Estratto dell’articolo di Alessandro Nizegorodcew per il Corriere dello Sport
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camila giorgi e il padre sergio
La (vera) storia. Camila Giorgi nasce a Macerata, da papà Sergio e mamma Claudia (entrambi argentini), il 30 dicembre del 1991. A 6 anni vede i fratelli più grandi impugnare la racchetta e insiste per provare. Vuole diventare una tennista. «Sei sicura ‘flaca’? - chiede Sergio - perché se è così devi fare tutto quello che ti dico io». La risposta è immediata: «Si, papà». Sin da piccola Camila si allena duramente. «Mia moglie voleva uccidermi», spiega Sergio.
L’idea è costruire una professionista d’alto livello. Gioca poco a livello giovanile, a 14 anni fa già l’esordio nel tennis dei grandi. Due anni dopo gioca le qualificazioni del Foro Italico, con il pubblico in visibilio. Camila cresce, vince, si ferma per problemi fisici e poi vince ancora. Così in loop, per anni. Il suo è un tennis ‘bum bum’. Cambierà però parecchio, a dispetto di quanto si dica, nel corso degli anni: dal servizio più regolare sino al dritto più solido e sicuro. Sempre provando ad attaccare, perché la mentalità non cambia. Quando ha voglia di vincere gioca in maniera più ‘giusta’ tatticamente, se si innervosisce la palla vola via.
camila giorgi e il padre sergio
Il lutto. Un dramma sconvolge la vita dei Giorgi: nel 2011, quando Camila non ha ancora compiuto 20 anni, la sorella maggiore Antonela muore in un incidente a Parigi. Le mani di Sergio, da quel giorno, iniziano a tremare; Camila fa fatica a riprendersi, continua a giocare ma “con gli occhi spenti”, come racconta il papà. Negli anni arrivano 4 titoli WTA, tra cui la grande vittoria nel 1000 di Montreal, e alcuni ottimi risultati Slam, tra cui i quarti a Wimbledon nel 2018. Sono quasi 6 i milioni di dollari guadagnati in carriera.
Priorità e gioco. Ai giornalisti non parla, è timidissima, risponde a monosillabi. È Sergio a parlare e, a volte, straparlare; lo fa per difendere la figlia. «A me possono dire tutto, ma Camila non si tocca», ripete più volte. Si parla tanto di padre padrone e degli errori di Sergio, che ne commette diversi, ma durante i match basta stare accanto al box dei Giorgi per capire che Camila fa come le pare e non ascolta indicazioni. A volte si chiude la vena e le partite scappano via. La verità è che per Camila il tennis è un lavoro. Non sarà mai continua, anche all’interno della stessa partita. Può rifilare un 6-0 6-0 a una vincitrice Slam come Stephens, e poi perdere con una giocatrice inferiore. Camila non cambierà.
camila giorgi
E papà Sergio, a cui ha dedicato il successo di Mèrida, sarà per sempre il suo allenatore. È stato lui a fare un passo indietro, proponendole altri coach. Ma lei disse no: «Solo con te, papà». Potrebbe giocare altri 5 anni, così come smettere domani ed entrare nel mondo della moda o scrivere libri per bambini. Camila è così, prendere o lasciare.
Il carattere. Parlare di tennis con Camila Giorgi è quasi impossibile. Se invece le si chiede della passione per il pugilato, magari, può chiacchierare per 10 minuti sembrando un’altra. La persona, al di là del personaggio, è diversa, come hanno spiegato le compagne di BJK Cup: «Camila è stata una sorpresa, è davvero simpatica, non ce lo aspettavamo», spiegano le varie Paolini, Trevisan e Cocciaretto. Riservata, ma con un carattere forte e deciso, tornata al numero 46 WTA grazie alla vittoria in Yucatán, Giorgi non difende punti in classifica sino al Roland Garros. Se avrà voglia, un ritorno almeno in Top-30 è alla portata.
CAMILA GIORGI
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