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Andrea Franceschi per www.ilsole24ore.com
I guadagni del petrolio non potranno più essere investiti nell’industria del petrolio. Sembra un paradosso ma è ciò che farà il fondo sovrano norvegese. Un colosso da oltre mille miliardi di asset in gestione che reinveste gli ingenti proventi che il Paese deriva dalle sue risorse petrolifere e che, da oggi, non potrà più avere titoli di società che operano solo nella produzione di petrolio. Nei fatti, a Piazza Affari solo Saras rischia di subire il disinvestimento.
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Oggi il Governo del Paese scandinavo ha infatti ufficialmente deliberato una proposta, caldeggiata dai movimenti che si battono contro il cambiamento climatico, che prevede che il più grosso fondo sovrano al mondo disinvesta tutte le sue partecipazioni nelle società quotate del settore petrolifero. Una mossa solo apparentemente “ecologista” che ha un suo senso finanziario se vista come una strategia per diversificare ulteriormente i propri investimenti in modo da ammortizzare eventuali fasi negative del mercato petrolifero.
Il via libera alla proposta, in gestazione da oltre un anno, apre comunque la strada alla liquidazione di un portafoglio dal controvalore di oltre 37 miliardi di dollari. E non è un caso che tutto il comparto abbia reagito negativamente in Borsa alla pubblicazione della notizia (qui il grafico dell’indice settoriale europeo).
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In questi anni il fondo norvegese aveva già alleggerito la sua esposizione sul comparto energia che, stando a S&P Market Intelligence, è oggi il terzo meno rappresentato in un portafoglio del fondo. Tra le 341 partecipazioni azionarie in società quotate del settore spiccano quella in Royal Dutch Shell, in cui il fondo ha una partecipazione del 2,45% che vale 5,9 miliardi di dollari); quella in Bp (un 2,31% che vale 2,9 miliardi); quella in Total (un 2,02% che vale 2,86 miliardi); quella in Chevron (un 1% che vale 2 miliardi).
Con circa 9 miliardi di partecipazioni in società quotate italiane il fondo norvegese è il terzo investitore estero a Piazza Affari dopo Blackrock e Vanguard e in portafoglio ha una partecipazione importante in Eni: una quota dell’1,59% che vale 910 milioni di dollari (810 in euro) che però, al momento, non verrà dismessa.
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