Giancarlo Dimaggio per www.corriere.it
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Nel mio micromondo coppie che pensavo stabili si sono spezzate. Amici mi hanno svelano le loro infedeltà. Mi hanno colto impreparato, avrei voluto esercitare assenza di giudizio e non sono stato capace. Lo hanno notato, con sofferenza. Persistendo in una prospettiva moralistica sarei stato un buon amico? I pazienti mi raccontano di stabili matrimoni miserabili e di infedeltà calcolate o tormentose. In seduta sono capace di un ascolto privo di giudizio ma ne esco con delle domande.
Ho bisogno di parlare con Lawrence Josephs e di chiedergli: cosa rimane della coppia oggi? La monogamia stabile è il modello normativo che dovremmo seguire? O è solo un ideale arcaico, irrealistico? L’infedeltà è giustificabile, inevitabile addirittura? Ancora, è il tempo di accogliere forme alternative di relazione, le non-monogamie consensuali?
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L’argomento lo affronta anche Alessandro Cattelan nella quarta puntata di Una semplice domanda : racconta di un corso prematrimatrionale cattolico e di una coppia di porno-attori che tenta di avere una relazione a quattro. Devo parlare con Lawrence Josephs, psicoanalista, autore di Infedeltà.
Dal suo osservatorio cosa vede: le coppie sono più stabili, meno stabili, hanno più problemi, meno problemi?
«Abbastanza costanti, i tassi d’infedeltà sono relativamente alti, così come i conflitti. Quello che cambia è l’innalzamento dell’età a cui ci si sposa e si fanno figli, il tasso di divorzi ondeggia sempre attorno al 50%. La società diventa più permissiva, le persone che rimangono insieme per scelta e stando bene sono poche».
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Quanto poche?
«Attorno al 25% considerando la specie umana nel complesso, forse meno».
Solo?
«Le società patriarcali conservatrici forzano le persone a stare insieme. Lì gli uomini sono più infedeli delle donne a causa del doppio standard. Ma in Europa e in America le donne stanno arrivando agli stessi livelli perché le conseguenze del tradimento sono meno severe. Circa il 50% di coppie divorzia in America e molti di quelli che rimangono sposati sono infelici, ma non ho una statistica per questo. Naturalmente da terapeuti è probabile che vediamo soprattutto le persone che hanno più problemi».
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E quando osserva il mondo fuori dalla stanza terapeutica, cosa nota?
«Vedo che solo una minoranza di persone rimane insieme in una vita serena, sicura, con una sessualità soddisfacente. Gli altri hanno vite di coppia che mantengono perché non hanno alternative, magari non li vuole nessuno (sorridiamo, ndr ), hanno paura di essere scoperti, hanno istinti sessuali meno intensi».
Nel libro sembra sostenere che l’evoluzione non è a favore della fedeltà.
«Gli studiosi Buss e Schmitt parlano di strategie sessuali a breve e lungo termine. Alcuni tipi di personalità si orientano verso scelte a lungo termine: chi ha un attaccamento sicuro, basso narcisismo e buone capacità di riflettere sugli stati mentali. È una minoranza. Dipende anche dalle condizioni ecologiche».
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Infatti ha notato che ambienti ricchi di risorse favoriscono quelle che Marco Del Giudice (psicologo italiano, University del New Mexico) chiama strategie di vita lente, mentre povertà, fame, deprivazione favoriscono l’adozione di strategie definite veloci.
«Le persone a strategia lenta investono nella stabilità e nella crescita dei figli, mentre i veloci investono più sulla riproduzione e meno sulla genitorialità. La disponibilità di risorse sì, favorisce le strategie lente, quindi maggiore fedeltà. Però a livelli estremi di disponibilità di risorse le cose cambiano, immagina i maschi alpha ricchi: non badano alla monogamia. In un certo senso la monogamia sembra la strada per chi non è ricco né povero».
Quindi: se hai abbastanza risorse, né troppe né troppo poche, allora probabilmente avrai una coppia stabile?
«Per chi sta nel mezzo la migliore scommessa è adottare strategie stabili a lungo termine».
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Secondo Josephs due dimensioni sottostanno alla stabilità/instabilità delle relazioni: stile di attaccamento e narcisismo. Col primo si intende il modo in cui le persone predicono che gli altri risponderanno quando chiedono aiuto. Chi ha uno stile di attaccamento sicuro immagina che entro certi limiti gli altri saranno disponibili, chi ha stili insicuri si aspetta che gli altri saranno disinteressati, preoccupati a loro volta o abusanti. Sulla seconda dimensione, in parte, discordo.
Riguardo al narcisismo sono convinto solo in parte. Credo che molti altri disturbi di personalità dispongano le persone all’infedeltà. Per esempio, penso alle personalità evitanti, che hanno difficoltà con l’intimità e l’apertura emozionale. Quando stanno male non riescono ad aprirsi col partner e cercano conforto altrove.
