Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
BONUS Renzi 80 Euro
Abolire gli 80 euro di Renzi facendoli rientrare nel gioco delle aliquote e sterilizzare in maniera definitiva l'aumento dell' Iva. Finita la pacchia legata alla propaganda sui migranti (pesa il voto parlamentare sul caso Diciotti) e verificato che quota 100 non è abbastanza sul fronte dell' economia perché il Nord chiede altro, la Lega sta lavorando alla riforma fiscale. Il sottosegretario all' Economia Massimo Bitonci, che si è già occupato del decreto sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, conferma: «La stiamo scrivendo, ma il lancio lo farà Salvini. Non posso dire di più».
MASSIMO BITONCI
Di più è questo: l'annuncio è previsto a marzo, il provvedimento avrà la veste di una legge delega. Dunque non si aspettano le Europee e si farà finta di niente rispetto ai dati negativi del Pil e al pressing europeo per una manovra correttiva. È anche la risposta al reddito di cittadinanza che alla vigilia del 26 maggio potrebbe avere un effetto-traino superiore all'intervento sulle pensioni.
MASSIMO GARAVAGLIA
La riforma avrà un suo senso politico ed elettorale, ma allo stesso tempo tiene fede alle promesse pre-4 marzo (la flat tax) e produce un'interlocuzione con il mondo dell'economia finora molto scettico sulle misure del governo giallo-verde. Non è sfuggito ai leghisti un recente discorso di Ignazio Visco (28 gennaio) alla scuola Sant'Anna di Pisa. Il governatore di Bankitalia ha detto chiaramente due cose: gli 80 euro sono stati un errore e il Paese ha bisogno di una vera riforma fiscale per ripartire. Potrebbe essere presto accontentato.
Al testo lavorano Bitonci, il viceministro al Tesoro Massimo Garavaglia e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Sono i depositari di un provvedimento sul quale vige un comprensibile riserbo. Con un sorriso eloquente Bitonci risponde così alle domande: «Ci sono gli 80 euro? Non posso parlare. Cancelliamo definitivamente le clausole di salvaguardia? Non posso parlare». Insomma, le due misure ci sono e il work è in progress avanzato. Sparirà quindi dalle buste paga la voce "credito articolo 1 DL 66/2014" che rappresenta il bonus concesso dopo le ultime europee dal governo Renzi.
salvini giorgetti
Quei soldi rientreranno nelle tasche dei percettori attraverso la riformulazione delle aliquote e non come credito d' imposta. Ma il vero coniglio dal cilindro è la cancellazione degli aumenti dell' Iva. «La soluzione l' ha trovata Garavaglia», confida Durigon. Dev'essere un trucco davvero degno di Houdini perché da anni le nostre Finanziarie sono appese alle imprescindibili clausole di salvaguardia, ovvero debiti coperti da una garanzia sicura come lo è il rientro attraverso la tassa sui consumi. Le hanno usate i governi del Pd ma il governo Conte si è superato con numeri abnormi. Le clausole valgono 23 miliardi nel 2020 e 28,7 miliardi nel 2021: quasi 52 miliardi totali.
matteo salvini giancarlo giorgetti
La legge di bilancio in vigore è stata fatta su queste cifre debitorie e sul famoso extradeficit del 2,04. Significa che se i conti sballano l'aliquota agevolata passerà dal 10 per cento al 13 e l' Iva ordinaria dal 22 al 25,2 nel 2020 e addirittura al 26,5 per cento nel 2021. Un massacro.
L'obiettivo è nobile: eliminare la ciambella di salvataggio e stare finalmente a galla da soli. Come i bambini che crescono. In più significa liberarsi di un' ipoteca europea che pesa sui nostri conti pubblici. Il come farlo, quali spese dello Stato andare a colpire per liberare queste risorse, resta per il momento un segreto ben custodito dal mago Garavaglia. Ma non succederà con una patrimoniale, sempre negata dal vicepremier del Carroccio.
Fonti vicine al ministro Giovanni Tria si limitano a commentare l' aspetto politico della riforma: «Salvini ha capito che quota 100 non era una misura sufficiente».
il ministro giovanni tria (2)
Sufficiente per rispondere al malumore degli elettori del Nord, agli imprenditori, alla base leghista quella storica. Ci vuole una scossa sul fisco, che è anche il fondamento per ricostruire un nuovo centrodestra, senza Berlusconi, il reale traguardo politico di Salvini. Il vecchio centrodestra, in fondo, nacque intorno allo slogan "meno tasse per tutti", sulle due aliquote che periodicamente il Cavaliere presentava nel salotto di "Porta a porta" senza mai riuscire a realizzare il progetto.
Anche stavolta ci si affida a una riforma del fisco che crei una distinzione netta tra uno schieramento e l' altro, che sia l' elemento costitutivo del polo da coalizzare intorno a Salvini. Sarà anche un modo per distinguersi dall' alleato Di Maio. Un primo strappo al "contratto di governo".