Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera"
BORIS JOHNSON ANNUNCIA NUOVE RESTRIZIONI ANTI-COVID
Dopo giornate di passione, una lieta notizia per Boris Johnson: gli è nata una bambina, data alla luce ieri mattina dalla moglie Carrie in un ospedale londinese. Così il piccolo Wilfred, nato un anno fa anche lui quando Boris era già primo ministro, avrà una sorellina: ma forse qualcuno arriverà ad accusare il premier di aver orchestrato il parto per nascondere gli scandali che lo stanno travolgendo. Perché già le misure anti Covid frettolosamente introdotte mercoledì sono state lette da più parti come un maldestro tentativo di distrarre l'opinione pubblica dalle malefatte di Downing Street.
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Che, a quanto pare, non si limitano all'ormai famigerato party di Natale svoltosi il 18 dicembre 2020, in flagrante violazione del lockdown allora in vigore: sarebbero almeno sette le feste organizzate da membri e staff del governo durante il periodo di restrizioni dell'anno scorso e su tre di queste è già scattata una indagine ufficiale, che potrebbe approdare fino a Scotland Yard.
E riunioni conviviali «illegali» si sarebbero tenute nello stesso appartamento di Boris e Carrie: parlando del quale, è arrivata ieri un'altra tegola sulla testa del capo del governo. La Commissione elettorale ha infatti comminato una multa di circa 20 mila euro al partito conservatore a causa del finanziamento occulto elargito ai Johnson per ridecorare la loro residenza di Downing Street (un costoso restyling che loro non si potevano permettere di tasca propria).
BORIS JOHNSON
Una faccenda sulla quale Johnson è adesso accusato di aver mentito al Parlamento. Insomma, è una grandinata di scandali quella che si sta abbattendo sul capo di Boris: e sono in molti quelli che cominciano a dubitare della sua sopravvivenza politica. Un sondaggio pubblicato ieri mattina indicava che il 63 per cento dei britannici pensa che il premier dovrebbe dimettersi: mentre i laburisti vengono dato ormai a 4 punti di vantaggio sui conservatori. Johnson ha più vite di un gatto, si sa: ma anche i giornali «amici» scrivono che potrebbe averle consumate tutte.
«C'è un tanfo da fine di regime che emana da Downing Street», ha ammonito il Daily Telegraph , che pure è il quotidiano di Boris. Perché sono gli stessi conservatori a essere in rivolta: il partito si sente abbandonato da un leader che regna nel caos più totale e tanti deputati si oppongono alle restrizioni anti Covid annunciate ieri, in particolare all'idea del green pass, che se venisse esteso si scontrerebbe con una dura opposizione. Per capire come l'autorità del premier stia franando, ieri il ministro della Salute, Sajid Javid, lo ha seccamente smentito sull'ipotesi di introdurre un obbligo vaccinale.
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Ieri mattina ConservativeHome, il sito web del partito che dà voce agli umori della base, ha sollevato la prospettiva di un voto di sfiducia nei confronti di Johnson: e fra i deputati si discute ormai apertamente di una sfida alla sua leadership. Per correre ai ripari, Boris starebbe considerando di mandare il Parlamento in vacanza con qualche giorno di anticipo, per neutralizzare complotti. Lui era stato incoronato leader per la sua capacità di sedurre il pubblico e di vincere le elezioni, non perché fosse particolarmente amato: ma se la sua credibilità è a pezzi, da asso nella manica Boris si trasforma in fardello. Da cui potrebbe essere saggio liberarsi al più presto.
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