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«In realtà non intendevo che l’infedeltà fosse una prerogativa del narcisismo, ho più che altro studiato quelle due dimensioni. In generale un po’ tutte le forme di psicopatologia sembrano associate all’infedeltà. E magari altre psicopatologie sono associate alla fedeltà. Per esempio i paranoidi rifuggono da sesso casuale e tradimenti per paura di essere ricattati o contrarre malattie».
Che destino attende le relazioni a lungo termine? Soprattutto, qual è la sua motivazione personale a esplorare un territorio così spinoso?
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«Mi sento fortunato (dice con un filo di autoironia, ndr ), sono vicino alla pensione, ho tre figli e credo di appartenere alla minoranza di persone con una relazione stabile, felice. Quando ero un giovane professore di 30 anni le studentesse flirtavano coi professori, ora è cambiato. Forse è per la mia età, non sono più un bersaglio attraente. Ma non le vedo flirtare neanche coi miei colleghi giovani, la cultura è cambiata. Da giovane non avevo la tendenza a rubare le donne degli altri, ma sono sicuro che alcune donne sposate si sarebbero rese disponibili. In pratica so che tutti potrebbero tradire, io avrei potuto farlo».
Ha ma sperimentato gelosia intensa, disturbante, o affrontato la gelosia di sua moglie?
«Mia moglie è psicologa, è troppo impegnata a vedere pazienti e fare soldi per flirtare (neanche provo a trattenere la risata!, ndr ). Siamo un team, mi trovo bene nella stabilità, soffrirei la mobilità verso il basso se ci separassimo. Vogliamo passare le nostre risorse ai figli. Se sei un team che funziona, perché mandarlo all’aria?».
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Come terapeuta ha avuto difficoltà a fronte di coppie in cui un membro era infedele, oppure coppie poliamorose?
«Non ho reazioni moralistiche, sono pronto ad accogliere tutto: molte persone non riescono a mettere insieme amore e piacere nella monogamia. Negli States poliamore, coppia aperta, scambismo sono sempre più diffusi. Una coppia inizia monogama e a un certo punto uno dice: voglio un matrimonio aperto. L’altro non è d’accordo e vengono da me: Dr. Josephs, sistemi tutto. Io non prendo parte, ma sono situazioni difficili da risolvere, spesso le divergenze sono inconciliabili».
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Ripenso alla coppia di porno-attori mostrata da Cattelan: hanno battuto la strada del poliamore e non ha funzionato. Ho studiato la letteratura sulle non-monogamie consensuali. Esistono due schieramenti opposti: chi sostiene che segnalino una disfunzione, chi le considera una forma di relazione soddisfacente e stabile quanto la monogamia, se non di più. La realtà è che lo stato della ricerca scientifica nel campo è pari a zero. Esistono pochi studi e condotti male, niente che ci aiuti a capire se la monogamia sia da preferire alle non-monogamie o viceversa, se le seconde siano alternative valide e magari più vitali. Cercando scienza, ho trovato solo zeloti contro zeloti.
Nel caso di poliamori, coppie aperte, scambismo, ha storie da raccontare? Sono iniziate in questo modo e poi? Si amano ancora, si sono trasformate in monogamie, è subentrato l’odio?
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«Mi vengono in mente due coppie. La prima è un matrimonio gay andato bene. Il mio paziente voleva avere rapporti con altri uomini e lo disse al partner. Concordarono che era ok, entrambi fecero sesso casuale con altri, ma senza intimità. Sembrava funzionare e chiuse la terapia. Tornò dopo due anni, arrabbiato: il partner faceva sesso con altri, ma con intimità! E lui era geloso. Poi ha realizzato: “Lui non va da nessuna parte, si infatua ma non dura più di qualche mese, alla fine torna da me, lo posso accettare”. Invece nella seconda coppia lui è stato scoperto infedele e ha detto: non voglio interrompere questa storia, voglio un matrimonio aperto».
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Come è intervenuto?
«Ho spiegato che se volevano rimanere insieme o la moglie doveva accettare la relazione del marito, anche se era risentita, o il marito doveva lasciare passare le opportunità sessuali senza coglierle. In entrambi i casi ci sarebbe stato un sacrificio. Dopo un mese il marito ha detto: ho 65 anni, posso rinunciare».
Siamo cresciuti con un mandato: formerai una coppia stabile, avrai figli. Non tradire. Ci hanno promesso: il mandato si realizzerà, non sarai tradito. Mi rimbomba in mente: 25%. La promessa di sicurezza, di un legame caloroso e avvolgente che, iniziato quel giorno, ci terrà compagnia per il resto della vita è, alla luce dei dati e forse delle teorie, falsa. La monogamia stabile finché morte non vi separi non è più, statisticamente parlando, normale. Un brano mi accompagna, Strangelove dei Depeche Mode, colonna sonora di un interrogativo senza risposta: per la maggioranza, tre quarti di umani, quale forma di Stranamore avrà la meglio?
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