Stefano Livadiotti per http://espresso.repubblica.it
Esonerata su due piedi. Proprio come un qualunque mister del pallone. Sono
SABINA RATTI ALESSANDRO PROFUMO
le 12 di martedì 3 luglio quando Sabina Ratti siede con malcelato disappunto nel consiglio della Fondazione Eni Enrico Mattei, riunito a Milano negli uffici di palazzo delle Stelline, dove alcuni degli assenti (da Marta Dassù a Ilaria Capua) sono collegati via telefono. Senza troppi giri di parole, la Ratti è stata appena informata dalla presidente di Feem, Emma Marcegaglia, che non verrà confermata come direttore esecutivo della fondazione, il cui vero dominus è il presidente del comitato scientifico, Domenico Siniscalco.
PROFUMO CON LA MARITA SABINA RATTI
A decidere l’illustre defenestrazione (e l’avvicendamento con Paolo Carnevale) è stato l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, che in fondazione l’aveva spedita tre anni prima per liberare nel palazzo dell’Eur la casella Corporate social responsibility. Da allora Descalzi ha di fatto smesso di parlarle e poi ha affidato la pratica alla sua longa manus, Claudio Granata.
L’accusa è quella di non saper gestire i rapporti con i ricercatori, che investiti dalle sfuriate della signora sono infine fuggiti in massa in due ondate. Figlia dell’uomo di fiducia di Cefis per l’ex Urss, la Ratti è moglie di Alessandro “Arrogance” Profumo, l’attuale capintesta di Leonardo messo alla porta nel 2010 da Unicredit dopo aver raggranellato 97,7 milioni in dieci anni.
Sabina Ratti
Non bastasse lo smacco, la Ratti, già candidata con Rosy Bindi alle primarie Pd, è furibonda per la perdita dell’ufficio su due piani che dalla bella casa di via Borgonuovo poteva raggiungere a piedi o in groppa alla famosa Ducati rossa (dalla quale il soprannome Lady Gaga).
Mentre la manager giubilata si sforza di sorridere, i consiglieri sciamano nei corridoi. Giulio Sapelli, il professore che per ventiquattr’ore è stato premier designato del governo
del cambiamento, canta a squarciagola: “Allons enfants de la patrie...”