1. POI TOCCA A FICO E PER DI MAIO...
Ugo Magri per la Stampa
Delle cinque carte che ha in mano, Sergio Mattarella è pronto a calare la Donna di cuori. I dubbi svaniranno in giornata quando, come pare ormai certo, inviterà sul Colle Elisabetta Alberti Casellati. La presidente del Senato riceverà un mandato di tipo esplorativo, strada niente affatto nuova nella storia della Repubblica.
CASELLATI AL QUIRINALE
Venne imboccata altre 8 volte, l' ultima dieci anni fa con Franco Marini, e tra i precedenti illustri spicca un' altra donna: Nilde Iotti, detta la «Migliora». Nel suo caso, come in tutti gli altri, fu un vero fiasco, ma stavolta il compito sarà parecchio più semplice. A Elisabetta Casellati il Capo dello Stato non chiederà di formare un governo. Nemmeno la spingerà a cercare la mossa vincente.
Inviterà l' esploratrice ad accertare, né più né meno, se l' alleanza centrodestra-M5S è in grado di vedere la luce oppure è defunta prima di nascere. Al Quirinale risulta una via di mezzo: la trattativa non è interrotta però la pazienza grillina sta per finire, entro lunedì prossimo sarà del tutto esaurita. Casellati dovrà accertare l' esito del negoziato, riferire a Mattarella e stop.
IN ATTESA DEL JOLLY
SALVINI CASELLATI
Il Quirinale si è dato questo metodo, da taluni scambiato per frenetico immobilismo, in realtà un procedere passo dopo passo, scartando una formula via l' altra, finché non ne sarà sopravvissuta una soltanto, l' unica percorribile in quanto a quel punto obbligata. Se l' esplorazione della Casellati avrà esito positivo, Mattarella potrà giocare alternativamente il Re di Picche (Luigi Di Maio) o l' Asso di bastoni (Matteo Salvini), in base a come quei due si saranno messi d' accordo tra loro per quanto riguarda la guida del governo, vero motivo di discordia.
Se invece l' esito sarà negativo, la Donna di cuori se li porterà via entrambi, e Mattarella potrà mettere sul tavolo le ultime carte del mazzo: il Due di picche (Roberto Fico) ovvero il Due di bastoni (Giancarlo Giorgetti). La scelta tra Giorgetti e Fico dipenderà da circostanze che al momento sul Colle sono impossibili da valutare perché dipendono da chi pescherà il famoso Jolly, in altre parole otterrà il sostegno del protagonista tra tutti meno prevedibile, che è Matteo Renzi.
LA CARTA FICO
MATTEO SALVINI E MATTEO RENZI
L' ex segretario Pd si sta tenendo ostentatamente fuori, come se la faccenda governo non lo riguardasse più; però mille segnali inducono a credere che Renzi possa cedere alla tentazione di riprovarci. Se con il suo beneplacito i «Dem» accettassero di sedersi al tavolo programmatico proposto dai Cinque stelle, allora Fico sarebbe il principale indiziato a favorire quel tragitto in quanto presidente della Camera, con un compito speculare a quello di Elisabetta Casellati: invece di «esplorare» l' alleanza tra centrodestra e M5S, Fico si concentrerebbe su quella tra M5S e Ps.
In caso di esito favorevole, potrebbe essere lui stesso a mettere in piedi un governo, o magari tornerebbe in campo Di Maio: per saperlo adesso con certezza ci vorrebbe una cartomante.
L' ESTREMA RISORSA
maria elisabetta alberti casellati
Qualora invece Renzi provasse nostalgia per i tempi del Nazareno, e decidesse di puntare nuovamente sul Re di denari (Silvio Berlusconi), in quel caso Mattarella potrebbe giocarsi l' ultima carta rimasta: quella di Giorgetti appunto, braccio destro di Salvini, suo ambasciatore presso i «poteri forti», personaggio pragmatico e dunque capace di fare sintesi con chiunque.
Incaricare adesso Giorgetti sarebbe inutile, il leader della Lega vivrebbe la scelta del suo vice come provocatoria. Però tra un paio di settimane, quando la finestra di elezioni bis si sarà chiusa per motivi di calendario, chissà che la politica non ci riservi grandi sorprese, soluzioni cui tutti dicono giammai. Per adesso si parte da Casellati, che dopo molte esternazioni da un paio di giorni, stranamente, tace.
