sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 5
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo e Ugo Magri per “la Stampa”
La montagna del presidenzialismo ha partorito un premierato piccolo piccolo. Una riforma così chirurgica che, al netto delle dovute proteste delle opposizioni, ha messo anticipatamente in un cassetto i sogni alla De Gaulle di Giorgia Meloni. […] Dunque è una riforma che venerdì verrà licenziata dal Consiglio dei ministri e arriverà abbastanza blindata in Parlamento perché, sostengono i partiti di governo, condivisa con il Quirinale, anche se la versione non trova riscontri al Colle.
alfredo mantovano
Sia come sia, una volta approvato dal Cdm, il disegno di legge sull'elezione diretta del premier verrà comunque autorizzato dal presidente senza accompagnarlo con rilievi critici e, soprattutto, senza richieste di modifiche al testo. […] Al momento le bozze fatte circolari prevedono un testo breve, di soli cinque articoli.
Il senso del disegno di legge costituzionale è già nel titolo: «Introduzione dell'elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri e razionalizzazione del rapporto di fiducia». Il richiamo al popolo che sceglie il premier è la novità più importante: al capo dello Stato non si aspetterebbe più il potere di nomina del premier (articolo 92 della Costituzione), ma quello di conferire l'incarico al premier eletto, mentre manterrebbe il potere di nomina dei ministri, su indicazione del capo del governo.
FRANCESCO SAVERIO MARINI
Il premier verrebbe eletto dai cittadini in un unico turno, per 5 anni, con una scheda unica, con un sistema elettorale maggioritario - ancora da costruire - che assegnerà un premio del 55% su base nazionale. Non ci saranno più nomine di senatori a vita mentre per garantire la stabilità dei governi è stata inserita una norma anti-ribaltone, in caso di dimissioni o se viene meno la fiducia al presidente del Consiglio eletto. Su questo capitolo ci sono diverse modifiche in corso d'opera, anche per qualche dubbio di costituzionalità.
sergio mattarella giorgia meloni
Dalla sfiducia costruttiva si è arrivato a prevedere un vincolo a garanzia della maggioranza uscita vincitrice alle urne, fino all'ultima versione che dovrebbe prevedere una maggioranza "allargata". Una novità ieri comunque celebrata dai partiti di maggioranza anche per compensare l'assenza di un disegno più radicale e più vicino alle promesse elettorali.
«Niente governi tecnici, ribaltoni, cambi di maggioranze, niente nomine di nuovi senatori a vita. Il voto degli italiani conterà finalmente di più» è la sintesi di Matteo Salvini.
Nell'ultimo miglio dei lavori l'unico nodo da sciogliere rimasto era il tema della sfiducia costruttiva e dunque della competizione tra i poteri del presidente della Repubblica e quelli del premier (che nell'ordinamento italiano si chiama ufficialmente presidente del Consiglio). La Meloni avrebbe voluto potere di vita e di morte della legislatura tutto nelle mani del capo del governo. Ma così avrebbe finito per svuotare il ruolo del Quirinale […]
alfredo mantovano giorgia meloni
Stando a quanto hanno raccontato alla Stampa due fonti dell'esecutivo, il confronto con gli uffici giuridici e con il presidente Sergio Mattarella – costituzionalista ed ex membro della Consulta – è durato settimane. Il testo fino all'ultimo è stato limato a Palazzo Chigi, ea prendersi cura del carico delle trattative e del dialogo con il Quirinale sono stati il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, giurista, e il costituzionalista Francesco Saverio Marini, consigliere di Meloni. […]