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    DEFICIT D’ATTENZIONE – LA MOSSA DELLA BCE SUI TASSI È UNA TRANVATA PER L’ITALIA: LO SPREAD È GIÀ VOLATO SOPRA QUOTA 220 E LA CORSA VERSO L'ALTO AVRÀ CONSEGUENZE PESANTI SUL BILANCIO PUBBLICO – L’AUMENTO DELLA SPESA PER INTERESSI SUL DEBITO RIDURRÀ I MARGINI DEL GOVERNO: RESTA SALVO IL PROSSIO DECRETO DI AIUTI A IMPRESE E FAMIGLIE, POI BISOGNERÀ DIRE ADDIO AL NUOVO DEFICIT E STRINGERE LA CINGHIA – DRAGHI SPERA IN UN NUOVO RECOVERY EUROPEO, MA I TEMPI SONO LUNGHI E UN’INTESA IMPROBABILE. STAI A VEDERE CHE RICICCIANO I PRESTITI DEL MES…


     
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    SPREAD MAGGIO-GIUGNO 2022 SPREAD MAGGIO-GIUGNO 2022

    1 - BORSA: MILANO CEDE OLTRE 3% CON BANCHE, MALE ENI

    (ANSA) - Nuova forte corrente di vendite sulla Borsa di Milano, che conferma il suo ruolo di ampiamente peggiore d'Europa negli ultimi due giorni: l'indice Ftse Mib cede il 3,2%. Madrid è in calo del 2%, Francoforte dell'1,5%, Parigi dell'1,3%, Londra dell'1,2%, mentre Amsterdam cede l'1,1%.

     

    Sempre sotto pressione i titoli di Stato italiani, con il rendimento del Btp a 10 anni al 3,63% e lo spread con il Bund tedesco a 223 punti base. Vendite soprattutto sulle banche, con diverse sospensioni in asta di liquidità. Bper nel giorno della presentazione del nuovo piano industriale perde il 9%, Unicredit, Banco Bpm e Intesa oscillano su cali attorno al 6%. Sullo stesso piano Iveco, con Eni che perde cinque punti percentuali.

     

    MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

    2 - INTERESSI, SALE LA SPESA LE MISURE ALLO STUDIO PER FAMIGLIE E IMPRESE L'ASSE CON MACRON

    Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

     

    Sapevamo che sarebbe successo; la situazione dei conti pubblici si fa più difficile, ma ci siamo preparati per tempo. Questa, in sintesi, la reazione al ministero dell'Economia guidato da Daniele Franco, dopo l'annuncio che la Banca centrale europea smetterà di acquistare titoli di Stato e aumenterà i tassi d'interesse.

     

    christine lagarde mario draghi christine lagarde mario draghi

    Ci saranno conseguenze sul Bilancio pubblico, perché aumenterà la spesa per interessi sul debito. Ma gli effetti saranno diluiti nel tempo. I mercati hanno già scontato in parte le decisioni della Bce.

     

    Non a caso lo spread dei titoli di Stato decennali dell'Italia rispetto al bund tedesco ha superato, dal 2 giugno scorso, stabilmente i 200 punti base, arrivando ieri a 229, mentre un anno fa era a 106, e il rendimento degli stessi titoli decennali è salito al 3,7%, al top dal 2014, contro lo 0,80% di un anno fa.

     

    mario draghi emmanuel macron mario draghi emmanuel macron

    L'Ufficio parlamentare di Bilancio, analizzando il Documento di economia e finanza del governo, ha stimato che un incremento «permanente» di 100 punti base sulla curva dei rendimenti dei titoli di Stato farebbe salire la spesa per interessi di 2,5 miliardi nel 2023, di 6,7 miliardi nel 2024 e di 10,1 miliardi nel 2025. I margini di Bilancio sono dunque destinati a ridursi.

     

    Ma l'ottimo andamento delle entrate, in particolare dell'Iva, e il rinvio di alcune poste di Bilancio, consentiranno di finanziare anche il prossimo decreto legge di aiuti a imprese e famiglie senza ricorre a nuovo deficit, in continuità con i precedenti decreti, che negli ultimi mesi hanno stanziato circa 30 miliardi. Per il nuovo decreto, ci vorranno, a breve, dai 4,5 ai 6,5 miliardi: 3,5 per prorogare di tre mesi le misure per calmierare le bollette di luce e gas, che scadono alla fine di giugno, mentre un miliardo al mese serve per prorogare il taglio delle accise sui carburanti, che scade l'8 luglio.

     

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    Ma questo sarà l'ultimo intervento finanziabile raschiando il fondo del barile. Poi, se la crisi continuerà, Draghi e Franco, per evitare di ricorrere allo «scostamento di bilancio», cioè a più deficit, sperano che arrivino nuove risorse dall'Europa, perché i problemi posti dall'inflazione e dalla guerra in Ucraina non sono solo dell'Italia ma di tutti i Paesi europei, come fu per la pandemia. E come allora ci vorrebbe anche oggi una risposta comune.

    Su questa linea il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sta cercando di costruire un asse con il presidente francese Emmanuel Macron, ma resta l'incognita tedesca. Si capirà meglio al prossimo Consiglio europeo il 23 e 24 giugno.