2. IL PRECEDENTE (NEGATIVO) DI NILDE IOTTI
Edda Guerrini per Libero Quotidiano
Questa mattina, a meno di sorprese, Maria Elisabetta Casellati dovrebbe ricevere dal presidente della Repubblica l' incarico esplorativo. Questo, almeno, rimbalzava tra piazza Montecitorio e piazza del Quirinale ieri sera. Sarebbe la seconda donna nella storia a ricoprire questo ruolo, l' altra fu Nilde Iotti. Ma record a parte, se dovesse essere confermata questa ipotesi, sarebbe un tentativo destinato più che altro a chiarire se esiste o no una certa maggioranza, non tanto a chiudere su un nome per guidare il governo.
nilde iotti
Stando lo stallo attuale, la scelta di Sergio Mattarella, spiegavano in questi giorni al Quirinale, non può che partire dallo schieramento arrivato primo, il centrodestra. E non può che cercare di verificare se esista o no, in chiave di governo, l' unica maggioranza che per ora ha dato prova di esistere, ossia quella che ha portato all' elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento e degli uffici di presidenza.
Non solo: Casellati è la prova vivente che l' ostacolo che oggi blocca la trattativa, il veto del M5S su Forza Italia, potrebbe essere rimosso, essendo lei stessa stata eletta con i voti dei grillini. Infine, è la seconda carica dello Stato, dunque il vertice istituzionale più alto, subito dopo Mattarella. Nessuno, però, né al Quirinale, né negli altri Palazzi, si illude che il tentativo vada a buon fine. Tutt' altro. Nemmeno Mattarella. Ma è una scelta quasi dovuta. Anzi, è necessaria proprio per superare l' impasse.
Per aprire qualsiasi altro scenario, si spiega, prima occorre che sia esaurita completamente la possibilità che lo schieramento vincente possa produrre una maggioranza. «Casellati? Mi sembra che possa fare un buon lavoro», ha detto un Matteo Salvini sempre più impaziente («Io sto quasi perdendo la pazienza: o si fa il governo o si torna a votare»). È un nome che va bene un po' a tutti anche perché evita di bruciare altri nomi sui cui i partiti puntano. Uno è Giancarlo Giorgetti, spendibile sia per un esecutivo centrodestra-M5S, sia per uno centrodestra-Pd.
nilde iotti e sergio mattarella
TEMPO SETTE GIORNI
Se l' esplorazione di Casellati (che durerà al massimo una settimana) non dovesse portare a niente, allora, e solo allora, si potranno aprire quei «nuovi scenari» di cui si parla nel Pd e non solo. Il primo sarebbe uno schema ancora politico. Ieri si parlava con insistenza di un incarico a Roberto Fico, presidente della Camera ed esponente del M5S, per provare a vedere se sia possibile un governo M5S-Pd-Leu. Nelle ultime 48 ore si sono moltiplicati i segnali reciproci (le tre proposte di Maurizio Martina, la richiesta di Fico di approvare i decreti sull' ordinamento giudiziario).
Ma prima di aprire qualsiasi ragionamento, bisogna che sia fallito l' altro schema. Se poi anche questa geometria non reggesse, allora i partiti rimetterebbero ogni decisione nelle mani di Mattarella. In quel caso, si dice al Quirinale, il presidente, vista la situazione internazionale, le emergenze interne e gli appuntamenti europei, chiederebbe a tutte le forze politiche un atto di responsabilità collettivo, cioè un esecutivo di emergenza. Con tutti. Guidato da una figura terza.
IL NOME NUOVO
ALESSANDRO PAJNO
Ieri è spuntato un nuovo nome: Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato. Palermitano, 68 anni, è stato capo di gabinetto di Mattarella al ministero dell' Istruzione, poi di Rosa Russo Iervolino, quindi di Carlo Azeglio Ciampi. È stato consigliere giuridico di Mattarella, quando l' attuale capo dello Stato era ministro per i Rapporti con il Parlamento, poi segretario generale della presidenza del Consiglio nel primo governo Prodi e sottosegretario all' Interno nell' ultimo governo Prodi. Insomma un uomo che può rappresentare la legalità ma ha anche esperienza della macchina governativa.
Ma i nomi sono l' ultimo step. Prima serve uno schema. E per averlo, a questo punto, bisogna procedere per esclusione.