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    LA NOTTE DEL “MAESTRO” – DA BUFFON A TOTTI, DA MALDINI A LAMPARD FINO A BAGGIO E RONALDO: I PIU’ GRANDI CAMPIONI DEGLI ULTIMI 20 ANNI SARANNO IL 21 MAGGIO A SAN SIRO PER L’ADDIO AL CALCIO DI PIRLO (TUTTI I CONVOCATI) - "IO ALLENATORE? NON LO SO" - E POI PARLA DI MAZZONE, BAGGIO, DEL MILAN E DEL PALLONE D'ORO - VIDEO


     
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    Mario Pagliara per gazzetta.it

    Il Maestro riceve il premio poco prima di mezzogiorno. Le braccia non tremano, abituato com’è stato a sollevare trofei in carriera, ma l’emozione è forte come la prima coppa alzata al cielo quando era ancora giovanissimo.

     

    La voce è timida, quasi un filo, tremolante, quando Andrea Pirlo riceve l’abbraccio del direttore della "Gazzetta dello Sport", Andrea Monti, nella sala Buzzati nel cuore del centro storico di Milano: "Per me ricevere questo premio è una grande soddisfazione, perché ho avuto l’onore e il piacere di conoscere Giacinto Facchetti". Andrea Pirlo è il vincitore della dodicesima edizione del premio "Il Bello del Calcio" in ricordo di Giacinto Facchetti assegnato dalla Gazzetta dello Sport e dalla Fondazione Candido Cannavò. Il premio va al calciatore o ex calciatore che in carriera si è evidenziato per comportamenti positivi.

     

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    ROBERTO BAGGIO — Ma perché proprio Pirlo? "Abbiamo sempre cercato bandiere del calcio che andassero oltre i colori delle singole squadre – risponde Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto -. Andrea è stato forte, fortissimo in campo, perbene e serio: Andrea Pirlo è il miglior esempio per chi volesse iniziare i primi calci". Al Maestro brillano gli occhi: "Fa piacere ricevere questo premio importante per una persona speciale. Ho avuto la fortuna di conoscerla, è ancora più bello riceverlo", risponde. Presidente della giuria del premio è il presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Con Andrea Pirlo il bello del calcio trova la sua consacrazione – è il messaggio di Malagò -: sotto ogni punto di vista rappresenta il lato estetico e la sostanza del calcio. Oggi questo premio è nelle mani e nei piedi del migliore possibile”. E gli arrivano anche degli auguri speciali, quelli di Roberto Baggio: “Sono felice ed onorato di essere stato un punto di riferimento per te. Ci vediamo il 21 maggio a San Siro (per la sua partita di addio, ndr)".

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    LA RUOTA DELLA SOLIDARIETÀ — Il premio è nato nel 2006. “Ogni anno La Gazzetta cerca di celebrare la memoria di due grandi campioni: Candido Cannavò e Giacinto Facchetti – introduce il direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti -, due campioni accomunati dallo stesso significato che davano allo sport inteso come una lezione di vita e il valore sociale dello sport”. Gli fa eco Franco Arturi, direttore generale della Fondazione Candido Cannavò. "La Fondazione segue i suoi principi di cultura e di impegno sociale attraverso lo sport – spiega -. Carceri, disabilità, solidarietà verso i più deboli, cultura sportiva ed educazione al rispetto delle regole: sono i campi di elezione della nostra attività. Decine di attività, un milione di euro erogato per iniziative sociali a tema sportivi, 65 progetti approvati e realizzati: il nostro impegno è e sarà sempre rivolto a non fermare al ruota della solidarietà".

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    2. LA NOTTE DEL MAESTRO

    Da ansa.it

     

    "La Notte del Maestro" sarà una parata di stelle, con in panchina alcuni dei migliori tecnici del calcio italiano. A dover gestire le due squadre ci saranno infatti illustri allenatori come Massimiliano Allegri, Carlo Ancelotti, Antonio Conte, Roberto Donadoni e Mauro Tassotti.  Cinque tecnici che si siederanno in panchina a San Siro il prossimo 21 maggio, in occasione dell'ultima partita di Pirlo.  Una lista di convocati ricca di campioni che hanno accompagnato Pirlo in vent'anni di carriera, aiutandolo a vincere un Mondiale, 2 Champions League, 6 Scudetti, un Mondiale per Club, due Supercoppe Europee, 3 Supercoppe Italiane e 2 Coppe Italia.

     

        Portieri: Christian Abbiati, Gianluigi Buffon, Nelson Dida, Marco Storari.

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        Difensori: Daniele Adani, Andrea Barzagli, Daniele Bonera, Leonardo Bonucci, Marcos Cafu, Fabio Cannavaro, Giorgio Chiellini, Billy Costacurta, Giuseppe Favalli, Ciro Ferrara, Fabio Grosso, Marek Jankulovski, Kahka Kaladze, Stephan Lichtsteiner, Paolo Maldini, Marco Materazzi, Alessandro Nesta, Massimo Oddo, SergInho, Dario Simic e Gianluca Zambrotta.

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        Centrocampisti: Demetrio Albertini, Massimo Ambrosini, Roberto Baronio, Cristian Brocchi, Mauro German Camoranesi, Daniele De Rossi, Alessandro Diamanti, Aimo Diana, Gennaro Gattuso, Frank Lampard, Leonardo, Claudio Marchisio, Simone Pepe, Simone Perrotta, Manuel Rui Costa, Clarence Seedorf, Marco Verratti.

