnesina chiede una bozza, inascoltata. Il segretario della Lega è furioso. Il Viminale, commissariato, sbanda. Ma non basta. Con un colpo di penna su una bozza rimasta fantasma fino a sera, Palazzo Chigi sconfessa pure la filosofia del Piano Mattei. E lancia una sfida agli alleati, destinata a trascinarsi fino alle Europee.

     

    Antefatto: vendetta di Meloni

    C’è un antefatto, utile a spiegare questa storia. Risale ai giorni caldissimi degli sbarchi a Lampedusa. È estate, fa caldo. La situazione è fuori controllo. Matteo Salvini dà mandato ai suoi colonnelli di criticare Meloni per la gestione dell’immigrazione. La premier reagisce con durezza. Avoca a sé il dossier, vara una cabina di regia a Palazzo Chigi affidandola ad Alfredo Mantovano, organizza una missione con Ursula von der Leyen a Lampedusa.

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    E, soprattutto, medita vendetta contro chi l’ha colpita nel momento di massima difficoltà. Durante la missione in barca in Albania inizia a ragionare con Edi Rama di migranti. Non informa nessuno, nel governo, ad eccezione dei due sottosegretari alla Presidenza. Il senso della sua strategia si può sintetizzare così: “Volete scaricare su di me un eventuale fallimento? E allora sarò io a gestire la partita, da sola”.

     

    La rabbia di Salvini

    Quando la premier firma l’accordo, tutti capiscono di trovarsi di fronte a un blitz. E infatti Matteo Salvini tace per quasi 24 ore, furente. 

     

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    Per non parlare di Matteo Piantedosi. Anche lui non sa nulla, fino all’ultimo. E infatti tace, a lungo. Finché nel pomeriggio di ieri, davanti al Comitato parlamentare Schengen, mette in chiaro, gelido: “Quelle previste dal protocollo siglato con l’Albania non sono Cpr, ma strutture come quella di Pozzallo-Modica” dove si trattengono i migranti per il tempo necessario all’identificazione e a processare le domande di asilo. Non dice altro, non loda l’accordo. E si espone soltanto per chiarire alcune imprecisioni delle ore precedenti, alimentate da Fratelli d’Italia.

     

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    (…) Ma anche in Forza Italia lo sconcerto per l’esclusione supera i livello di guardia. A sera, iniziano a circolare indiscrezioni sul contenuto del testo, diffuse però dai media albanesi: a quel punto, il governo decide di rendere pubblico il memorandum. Soltanto che da Tirana si pubblicano anche gli allegati con le cifre, mentre gli italiani evitano di farlo.

     

     

    Prima ancora di comprendere a pieno i dettagli giurisdizionali dell’accordo, la contropartita per Tirana, i costi del piano, inizia a farsi spazio una certezza: Meloni intende aprire i primi centri in Albania entro l’aprile del 2024. Al massimo entro maggio. Non è una tempistica scelta a caso: la presidente del Consiglio immagina di recarsi di persona a Tirana, in primavera, per tenere a battesimo queste strutture di prima accoglienza. Ma soprattutto, per mostrare al Paese di essere stata capace di costruire una soluzione concreta per contrastare l’emergenza e ridurre la pressione migratoria. Vuole farlo poche settimane prima delle Europee di giugno

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    Nel frattempo, scivola alla periferia delle politiche del governo l’annunciato Piano Mattei. Più che cooperazione e investimenti, Palazzo Chigi investe capitale politico e risorse sulla costruzione di centri in Albania. L’impressione è di un approccio emergenziale. L’obiettivo è replicare questo schema anche altrove: per Roma, il target principale è la Tunisia. Sempre che Saied si convinca.

     

     

     

    CAMPAGNA D’ALBANIA

    Simone Canettieri per il Foglio - Estratti

     

    edi rama e giorgia meloni firma accordo per i migranti italia albania 3 edi rama e giorgia meloni firma accordo per i migranti italia albania 3

    Alla fine l’accordo con l’Albania sui migranti è stato un segreto di famiglia ben custodito, per due mesi e mezzo, tra le mura domestiche. Ne erano a conoscenza come testimoni diretti, oltre alla premier Giorgia Meloni che lo ha sottoscritto, la sorella Arianna, numero due di Fratelli d’Italia, e il di lei compagno e ministro Francesco Lollobrigida.

     

    Tutti e tre – oltre all’ex partner della presidente del Consiglio Andrea Giambruno – hanno passato una manciata di giorni sotto Ferragosto a Valona, ospiti dell’ “amico” Edi Rama. Giorni cruciali per l’intesa. Con la solita cautela e la sfiducia verso l’esterno della “Fiamma magica”, che arde e governa tra Palazzo Chigi e Via della Scrofa, la notizia è rimasta top secret fino a ieri l’altro. Risultato: il Viminale e la Farnesina, e dunque le propaggini politiche di Lega e Forza Italia, fino a ieri sera brancolavano nel buio.

     

    MATTEO PIANTEDOSI A BRUXELLES MATTEO PIANTEDOSI A BRUXELLES

    All’oscuro di tutto è stato tenuto fino all’ultimo anche il ministero della Giustizia Carlo Nordio. Sguardi imbarazzati, mani in tasca e fischiettare. “Guida Palazzo Chigi: sentite loro”, rispondevano dai ministeri interessati a chi chiedeva lumi sull’accordo. Il cui testo è stato diffuso solo in tarda serata dal governo. Si tratta di 14 articoli, varrà per cinque anni e serve a fissare un numero massimo di migranti che l’Albania può trattenere (tremila). “Si tratta – si legge nel memorandum – solo di procedure di frontiera e rimpatrio. Nel caso in cui venga meno per qualsiasi causa il titolo di permanenza nelle strutture la parte italiana trasferisce immediatamente i migranti fuori dal territorio albanese”. Le carte sono state rese pubbliche ieri sera dopo che le opposizioni in Italia, ma anche al Parlamento europeo, avevano già annunciato interrogazioni per saperne di più. “E’ in conformità con il diritto Ue e internazionale”, si legge nel testo svelato.

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