Claudio Tito per “la Repubblica”
ROBERTA METSOLA GIORGIA MELONI
«La linea di fondo al momento non può cambiare». Una frase ripetuta sostanzialmente in ognuno dei tre colloqui sostenuti a Bruxelles da Giorgia Meloni. Ha accompagnato prima l'incontro con Roberta Metsola, poi quello con Ursula Von Der Leyen e quindi l'ultimo con Charles Michel. La risposta dell'Ue ai temi sollevati dalla premier italiana è stata dunque questa.
Nel carniere della neo premier è così entrato ben poco di concreto. Unico punto sul quale si è registrata totale intesa tra i padroni di casa e l'ospite, il sostegno all'Ucraina.
Se la presidente del consiglio italiana si aspettava di poter far cambiare idea ai vertici europei con un solo appuntamento, ecco forse dovrà rivedere i suoi conti. Poi, certo non si è trattato di un esordio segnato da liti, scontri o freddezza. Niente di tutto questo. «Grazie Giorgia Meloni per il forte segnale lanciato con la tua visita alle istituzioni europee nel tuo primo viaggio all'estero.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN
È stata una buona occasione - è stato il tweet con cui la presidente della Commissione ha commentato il colloquio - per scambiare opinioni su temi critici che vanno dal sostegno all'Ucraina, all'energia all'Italia, al NextGenEU e alla migrazione».
Ma nel merito, alla fine, il giudizio comunitario sui dossier più cari al nuovo governo italiano non è cambiato. E nemmeno era possibile modificarlo in questo momento: dalla necessità di ridurre il debito pubblico all'attuazione senza modifiche (se non molto limitate) al Pnrr, dalla gestione dei migranti all'energia.
giorgia meloni charles michel 3
E questo nonostante tutti i tre i suoi interlocutori la presidente del Parlamento europeo, quella della Commissione e quello del Consiglio europeo - le abbiano riconosciuto di non essersi presentata a Bruxelles con un'agenda volta a squassare gli attuali equilibri. Del resto, gli uffici di Bruxelles avevano preparato questo appuntamento evitando con cura di costruire una barriera di pregiudizi e negatività formali.
Da giorni, soprattutto Von Der Leyen e Michel, spiegavano a tutti i loro interlocutori preoccupati dall'avvento della destra italiana, che ci saranno comunque le condizioni per lavorare con l'esecutivo di Roma e che la "squadra" meloniana sarà giudicata dai fatti e non dagli slogan del passato più o meno recente. Un modo per dire: se verranno rispettate le regole e gli impegni, non ci saranno problemi.
giorgia meloni roberta metsola 7
In caso contrario i problemi emergeranno anche in maniera esplicita. Non è un caso che Meloni per descrivere la discussione abbia usato ieri un aggettivo, «franca», cui in diplomazia si ricorre per spiegare che le posizioni sono diverse e che sono state esplicitate in maniera molto netta. «Mi pare che dal punto di vista anche personale, umano, l'interlocuzione - ha sottolineato la presidente del consiglio - sia stata molto franca e positiva. Ho trovato orecchie disponibili all'ascolto».
Ma l'esito finale, comunque, non ha accolto le aspettative di Meloni che ha esordito puntando sulla «difesa dell'interesse nazionale». Sul Pnrr, ad esempio, sia Von Der Leyen sia Michel hanno ribadito che modificare sensibilmente il piano può essere pericoloso. Sebbene la leader di Fdi abbia più volte richiamato l'attenzione su «come riuscire a lavorare insieme per implementare il Pnnr» e «ragionare sulle grandi priorità, come la questione energetica».
giorgia meloni ursula von der leyen
Stesso discorso sui migranti. La premier ha insistito sulla necessità di dare «priorità alla difesa dei confini esterni». Bruxelles considera doveroso il salvataggio in mare degli essere umani, ricorda che esiste già un accordo volontario sulla distribuzione dei nuovi arrivi, che altri Paesi come quelli dell'est stanno ospitando milioni di ucraini e che si sta lavorando ad un nuovo provvedimento ma non prima di un anno.
Sull'energia, poi, difficilmente si potranno fare passi avanti nella direzione immaginata dal centrodestra in campagna elettorale. Tutti le hanno spiegato che i provvedimenti di fondo sono quelli già approvati: in particolare il RepowerEu.
Fondi nuovi sul modello Recovery sono da escludere e che non ci potranno essere disposizione dirette dell'Ue sulle bollette. Meloni chiede «soluzioni concrete». Ma si dovrà verificare a fine mese la praticabilità del tetto al prezzo del gas. Ipotesi, peraltro, che sta diventando sempre più critica.
giorgia meloni charles michel
Su tutto, poi, resta il "nodo dei nodi" italiani: il debito pubblico. L'inquilina di Palazzo Chigi ha fatto notare che stanno «andando di corsa per approvare la legge di Bilancio».
L'invito a controllare debito e deficit è stato rimarcato. Una sollecitazione che equivale ad evitare scostamenti eccessivi in questa manovra.
Anche in vista della riforma del Patto di Stabilità che mercoledì prossimo sarà presentato dalla Commissione e che seppure alleggerirà le procedure per il rientro dal debito eccessivo, nello stesso tempo introduce un meccanismo che obbliga a negoziare con la Commissione i risparmi da effettuare. Nessuna lite palese, dunque. Ma a Bruxelles nessuno ha fatto sconti al nuovo esecutivo italiano. Adesso conta la prova dei fatti.