1 - CAVOLETTI DI BRUXELLES – NEI PALAZZI DEL POTERE EUROPEO SI SCALDANO I MOTORI PER IL GRAN VALZER DI NOMINE CHE SEGUIRÀ LE ELEZIONI DEL 26 MAGGIO - WEBER È IL PIÙ QUOTATO PER FARE IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, MA SE LA MERKEL SCENDE IN CAMPO E SI PRENDE IL CONSIGLIO, POTREBBE ARRIVARE UN FALCO ALLA BCE – FUORI DAI GIOCHI IL M5S, PRIVO DI ALLEATI, MENTRE SALVINI PUÒ PUNTARE SU QUALCHE COMMISSIONE (26 APRILE 2019)
2 – MERKEL: "PREOCCUPATA PER LA UE DOBBIAMO DIFENDERNE I VALORI SALVINI NON PUÒ ENTRARE NEL PPE"
Nico Fried Stefan Kornelius per “la Stampa”
ANGELA MERKEL GIOCA CON PHON E PALLINA
Signora cancelliera, l' Europa si trova dinnanzi a elezioni decisive ?
«Si tratta senz' altro di elezioni di grande importanza, elezioni speciali. Molti sono preoccupati per l' Europa, anch' io lo sono. Da questa preoccupazione nasce in me un senso di responsabilità ancora più forte che mi spinge a occuparmi assieme ad altri del destino di quest' Europa».
Affermerebbe che «mai l' Europa è stata così tanto in pericolo»?
«Mi riesce difficile confrontare la situazione attuale dell' Europa con i pericoli dei decenni precedenti, poiché allora non ero presente, mentre oggi sono attivamente coinvolta. Dall' esterno la situazione si può valutare meglio. Ma indubbiamente l' Europa deve riposizionarsi in un mondo che è cambiato. Alcune certezze, maturate nell' ordinamento postbellico, non valgono più».
MERKEL E MACRON SGHIGNAZZANO
Sono le parole del presidente francese Macron, che è pure attivamente coinvolto.
«È vero, ma non lo è da così tanto tempo. In parte giudica ancora la situazione da una prospettiva in qualche modo esterna. È positivo se osserviamo la nostra Europa da diversi angoli prospettici. Non basta più fare riferimento ai sette decenni di pace, per dare una motivazione all' Europa. Se l' Europa non avesse più una motivazione rivolta al futuro, anche l' opera di pace sarebbe in pericolo prima di quanto si pensi».
merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 5
Che cosa comportano per l' Ue le sfide globali di Cina, Russia e Usa?
«Ogni volta ci spingono a trovare posizioni comuni. A causa dei diversi interessi, questo spesso risulta essere difficoltoso. Ma ci riusciamo, pensiamo alla nostra politica nel conflitto ucraino. Nel frattempo anche la nostra politica per l' Africa segue una strategia comune, che alcuni anni fa sarebbe stata ancora impensabile. In questo modo andiamo avanti, passo dopo passo. Tuttavia, finora la nostra forza politica non corrisponde alle nostre capacità economiche».
Negli anni scorsi, qual è stata la cesura principale?
«Sicuramente la decisione della Gran Bretagna di uscire dall' Ue. Inoltre, con l' euro e nella migrazione abbiamo attraversato crisi vitali. Entrambi i progetti d' integrazione europea degli Anni 90, cioè la valuta e l' apertura dei confini in linea con Schengen, erano giusti e importanti. È risultato però che non erano sufficientemente preparati per affrontare sfide e tempeste. Nell' euro abbiamo fatto miglioramenti. Su Schengen, non siamo ancora fuori pericolo».
vladimir putin angela merkel
A queste due crisi lei deve appellativi controversi: cancelliera dell' austerità e cancelliera dei rifugiati. Saranno questi i meriti che le verranno attribuiti nei libri di storia?
«Di questo non mi preoccupo. Quello che conta è che l' Unione monetaria e l' euro siano stati salvaguardati. Le riforme in Irlanda, Spagna, Portogallo e Grecia si sono rivelate giuste, anche se non nego che l' impatto sulla popolazione è stato notevole. E il tema della migrazione ci accompagnerà anche per i prossimi decenni. Negli scorsi quattro anni, anche in Europa abbiamo percepito le ripercussioni del terrore e della guerra civile nel Vicino e Medio Oriente e abbiamo aiutato i bisognosi. Allo stesso tempo, occorre contribuire a far sì che anche i Paesi africani si avviino verso uno sviluppo economico positivo e sostenibile. Questo è nell' interesse di entrambe le parti».
Macron May Merkel
Entrambi gli appellativi contengono il rimprovero nei suoi confronti di avere spaccato due volte l' Europa: fra Nord e Sud nella crisi monetaria e sostanzialmente fra Est e Ovest nella crisi dei profughi, il che ha portato anche al rafforzamento dei populisti. Riconosce questa responsabilità?