     

        Attaccanti: Marco Borriello, Antonio Cassano, Hernan Crespo, Alessandro Del Piero, Alberto Gilardino, Vincenzo Iaquinta, Filippo Inzaghi, Alessandro Matri, Alexandre Pato, Fabio Quagliarella, Ronaldinho, Ronaldo, Andriy Shevchenko, Luca Toni, Francesco Totti, Nicola Ventola e Christian Vieri. 

     

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    Mario Pagliara per gazzetta.it

    "Al Milan sono stati i dieci anni più belli della mia vita". Andrea Pirlo è seduto sul palco d’onore della sala Buzzati, ha virtualmente in mano il dodicesimo premio Facchetti, e si lascia andare a una serie di ricordi, racconti, storia. Un bel respiro, e via.
     
    ROBI, MAZZONE E IL BRESCIA — Pirlo, che proprio un chiacchierone non è, si apre e la sua fantastica storia scorre fluida e va per tappe in una mezz’oretta abbondante di chiacchierata. Il Milan ha un posto speciale nel suo cuore, e non lo nasconde. Ma la sua parola parte dalla provincia, da Brescia. Dove incontra Roberto Baggio, quello che per lui è stato un idolo della gioventù. "Roberto è stato il calcio. Insieme a lui ho imparato tanto, e mi ha trasmesso tantissimo. Devo molto anche a Carletto Mazzone, che per primo iniziò a provarmi nel ruolo di play. Dal Brescia in poi è stato tutto naturale". Non manca qualche aneddoto ripescato ancora più indietro: "In realtà, per me tutto è iniziato con una palla di spugna quando ero bambino. In casa calciavo con tutto ciò che trovavo e che somigliasse a una palla: provavo a metterlo negli angoli della casa". 

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    L’INTER — Dal Brescia si passa all’Inter: "Ho un bellissimo ricordo di quel momento, quando l’Inter chiamò il mio procuratore, perché ero tifoso dell’Inter da bambino. Andai all’Inter e iniziai la preparazione bene con Simoni e tutto quel campionato giocai una ventina di partita e anche in Champions giocai. Nel primo anno ero abbastanza soddisfatto, poi l’anno dopo sono andato in prestito alla Reggina perché ci fu quel brutto preliminare con Lippi. Pazienza, poi la storia ha preso un’altra piega, doveva andare così".
     
    IL MILAN — In fretta si vola agli anni magici rossoneri. "Dopo il prestito non volevo più tornare all’Inter. Galliani chiamò il mio procuratore e io dissi: ‘vado subito’. Sono stati dieci anni stupendi, i più belli e felici della mia vita, dove siamo riusciti a vincere davvero tutto. Una cavalcata straordinaria. La prima Champions al Milan è stata la più bella, la più emozionante. E la prima non si scorda mai". Gli chiedono se ha mai avuto la tentazione di giocare all’estero (ovviamente prima dell'esperienza americana a fine carriera, ndr), risponde:

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    "Ho avuto la fortuna di giocare con le tre squadre più importanti in Italia nel momento più importante del calcio italiano, e quindi non ho nessun rimpianto. Meglio di così non poteva andare, e all’epoca non avevo nessuna voglia di andare all’estero". Inevitabile parlare di Ancelotti. "E’ stato l’allenatore che ho avuto per più anni nella mia carriera, un secondo padre per me e per tanti compagni al Milan. Insieme abbiamo raccolto grandi soddisfazioni, una persona speciale che ci ha insegnato tanto e ha dato tanto sul piano umano. Dovrò per sempre ringraziarlo".
     

     

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    NAZIONALE E PATENTINO — Ancelotti è stato in ballo per diventare il nuovo c.t. e Pirlo è stato in predicato di seguirlo come vice: "Io e Carlo ne abbiamo parlato, l’ho visto anche poco tempo fa: siamo sempre rimasti in contatto, abbiamo anche parlato di un’eventualità di lavorare insieme. Ma sono ancora giovane e ho ancora tempo per pensarci". Molti suoi ex allenatori sono diventati allenatori, e lui? "Tutti i miei ex compagni non volevano diventarlo, poi sono diventati allenatori. Per ora non ci penso, inizierò a fare il corso perché avere il patentino può fare comodo. Lavorando con Conte, mi è venuta un po’ voglia di diventare allenatore".
     
    LA FERITA — E si arriva alla ferita di Istanbul: "Dopo tanti anni la delusione rimane, ormai ho smesso di giocare e quindi non posso più tornare indietro. E’ stato il miglior primo tempo, quello, del ciclo di Ancelotti, poi non capiamo ancora adesso cosa possa essere successo. Pensai anche di smettere, ma fortunatamente sono andato avanti e abbiamo avuto la nostra rivincita".

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    ALLEGRI — "Risultati o bellezza? C’è sempre una via di mezzo. Bisogna trovare sempre una via di mezzo, noi al Milan giocavamo bene e vincevamo per cui non c’era discussione. Allegri è un ottimo allenatore, e cerca di dare il meglio alla squadra: a volte giocano bene, a volte male. Ma alla fine conta il risultato, e ha ragione lui".
     
    IL PALLONE D’ORO — "Mai pensato che fosse una cosa così importante per un calciatore. C’erano altri campioni in quell’epoca, ero contento di vincere come squadra. Il Pallone d’Oro non è mai stato una cosa che ho sentito mancarmi".
    GATTUSO — "Lo vedo bene, solo un po’ invecchiato. Non pensavo che Rino facesse questo lavoro in poco tempo: ha dato un anima, senso di appartenenza, sono contento di lui e lo sento spesso".

     

     

     

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