Estratto dell’articolo di Alberto Gentili e Umberto Mancini per “il Messaggero”
MARIO DRAGHI AL TELEFONO
(…) Ieri mattina il Consiglio dei ministri ha affrontato di petto e in modo collegiale il caso (Alitalia). Per cancellare lo spettro del fallimento e adottare le misure necessarie, in parte già discusse in una precedente riunione, per far partire Ita nei tempi previsti, cioè il 15 ottobre.
Le differenze
Proprio la riconosciuta e totale discontinuità della newco rispetto ad Alitalia è il punto chiave da cui partire. Perché comporta - e Bruxelles lo ha scritto nero su bianco - che Ita non erediterà i debiti della vecchia azienda. Ovvero i 900 milioni definiti aiuti di Stato che affosserebbero sul nascere la nuova compagnia.
MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI
Il fattore tempo è ovviamente decisivo. Alitalia, che chiuderà i battenti, il 14 ottobre, non ha infatti più risorse a disposizione. Smettendo di operare non sarà quindi più attiva e la Commissione europea non avrà più ragioni per imporre la restituzione del prestito, poiché non c'è più il rischio di distorsione della concorrenza.
Cruciale per l'esecutivo far rispettare la road map messa a punto, allo scopo di sminare il fallimento di Alitalia e le deflagranti conseguenze negative. Da qui le soluzioni discusse in Cdm che prevedono, come risulta al Messaggero, una forte accelerazione della procedura di vendita dei rami aziendali di Alitalia a Ita e l'adozione di un nuovo piano di lavoro.
ALITALIA ITA
Misure che hanno fatto scattare, tra l'altro, l'iniezione di liquidità da 700 milioni che deve far decollare la nuova compagnia. Ritardi non sono ammessi, anche perché la strada tracciata non sopporterebbe scorciatoie di sorta.
Sta ora ai commissari straordinari correre, bandendo al più presto la gara per il brand tricolore e chiudendo in maniera definitiva quella per il ramo aviation, ovvero 2.800 tra piloti e assistenti di voli e 52 aerei.
IL SITO DI ITA
Nel governo ci si interroga anche sulla mossa di Margrethe Vestager, la commissaria alla Concorrenza che ha fatto trapelare l'imminente stangata su Alitalia e quindi sul governo italiano.
«Probabilmente la commissaria ha l'esigenza di confermarsi donna di ferro e di fare la faccia cattiva, il cane da guardia, come ha fatto in passato», dice una fonte che segue il dossier, «ma questa volta la richiesta ad Alitalia di restituire i 900 milioni - al momento tornata nel cassetto - sembra anche una mossa per prevenire le accuse degli altri Paesi e delle altre compagnie aeree di aver fatto un favore all'Italia, avendo dato il via libera a Ita. Insomma, la commissaria sembra aver voluto coprirsi le spalle: da una parte dice sì a Ita e, per bilanciare, sgancia la bomba su Alitalia». In ogni caso, secondo più di un ministro, la mossa della commissaria europea alla Concorrenza, non avrà nessun effetto.
GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA
Si sta chiedendo - come accennato - di restituire 900 milioni di aiuti di Stato a una compagnia che dal 15 ottobre non ci sarà più. Ed è come pretendere il pagamento di una multa a una persona defunta. Insomma, nessuno restituirà nulla e la decisione della Vestager, se confermata nei prossimi giorni, non avrà alcuna ricaduta pratica, tanto più che non essendoci più Alitalia non c'è più un temibile avversario sul mercato. E dunque non ci sono più neppure gli eventuali e presunti effetti distorsivi per la concorrenza nel settore aereo in Europa.
La mossa
L'equipaggio del volo ITA per certificazione ENAC
Da qui il sospetto che la mossa della commissaria europea dia stata «solo di facciata, per mantenere l'immagine e il ruolo di donna di ferro». Sempre che, come invece sostiene qualcuno, abbia cognizione delle conseguenze pratiche della sua decisione: c'è infatti chi sostiene che ignorasse l'ipotesi del fallimento potenziale. Un'ipotesi più inquietante, meglio dunque pensare che si sia trattato dell'ennesimo gesto di forza a beneficio delle grandi compagnie europee.
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