«L' intera portata delle decisioni prese è valutabile solo considerando le ripercussioni che avrebbe avuto una politica di segno opposto. Se nella crisi dell' euro e nell' emergenza profughi non avessimo agito o lo avessimo fatto diversamente, le conseguenze sarebbero state, a mio avviso, molto più gravi rispetto ad alcuni problemi di oggi.
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Queste non sono decisioni nate a tavolino, ma risposte alla vita reale. Se nel mondo quasi settanta milioni di persone sono in fuga, allora era comprensibile che l' Europa dovesse farsi carico di oltre un milione di loro. Capisco che ciò possa creare controversie sociali, che vanno poi gestite. E da questa situazione abbiamo tratto anche alcuni insegnamenti».
I Paesi del Sud continuano a essere preoccupati per il prossimo rigore di bilancio.
«La crisi debitoria nell' eurozona ci ha mostrato che in alcuni Paesi c' erano sviluppi economici negativi, che erano e sono da correggere. Sì, è vero che abbiamo bisogno di una convergenza, quindi di un allineamento economico dei Paesi membri, in cui dobbiamo orientarci però verso la concorrenza mondiale con la Cina, gli Usa e Sud Corea. Se fosse solo un allineamento verso la media europea, le prossime crisi tornerebbero a colpirci duramente».
conte merkel
Negli scorsi anni, Macron si è presentato in Europa con verve e come riformatore, con sempre nuove proposte. A lei viene attribuita sempre l' immagine di chi frena. Perché è così difficile per lei trovare una via di mezzo con Macron?
«Troviamo sempre una via di mezzo. Inoltre, la Germania ha avviato una serie di iniziative. Mi riferisco al nostro impegno nei Balcani o ai cosiddetti Compacts with Africa durante la presidenza tedesca del G20.
In questo modo, abbiamo messo in moto un processo che faciliterà gli investimenti privati nei Paesi africani. Anche con la nostra agenda G20 sulla Sanità globale abbiamo posto degli accenti. Certo che discutiamo tra di noi. Vi sono differenze di mentalità e di comprensione dei ruoli. È sempre stato così. Macron non è il primo presidente francese con cui collaboro».
Seguite gli stessi progetti per la costruzione dell' Europa?
merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 3
«A grandi linee naturalmente sì, ma non dobbiamo dimenticare che è diversa la visione che i nostri Paesi hanno di se stessi. Dopo la Seconda guerra mondiale la Francia, facendo parte degli Alleati, ovviamente ha avuto un ruolo diverso da quello tedesco. La Francia è una potenza nucleare, nel consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha il diritto di veto. Tuttavia, dai nostri diversi punti di partenza e dalle nostre diverse visioni giungiamo sempre a compromessi. In tal modo facciamo molto per l' Europa, anche oggi».
Ultimamente, l' opinione pubblica ha avuto l' impressione che Macron prenda le distanze dalla stretta cooperazione con la Germania anche per motivi di politica interna. Il vostro rapporto è ulteriormente peggiorato?
merkel macron
«No. Assolutamente no. Vi sono state asincronie. Quando ha parlato alla Sorbonne, da noi c' erano appena state le elezioni federali. Poi è seguito un periodo insolitamente lungo per formare il governo. E vi sono differenze di mandato e cultura politica. Io sono la cancelliera di un governo di coalizione con obblighi verso il Parlamento molto più forti rispetto al presidente francese, che non può assolutamente accedere all' Assemblea nazionale.
Tuttavia, nelle questioni fondamentali - la direzione in cui si evolvono l' Europa e l' economia, quale responsabilità abbiamo per il clima e l' Africa - siamo quasi sulla stessa lunghezza d' onda. Questo vale anche per la questione degli ambiti in cui eventualmente è necessario agire indipendentemente dagli Stati Uniti, anche se in realtà non auspico una tale situazione».
Parliamo delle priorità post-elettorali. Già due giorni dopo, in agenda ci sarà il tema delle cariche.
MERKEL JUNCKER1
«Questo tema sarà in agenda perlomeno fino al Consiglio europeo del 21 giugno. Il 28 maggio discuteremo unicamente di come procedere. Il Consiglio europeo deve presentare una proposta per l' elezione del presidente della Commissione, che sarebbe bene trovasse anche una maggioranza nel Parlamento europeo. È qui che si vota».
E di nuovo scoppia il conflitto sull' importanza dei candidati di punta.
«Questo conflitto c' è da quando questa idea è stata attuata per la prima volta».
weber merkel
Lei non era una sostenitrice della candidatura di Jean-Claude Juncker.
