1. BOSSETTI: YARA UCCISA PER INCASTRARMI
P.Ber. per “la Repubblica”
massimo bossetti
Si parte subito, con il botto. Prima domanda: «Signor Bossetti, che spiegazione si è dato del fatto che c’è il suo Dna sulla vittima?», va subito al sodo il pm Letizia Ruggeri. Sono le 9.45. Bossetti salta su: «Dna?! Fino a oggi non siete mai riusciti a dimostrare che Dna è... È un Dna strampalato! Che non mi corrisponde».
Ammaestrato dai legali, in attacco per difendersi: sta di fatto che Massimo Giuseppe Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, in un mix di sintassi nostrana e tempra da carpentiere getta discredito sulla prova regina dell’accusa: le tracce biologiche sugli indumenti della tredicenne, Yara, rapita a Brembate Sopra il 26 novembre 2010 e lasciata morire di stenti e freddo in un campo di Chignolo d’Isola. «Tiratemi fuori le vere prove... C’è un errore» .
yara gambirasio
L’interrogatorio di fronte ai giudici della Corte d’Assise era iniziato venerdi scorso. Da lì è ripartita Letizia Ruggeri. «Ha mai conosciuto Yara? ». «Mai». Suo padre Fulvio Gambirasio? «Solo di vista, in cantiere, a Palazzago» . Riuscirà Bossetti, cinque ore dopo, a provocare un gesto di stizza da parte dei legali della famiglia Gambirasio. «L’ho incrociato in cantiere. Io sarei andato in giro con i carabinieri e la Protezione civile a cercare mia figlia. Al diavolo il lavoro. Ho pensato “questo non è un papà normale”».
marita comi bossetti
Rivela di aver tentato il suicidio dopo l’arresto. «Non ho fatto niente e voi lo sapete», prova a convincere la pm. Che afferma: «Se l’hanno messa in carcere evidentemente la vicenda non è strampalata come dice lei». Gli chiede del benzinaio dove faceva il pieno al furgone, del bar, del supermercato, dell’edicola dove comperava le figurine ai figli.
Della commercialista e del fratello che in interrogatorio non gli hanno proprio aperto una rete di salvataggio. Della testimone che dice di averlo visto con Yara in un parcheggio. Lui, il “Massi”, non arretra. «Hanno mentito...». Aggiunge: «Ogni sera in cella prego per Yara».
il furgone di massimo bossetti
Di balle di sicuro ne ha raccontate lui e lo ammette: «Il finto tumore al cervello per assentarmi dal cantiere? Era l’unico modo che avevo per prendere altri lavori » . Si torna al Dna, ai prelievi, 22 mila, per stanare Ignoto 1, poi divenuto Bossetti. «Mi stupivo del perché non mi chiamassero a fare il test». Chiamano tutti: la madre Ester Arzuffi, il fratello Fabio, il cognato Agostino. «I carabinieri — ricorda il carpentiere — non mi hanno mai chiamato e mi sono stupito».
C’è una data: 16 giugno 2014. Polizia e carabinieri piombano in un cantiere a Seriate e arrestano Bossetti. «Neanche per Totò Riina c’erano tutti quei carabinieri». I quattro anni prima sono tutti da chiarire, o forse no. Il bingo della vera paternità, la svolta che porta gli inquirenti a scoprire il padre naturale di Bossetti, l’autista Giuseppe Guerinoni, e quindi la madre, Ester, e dunque Massimo. Poi le ricerche in Internet. «Ha mai cercato ragazzine? » chiede Ruggeri. «Assolutamente no. Guardavamo siti porno con mia moglie, questo sì, ma mai ragazzine» .
massimo bossetti
Parlavano e litigavano Bossetti e Marita Comi. Parlavano anche in carcere. Lei gli chiese che cosa ricordava del 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara. Non ottenne risposte. «Sì, quello che mi ricordavo gliel’ho detto. Sarà lei che non si ricorda».
