Andrea Cuomo per “il Giornale”
PAUL HORNER
Quando muore il re delle fake news uno si chiede immediatamente: sarà mica una bufala?
Pare di no, invece. Paul Horner, un tizio diventato celebre durante la campagna elettorale per le presidenziali Usa di un anno fa per aver propalato decine di notizie farlocche sul web, è stato trovato morto nella sua abitazione vicino a Phoenix, in Arizona.
PAUL HORNER
Tocca a Mark Casey, portavoce dell' ufficio dello sceriffo della Contea di Maricopa, a comunicare al mondo la verissima notizia che Horner, 38 anni, è stato trovato cadavere quasi dieci giorni dopo la sua morte, databile al 18 settembre. Nessun giallo, per giunta: Horner sarebbe vittima dei suoi abusi non solo comunicativi. Era dipendente da farmaci da prescrizione e, come relaziona Casey, «le prove raccolte sul luogo suggerirebbero che si tratti di un' overdose accidentale».
PAUL HORNER
Horner era uno scrittore e attore, ma la fama gliel'aveva data il talento per inventare clamorose notizie false che diffondeva sul web e con le quali pretendeva di influenzare l'opinione pubblica. Sua la convinzione di avere contribuito con le sue fake news all'elezione di Donald Trump alla casa Bianca.
La sua carriera di «pallonaro» del web era iniziata quando, da redattore del National Report, aveva messo in giro la voce che l' artista Banksy, famoso per i murales e la cui identità è sempre stata segreta, fosse lui stesso. Una notizia poi rilanciata più volte negli anni successivi e che molti continuano a ritenere credibile. Urca: sarebbe così morto uno degli artisti che più ha influenzato la cultura contemporanea. Staremo a vedere.
paul horner
E poi ci sono le notizie create ad arte per entrare a gamba tesa sulla corsa alla Casa Bianca, finite regolarmente in cima alle ricerche su Google , condivise da milioni di persone su Facebook e spesso prese sul serio anche da autorevoli organi di stampa. Tra le notizie più assurde che Obama fosse gay e musulmano radicale, i manifestanti anti-Trump prezzolati, quest' ultima rilanciata anche da Corey Lewandowsky, capo della campagna elettorale del tycoon. «Chiunque può scrivere una storia», diceva Horner. E chiunque può cambiarla.