     

    L'idea portata avanti dall'Italia è quella di un nuovo Recovery fund, il programma europeo per rilanciare le economie del continente dopo il Covid, che ha indirizzato verso l'Italia più di 190 miliardi di euro tra prestiti e trasferimenti, o un fondo tipo Sure, quello utilizzato per contrastare la disoccupazione, che ha erogato all'Italia 27,5 miliardi di prestiti. Questa volta il nuovo fondo, sempre finanziato con l'emissione di titoli europei, dovrebbe supportare le misure di transizione verso l'energia verde, che richiedono investimenti aggiuntivi per superare il prima possibile la dipendenza dei Paesi europei dalla forniture di gas e petrolio russo.

     

    LAGARDE DRAGHI LAGARDE DRAGHI

    Il problema è che un'eventuale intesa in Europa non è dietro l'angolo. Nel frattempo l'Italia potrà chiedere di accedere ai residui del Recovery fund, perché diversi Paesi non hanno chiesto tutto quello che potevano, come ha invece fatto l'Italia. Dopo il 30 giugno, termine ultimo per farlo (la Spagna ha annunciato che lo farà), le risorse avanzate potranno essere ripartire tra i Paesi Ue, Italia compresa.

     

    Ma al massimo, dicono al Tesoro, potremmo prendere 4-5 miliardi. Che non risolvono la situazione. È vero, ci sarebbe sempre la linea di prestiti per la sanità del Mes: anche queste risorse europee, cui l'Italia potrebbe attingere fino a 36 miliardi. Ma centrodestra e 5 Stelle sono contrari.

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    3 - LA TRAPPOLA DI PUTIN CONTRO LAGARDE ORA PER L'ITALIA CAMBIA TUTTO

    Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

     

    La persona più influente per le scelte della Banca centrale europea oggi non siede a Francoforte, né in una delle capitali dell'area euro. Quella persona sta al Cremlino: l'accelerazione decisa ieri dalla Bce nell'alzare i tassi d'interesse a luglio e settembre e poi continuare - in modo «graduale ma sostenuto» - deriva in primo luogo da Vladimir Putin. È lui ad aver scatenato una guerra che impedisce al costo di gas, petrolio, fertilizzanti o grano di scendere, anzi tende a proiettarli in alto.

     

    mario draghi emmanuel macron mario draghi emmanuel macron

    La Bce non fa che reagire all'onda lunga di rincari, prodotti o aggravati dalla guerra, su beni che l'Europa compra dal resto del mondo. In questo l'area euro non somiglia agli Stati Uniti, anche se in entrambe le aree l'inflazione corre un po' sopra l'8%. Lì sussidi federali da 2.800 miliardi hanno surriscaldato l'economia fino a un aumento della domanda interna di quasi il 7% rispetto agli anni pre-Covid.

     

    RECESSIONE ITALIA RECESSIONE ITALIA

    In area euro invece siamo a stento tornati ai livelli di consumi e investimenti di prima della pandemia, secondo i dati della Commissione Ue. Si può pensare all'inflazione europea più come a una tassa da circa due punti di prodotto interno lordo che paghiamo ad Arabia Saudita, Algeria, Norvegia o a Putin stesso per materie prime il cui prezzo oggi è scandito dal rombo dei cannoni nel Donbass. Tacessero questi, quello crollerebbe. Ma poiché non tacciono, la Bce vuole rallentare il resto dell'economia perché tutti gli altri prezzi - quelli interni - frenino o scendano. Se questa era una trappola di un ex tenente colonnello del Kgb, la Bce rischia seriamente di caderci.

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    È emblematico che la Banca centrale ieri abbia alzato le sue «proiezioni» di inflazione in zona euro di quest' anno, ma abbia ridotto quelle di crescita: la stima di un'espansione del 2,8% nel 2022 non deve ingannare, perché in gran parte è l'effetto d'abbrivio dall'anno scorso mentre ora l'economia è molto lenta.

     

    È sintomatico anche che ieri l'euro si sia indebolito sul dollaro, anziché rafforzarsi con l'impennata dei rendimenti europei: qualcuno sente odore di recessione. Ma farsi illusioni non avrebbe senso. Questo cambio di stagione doveva comunque arrivare. Magari con più cautela o qualche garanzia in più i Paesi fragili, ma la Bce doveva comunque smettere di comprare titoli di Stato e alzare i tassi oggi sottozero.

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    Restare inchiodati al mondo di ieri non era possibile, né può farlo l'Italia. Solo la cecità di parte della classe politica poteva far pensare che del debito di Roma ci si sarebbe occupati per sempre a Francoforte. I numeri dell'ultimo rapporto sulla sostenibilità della Commissione Ue sono chiari: in media fino al 2032 l'Italia ha il maggior bisogno di prestiti lordi in Europa (oltre un quarto del Pil all'anno) e fra dieci anni può avere il debito pubblico più alto (oltre il 160% del Pil).

     

    Significa che da ora ogni euro di deficit va sottoposto a un test rigoroso: se e come aumenta stabilmente la capacità del Paese di crescere non fra sei settimane, ma fra sei anni. Sottoporre ogni decisione a quel test, è una promessa che tutti i partiti dovrebbero fare in vista del voto del 2023.

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