«Ho sempre manifestato un certo scetticismo nei confronti del principio del candidato di punta, naturalmente non nei confronti di Juncker. Ma sono un buon membro del Partito popolare europeo, che ha inserito nei suoi statuti la decisione di nominare un candidato di punta. Quindi: il Ppe ha un candidato di punta, che si chiama Manfred Weber, e io mi adopererò affinché lui diventi il presidente della Commissione, se dalle elezioni usciremo come la maggiore forza politica».
Preferirebbe vedere Weber alla guida della Commissione o Jens Weidmann a capo della Bce?
«Non discuto di quest' alternativa. Weber è il candidato di punta, questa è una grande prova di fiducia. Gode del sostegno del grande gruppo parlamentare del Ppe e al Congresso del partito ha avuto la meglio contro un altro candidato. Ora mi adopero per lui.
salvini orban
Ciò non esclude che la Germania abbia altre personalità di spicco per altre cariche».
Weber ha detto che bloccherebbe subito i colloqui per l' adesione della Turchia. Lei ha sempre rifiutato un' interruzione.
«Gli attuali eventi successivi alle elezioni amministrative non rendono più probabile un' adesione della Turchia. Al contrario, sono motivo di una preoccupazione di fondo per gli sviluppi in Turchia. Io ho sempre detto che non intravedo una piena adesione della Turchia. I negoziati vengono peraltro condotti a risultato aperto. Io ho sempre parlato di rapporti particolari con questo Paese, che per noi è così importante. I valori politici in molti punti sono diversi, eppure vi sono interessi comuni; pensiamo solo alla Siria e alla lotta al terrorismo islamico. La politica estera viene sempre fatta in un mix di valori e interessi, anche qui bisogna trovare il giusto equilibrio».
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Dopo le elezioni, anche il bilancio Ue sarà al centro dell' interesse. Lei voleva risolvere la questione già molto tempo fa. Ma non se n' è fatto niente. Quali sono ora le sue priorità, dove saranno necessari slittamenti di risorse?
«Non ci siamo messi d' accordo sul quadro finanziario perché non tutti gli Stati membri erano convinti che dovessimo farlo prima delle elezioni».
La Francia era decisamente contraria.
«Dobbiamo risolvere la questione adesso. Sarà insolitamente complicato, tanto più che dobbiamo considerare anche l' uscita della Gran Bretagna e al contempo non sappiamo a quali programmi i britannici forse parteciperanno ancora».
SALVINI ORBAN
I debiti italiani rappresentano nel complesso un fattore di rischio per il bilancio e la stabilità dell' euro?
«Mi auguro che l' Italia trovi la strada verso una maggiore crescita. Dipendiamo tutti gli uni dagli altri. Lo abbiamo visto nella crisi dell' euro: nessuno nella zona euro agisce in modo autarchico o isolato. Questo vale anche per la Germania, se da noi dovesse indebolirsi la crescita».
A proposito di Italia: Salvini porterebbe volentieri la Lega nel Ppe. E Orban aprirebbe volentieri il Ppe in questa direzione. È immaginabile?
«No».
Non ci sarà nessuna collaborazione con Salvini o con raggruppamenti di orientamento simile?
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«È evidente che abbiamo approcci diversi, per esempio nella politica migratoria. Già questo è un motivo per cui il Ppe non può aprirsi al partito del Signor Salvini. Certo è che Weber nell' elezione a presidente della Commissione non si assoggetta ai voti di questi partiti. Che lo votino o no, non si può influenzare».
Tutte le esternazioni di Orban fanno intuire che non è interessato a una cooperazione costruttiva con il Ppe. Forse lei dovrebbe respingere la sua richiesta e pregarlo di andarsene?
«Il Ppe ha istituito un gruppo di tre probiviri che dopo una certa scadenza si occuperà del tema Fidesz. Che attualmente è sospeso. Il Ppe adotterà, a tempo debito, una decisione».
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Le attività dell' estrema destra populista sono rivolte contro l' Ue. Si discute di pene per le infrazioni. Dopo le elezioni intende adoperarsi per un nuovo meccanismo sanzionatorio?
«Sfrutteremo pienamente tutti gli strumenti previsti dal Trattato di Lisbona. Tutto il resto richiederebbe modifiche dei Trattati».
Sarà sufficiente?
«Abbiamo procedure d' infrazione, nonché la procedura ai sensi dell' articolo 7 con le relative sanzioni. Per sanzioni più dure dovremmo modificare il Trattato di Lisbona, il che andrebbe deciso all' unanimità. Dato che gli Stati membri sono i "Signori dei Trattati", non sarà molto facile. Io suggerisco di utilizzare le possibilità previste nel Trattato. È assolutamente fuori discussione che debbano essere salvaguardati i valori su cui poggia l' Unione europea».