Marco Carta per “il Messaggero”
baby gang
Birre e mojito fino all'alba fra i baretti di piazza Bologna. Poi la fuga da gangster per tornare a Vigne Nuove: un autista dell'autobus viene aggredito per aver chiesto di indossare la mascherina. Un altro uomo si è ritrovato con il naso rotto per aver difeso la propria auto da un possibile furto. Hanno tutti fra i diciotto e i venti anni, i cinque membri della baby gang tutta italiana che all'alba di giovedì ha seminato il terrore per le strade del quartiere Talenti. Per due di loro è scattato l'arresto per il reato di tentata rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Gli altri tre, invece, sono riusciti a fuggire prima dell'arrivo della polizia e sono tuttora ricercati.
LA VICENDA
Dalla movida selvaggia alle violenze. Il gruppetto, intorno alle cinque del mattino, voleva tornare a casa dopo una notte alcolica trascorsa dalle parti di piazza Bologna. Erano stati a una festa privata, poi avevano continuato a bere dentro un pub. Quando si recano alla fermata del bus sono ancora alticci. E senza freni inibitori. Il primo ad essere preso di mira dalla gang è proprio l'autista del 310, dove i 5 sono saliti. Nessuno di loro indossa la mascherina, per questo il conducente Atac li mette in riga: «Mi dispiace, senza la mascherina non potete stare a bordo».
baby gang
Al divieto, il gruppo perde la testa. I cinque, infatti, si scagliano contro l'uomo, lo colpiscono con calci e pugni, poi scendono dall'autobus e fuggono a piedi lungo viale Jonio. Di strada da fare ce n'è ancora, ma uno di loro ha un'idea: prendere un'auto. La scena sembra quella di un film. I cinque occupano la strada e fermano un automobilista. L'uomo esce dal veicolo, chiedendo cosa stia accadendo.
E la situazione degenera presto. L'automobilista viene colpito al volto e cade a terra con il naso rotto, riportando venti giorni di prognosi. Il gruppetto, intanto, si disperde per le vie di Talenti. Le volanti della polizia, intervenute sul posto, riescono a individuare solo due dei componenti della banda. Uno studente di 18 anni, incensurato. E il suo amico di 19 anni, con un precedente per rissa da minorenne e un lavoro recente come panettiere. Entrambi vengono fermati e accusati per il reato di lesioni, tentata rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale. E denunciati per il pestaggio dell'autista del bus.
LE ACCUSE
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Secondo la ricostruzione della procura, i cinque avrebbero fermato il veicolo con l'obiettivo di rubarlo per poter tornare a casa. Interrogati ieri mattina, nel corso della convalida d'arresto a piazzale Clodio, i due giovani, difesi dagli avvocati Alessandro Zottola e Gaetano Iovino, hanno provato a dare un'altra versione dei fatti. Dapprima hanno negato di conoscere gli altri tre compagni di violenze: «non sappiamo chi siano, li abbiamo visti sull'autobus. Noi non abbiamo avuto alcun ruolo. Non abbiamo picchiato nessuno».
Poi hanno provato a difendersi anche dall'accusa di tentata rapina aggravata: «Eravamo a cento metri da casa e non abbiamo la patente. Non aveva senso rubare la macchina». Per entrambi, su richiesta del pubblico ministero Alberto Pioletti, sono stati disposti i domiciliari con il braccialetto elettronico in attesa del processo, previsto il prossimo 22 settembre. Mentre sono in corso le ricerche per risalire agli altri tre componenti del branco.