Federico Capurso per La Stampa.it
I ministri di Di Maio
Con la stessa strategia con cui le multinazionali anticipano il lancio dei loro prodotti, il Movimento 5 stelle offre un boccone alla volta al suo pubblico i nomi dei possibili ministri di un governo Di Maio. La lista, per la verità, è già completa e questa mattina ha già avuto modo di riunirsi per la prima volta, ma l’attenzione mediatica va ravvivata intorno al leader e alle sue aspirazioni, e così, dopo aver candidato il generale Sergio Costa all’Ambiente e il professore Lorenzo Fioramonti all’Economia, Luigi Di Maio annuncerà questa sera da Giovanni Floris tre nuovi uomini della sua futuribile squadra.
luigi di maio lorenzo fioramonti emilio carelli
Al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, nei desiderata del candidato grillino, c’è Pasquale Tridico, economista e docente all’università di Roma Tre. Un uomo fidato, che ha dato il via alla sua collaborazione con il Movimento già da tempo offrendo consulenze e consigli ai Cinque stelle. Per il dicastero che si occuperà di Politiche agricole c’è invece Alessandra Pesce, dirigente che già conosce bene le stanze e i corridoi di palazzo per aver lavorato a capo della segreteria tecnica del vice ministro all’Agricoltura Andrea Olivero.
Infine, al ministero della Pubblica amministrazione, della Deburocratizzazione e della meritocrazia, Giuseppe Conte, professore di Diritto privato all’università di Firenze e presidente della commissione del Consiglio di Stato che si è occupata del caso dell’ex magistrato Francesco Bellomo.
lorenzo fioramonti luigi di maio
La lista completa di tutti i ministri scelti dai vertici del Movimento verrà inviata invece già oggi al Quirinale con una e-mail. Una questione di «cortesia istituzionale» nei confronti del Capo dello Stato, ripetono gli uomini del Movimento, visto che tali scelte sono da considerare del tutto provvisorie e informali.
Di mezzo, infatti, ci sarebbe la vittoria alle elezioni con la maggioranza assoluta. O almeno un mandato perlustrativo assegnato dal capo dello Stato, in caso di una maggioranza relativa che non dia quindi numeri sufficienti per governare a una sola forza politica. Con tutti i compromessi che eventuali accordi con gli altri partiti porteranno in dote.