1. "ME TOO". WEINSTEIN SARÀ ESTRADATO IN CALIFORNIA PER IL NUOVO PROCESSO
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Secondo la Bbc, il produttore cinematografico Harvey Weinstein può essere estradato in California per affrontare ulteriori accuse di violenza sessuale. Lo ha stabilito un giudice di New York. L'ex magnate e produttore di Hollywood sta scontando dallo scorso anno una pena detentiva di 23 anni a New York, dopo la sentenza di condanna per stupro e aggressione sessuale. I suoi legali avevano chiesto con forza che il loro assistito restasse a New York per ricevere cure mediche adeguate, ma la richiesta è stata respinta e ora vorrebbero impugnare la sentenza. Weinstein non sta bene ed è "controllato da vicino", dicono.
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Ieri, il giudice della corte della contea di Erie, Kenneth Case, ha respinto le argomentazioni degli avvocati di Weinstein secondo cui i pubblici ministeri di Los Angeles non avrebbero presentato documenti in modo appropriato. L'ex produttore, 69 anni, simbolo dello scandalo "Me Too" e figura tra le più potenti di Hollywood, ha sempre negato ogni accusa e sempre detto di avere avuto solo relazioni consensuali.
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Ora dovrebbe essere trasferito in California - dove tutto è cominciato - e dove entro la metà di luglio, Covid permettendo, Weinstein dovrà affrontare un processo con ben 11 capi d'accusa, tra cui le aggressioni sessuali su cinque donne avvenute a Los Angeles tra il 2004 e il 2013.
L'avvocato difensore Mark Werksman ha dichiarato: "Siamo delusi dalla sentenza del giudice". Werksman ha affermato che la sua squadra ha presentato una petizione per impedire il trasporto di Weinstein "fino a quando non potrà ricevere le cure mediche di cui ha bisogno a New York". In programma ci sarebbero due interventi chirurgici proprio a New York a seguito di una serie di problemi di salute che non sono stati resi ancora pubblici. Tra le patologie i suoi avvocati avevano dichiarato anche la sopraggiunta cecità.
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2. IL «CASO WEINSTEIN» DIVENTA ANCHE UN FILM
Cinzia Romani per "il Giornale"
Il caso Harvey Weinstein, che ha fatto tremare Hollywood, dando luogo al movimento #MeToo, è venuto alla luce grazie a due giornaliste investigative del New York Times. E adesso il loro lavoro diventa un film, diretto dalla tedesca Maria Schrader. Era il 2019 quando le reporter Jodi Kantor e Megan Twohey si misero sulle tracce del produttore e dei suoi abusi sessuali, ai danni di parecchie stelle e stelline del Sunset Boulevard. Dalla mole di quei dati è nato anche un libro, She said («L' ha detto lei», frase difensiva preferita da Weinstein), divenuto ben presto un bestseller e portatore del Premio Pulitzer alle autrici.
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Ora quel titolo si trasforma in un film, prodotto dalla Universal Pictures: set aperto ad agosto. La regia è affidata a Maria Schrader, nota per la sua serie Netflix Unhortodox, grazie alla quale ha ricevuto un Emmy Award l' anno scorso.
A sottolineare l' importanza del progetto, c' è Carey Mullighan nel ruolo principale, quale accusatrice del produttore portato alla sbarra, tra l' altro, dalla sua ex-amante Asia Argento. Di Carey Mulighan ricordiamo il dramma vittoriano Suffragette, dove l' attrice recitava insieme a Meryl Streep.
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E mentre in America si svigorisce il movimento #MeToo, anche per la crescente insofferenza globale verso il politicamente corretto, che vuole le donne vittime, pur se consenzienti - la scaltra Gwyneth Paltrow, che vende online candele al profumo della sua vagina, deve l' immeritato Oscar per Shakespeare in Love proprio ai suoi traffici con Weinstein, ex-potente «deus ex machina» della Miramax - , giova ricordare la vicenda del producer. Condannato nel 2020 a 23 anni di carcere, Weinstein ha fatto ricorso, ottenendo un nuovo avvio del processo a suo carico presso la corte di New York. Mentre a Los Angeles, sul suo capo pendono altre procedure per lo stesso motivo: sarebbero un centinaio le donne molestate dal tycoon.
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Nel frattempo, molti documentari e serie televisive si sono cimentati con lo scandalo Weinstein: dal film The Assistant alla serie The Morning Show.
She said, però, è il primo lungometraggio sulla vicenda e farà discutere, anche per le difficoltà giuridiche da aggirare prima del ciak.
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