«Se uno è colpevole — è la teoria di Bossetti — si ricorda cosa ha fatto quella sera. Ma io sono innocente e per questo non ricordo nulla». Il cadavere di Yara viene trovato il 26 febbraio 2011. «Pensai che quella povera ragazzina era stata uccisa per mettermi nei guai. Chi ha fatto quel che ha fatto non era solo». I sospetti di Bossetti (accusato di calunnia) cadono sul collega Massimo Maggioni: «Era invidioso di me e guardava le ragazzine» .
marita comi bossetti
2. “MASSI NON C’ENTRA, LO PROVERÀ
Paolo Berizzi per “la Repubblica”
Come va? «Bene, abbastanza bene». Capelli sciolti, niente trucco, maglioncino nero e leggins beige. Marita Comi accenna un sorriso nel corridoio fuori dall’aula. Mezzogiorno: prima pausa dell’udienza. Dieci minuti per raccontarsi.
Perché è venuta in aula?
«Mi sembra una cosa normale, no? Non potrò esserci sempre, ma se ce la faccio, bambini permettendo, voglio venire. Sono le udienze più importanti del processo, c’è l’interrogatorio di Massi, voglio stargli vicino».
Gliel’ha chiesto suo marito di venire? O gli avvocati?
«No, perché? Sono sua moglie. E sono qui (seduta dietro ai legali della difesa, accanto al consulente Ezio Denti)».
marita comi bossetti
Come ha trovato suo marito?
«Combattivo, sicuro di sé. Ma anche molto teso. Lui è così, è uno spontaneo, uno che non ha paura di dire la verità. Fino in fondo. È diretto. Dimostrerà la sua innocenza».
Quando è entrato in aula l’ha salutata: una stretta di mano...
«Sì, ci siamo salutati. Il clima e l’ambiente sono quelli che sono. Avevo paura, con la mia presenza, di agitarlo. Invece no: forse, anzi, l’ho incoraggiato. Sono qui per dargli forza. E perché possa venire fuori la verità su questa storia orribile».
Qual è la verità?
«Sono convinta che Massi sia innocente. Che non c’entri niente con la morte della povera Yara, ma non voglio dire di più, non sarebbe corretto, c’è un processo in corso».
Le sembra rassegnato suo marito?
MARITA COMI
«Per niente. Il contrario. Ha accettato di sottoporsi a un esame incrociato, cosa che tanti imputati accusati di un reato come questo non hanno fatto. Vuole spiegare tutto, rispondere punto su punto a ogni indizio a suo carico ».
Come sta vivendo lei questi mesi di processo?
«Con grande ansia e preoccupazione. Ma quello che sta uscendo dalle udienze mi fa essere ottimista. Molte delle accuse contro mio marito si stanno rivelando meno solide di quanto sembravano all’inizio. Devo essere ottimista, per forza».
Continua, dunque, a credere all’innocenza di suo marito? Dai vostri colloqui in carcere sembrava che la sua fiducia vacillasse.
«Volevo capire, e per capire gli ho chiesto tutto quello che mi sembrava giusto chiedergli. Ha detto che sono stata più incalzante della pm. Io per prima volevo essere convinta della sua innocenza. Conosco troppo bene mio marito. Se racconta bugie me ne accorgo subito».
MARITA BOSSETTI
Come stanno i vostri figli?
«Abbastanza bene. Loro si distraggono, hanno la scuola, gli amici, le loro cose. In tutto questo tempo ho cercato di proteggerli. Spero di esserci riuscita».
E lei, come passa le sue giornate?
«Stando dietro ai bambini. Vorrei anche lavorare, ne abbiamo bisogno ma niente, impossibile... ».
Cioè?
«Ho mandato in giro curriculum, ho anche fatto colloqui. Ma è difficilissimo, nessuno pare disposto a offrirmi un lavoro. Dicono che non vogliono scocciature, giornalisti appostati davanti alla ditta. La risposta è sempre la stessa. È una conseguenza di tutta questa vicenda».
A fine udienza gli agenti della polizia penitenziaria permettono a Marita Comi di salutare il marito nel retro dell’aula dove si svolge il processo, lontano dagli occhi del pubblico e dei cronisti. Che cosa vi siete detti?
«Ci siamo abbracciati. Gli ho detto di non mollare e che i bambini gli mandano un bacio».
MARITA COMI