Niccolò Zancan per “la Stampa”
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Mai più via «IV Novembre». Sono troppo complicati i numeri romani. Da adesso in avanti bisognerà scriverla semplicemente così: via «Quattro Novembre». La comunicazione ufficiale dell'Istat è arrivata via posta certificata alla fine della scorsa settimana. «La mia fortuna è essere il sindaco di un piccolo Comune di 2.500 abitanti con 12 dipendenti. Guardo tutte le mail in entrata e così ho visto anche quella. E subito, immediatamente, ho bloccato la pratica».
Ecco la questione: per effetto di un decreto ministeriale datato 12 maggio 2016 con cui si disciplinavano «i contenuti dell'Archivio nazionale dei nomi e dei numeri delle strade urbane», l'Istat sta adesso provvedendo al riordino della toponomastica seguendo un principio di «semplificazione». Per esempio: una via che indica una località dovrà essere sempre preceduta dal suffisso «dei». Via degli Alberoni. Via dei Vernetti.
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Per esempio: le parole accentate non potranno avere al posto dell'accento, per errore, un apostrofo. Per esempio, ancora, i numeri romani: devono uscire di scena. «Per me è una totale mancanza di rispetto della nostra storia e della nostra cultura, è una cosa assurda, una roba da cancel culture», dice il sindaco di Borgone di Susa Diego Mele. Ha deciso di opporsi. Non risponde alla mail autorizzando la modifica. Non vuole vedere le due vie del suo paese nella bassa Val di Susa, già chiamate via IV Novembre e via XXV Aprile, cambiare forma.
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Venerdì 2 dicembre. La battaglia del sindaco si è arricchita di due telefonate importanti. Prima telefonata: «Ho parlato con una dipendente dell'ufficio Istat di Torino e ho chiesto spiegazioni. Mi ha risposto che la decisione riguarda tutta Italia. Ed è stata presa per andare incontro ai cittadini stranieri e a quelli di bassa scolarizzazione, ha detto esattamente così. "Ma come?", ho detto io.
"La cultura è un elemento di integrazione". Mi è stato risposto che sono l'unico sindaco ad aver sollevato delle perplessità, che a Torino stanno procedendo e che in tutta la provincia ormai il cambiamento è quasi ultimato». La seconda telefonata è stata quella con gli uffici della Regione Piemonte: «Volevo capire. E nessuno, davvero nessuno, sapeva niente di questa decisione».
Ora, diciamolo subito, il sindaco Diego Mele, 32 anni, di mestiere consulente informatico, ha fatto tutta la sua carriera politica a destra, ed è stato eletto con Fratelli d'Italia nel 2019.
A nessuno sfugge che fu proprio Benito Mussollini, da cui discende la storia di questa destra italiana, a volere l'uso dei numeri romani accanto a quelli del calendario tradizionale, a partire dalla Marcia su Roma: «Anno I dell'era fascista».
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«Ma cosa c'entra?», dice il sindaco Mele. «Io sono di destra, va bene, ma credo che questa dovrebbe essere una battaglia bipartisan, una battaglia che dovrebbe stare a cuore a tutti quelli che tengono alla storia italiana e alle nostre radici. Non si cancellano i numeri romani per ragioni di semplificazione, noi discendiamo da quella cultura. Faccio un esempio: anche il professor Alessandro Barbero, che sicuramente è di sinistra, sostiene l'importanza della memoria. Che senso ha cancellare il nostro passato?».
Nel caso del piccolo comune di Borgone di Susa sarebbero due strade. Due strade che cambierebbero nome prima nei registri digitali, poi anche fisicamente. Nuove targhe agli incroci. E nuove carte d'identità per i residenti: «Mario Rossi, nato a Borgone di Susa il 31 marzo 1971, residente a Borgone di Susa in via Venticinque Aprile trentuno».
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Il sindaco Diego Mele è convinto che agli altri sindaci non sia sfuggita l'importanza di questo cambiamento. «Secondo me molti di loro semplicemente non hanno letto quella mail. Ma non è una cosa piccola, come potrebbe sembrare. Lo ripeto, è una cosa grande: non ha senso rinunciare alla nostra storia nel nome di una presunta semplificazione o per andare incontro alle persone che non conoscono bene l'italiano. Che qualcuno possa aver accettato una cosa del genere senza battere ciglio mi lascia sbigottito».
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Ci sarebbe poi la ragione riconducibile all'archiviazione digitale. Cioè fare ordine nel gigantesco e variegato stradario italiano, cercare di renderlo più uniforme e coerente. «Ma se vi riferite alla codificazione digitale, quindi alla difficoltà di inserire i numeri romani nel sistema, anche questo non ha senso e lo dico perché è il mio mestiere. Possono tranquillamente essere ordinati e riconosciuti». La cosa buffa è questa: se uno cerca via IV Novembre su Google Maps, in qualunque modo la scriva, la trova. «A loro non importa. Mi hanno detto che verrò richiamato. Mi hanno detto che alla fine, volente o nolente, faranno quello che è stato deciso».
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