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    LA PARABOLA DI “MATER CAMORRA” – UN PASSO FALSO SPEDISCE IN CARCERE MARIA LICCIARDI, IL "SUPERBOSS FANTASMA" ALLA GUIDA DEL CARTELLO "ALLEANZA DI SECONDIGLIANO", ARRESTATA MENTRE PROVAVA A IMBARCARSI PER LA SPAGNA. TENTATIVO DI FUGA PERCHÉ AVEVA CAPITO CHE IL SUO REGNO ERA IN PERICOLO? O DESIDERIO DI RIVEDERE LA FIGLIA? – HA AVUTO UN POTERE IMMENSO AL PARI DELLE RISORSE FINANZIARIE. NEL 2003 AI GIUDICI DISSE: “SONO UN CASALINGA, MA…”


     
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    Antonio E. Piedimonte per "La Stampa"

     

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    La fiaba nera della regina invisibile è finita. A chiudere l'ultima scena, ieri nell'aeroporto di Roma-Ciampino, i carabinieri dei Ros, gli investigatori dell'Antimafia e i magistrati della procura di Napoli che hanno messo fuori gioco la protagonista: Maria Licciardi, il «superboss fantasma» alla guida del cartello noto come Alleanza di Secondigliano, la donna che a suo tempo Luigi Giuliano («re Lovgino», il capo dei capi), indicò come «La mamma della camorra».

     

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    Meno suggestive le parole che fungono da titoli di coda per questa trentennale epopea criminale: associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione. Un passo falso? Il desiderio di rivedere la figlia che vive in Spagna? Un tentativo di fuga perché aveva capito che il suo regno era in pericolo? Non è ancora chiaro cosa sia accaduto, di certo «a Piccerella» (la piccolina, il suo soprannome) ha commesso un errore. Dopo anni di invisibilità, si è «mostrata» agli occhi dei cacciatori dell'Arma giusto un attimo prima di imbarcarsi, un frangente fatale, così come le sue possibili conseguenze: senza di lei (carismatica al punto da mantenere la pace tra i grandi clan) ora la cosca e l'intera coalizione rischiano di implodere.

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     E difatti i nemici hanno già cominciato a sparare i fuochi d'artificio (un classico da queste parti) e ad aprire bottiglie di champagne che equivalgono a tamburi di guerra. Dalla cronaca alla leggenda e ritorno: «Mater camorra» ha le fattezze di una dimessa settantenne dal sorriso gentile, un'anziana bassina e minuta lontana anni luce dalla Scianèl di «Gomorra» (che a lei sarebbe ispirata).

     

    «Mater camorra» è anche il titolo di un bellissimo libro di Luigi Compagnone uscito nel 1987. E c'è chi si chiede: quest' anonima signora che potresti incrociare al supermercato è davvero la «bloody Mary» che l'ex boss della Sanità accusa di oltre cento efferati omicidi? Nessun dubbio per gli inquirenti: lei ha guidato l'Alleanza, ovvero la federazione che dopo aver sterminato l'esercito cutoliano (oltre 900 morti), dagli anni Novanta detta legge a Napoli e non solo. Un potere immenso al pari delle risorse finanziarie, miliardi investiti in attività (legali) in Italia e in Europa: alberghi, ristoranti e bar di lusso, abitazioni, villaggi vacanze e intere filiere del vestiario, dalle fabbriche ai negozi (in origine i Licciardi e i Contini, loro sodali, erano dei magliari).

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    «Mi chiamo Licciardi Maria, sono casalinga ma ho sempre lavorato, ho fatto la calzolaia», disse ai giudici nel 2003 in un processo che la vedrà assolta (lo Stato le pagò un risarcimento per ingiusta detenzione). Nel 2019 sfuggì a un maxiblitz ma poi i suoi avvocati riuscirono ad annullare la misura cautelare. Defilata, protetta da un reparto speciale destinato al suo «occultamento». Dopo gli anni di carcere, sempre lontana dai riflettori.

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    Non fu provato un suo coinvolgimento nemmeno nella «strage della Resurrezione», dal nome della chiesa dove fu affissa lista dei ragazzi che sarebbero stati ammazzati per punire l'uccisione (involontaria) del »Principino», amato nipote ed erede al trono. Ne giustiziarono una decina (molti fuggirono all'estero), finché una processione di mamme del quartiere si recò dalla Piccerella per una supplica: fermare le esecuzioni. E così fu. Questa è una cosa seria, una cosa da donne, avrebbe detto in quell'occasione Mater camorra.

    maria licciardi come scianel di gomorra maria licciardi come scianel di gomorra

     

    E la storia sembra darle ragione: celate tra fornelli e bambini, dietro le quinte, mamme, sorelle e mogli hanno sempre dettato la linea. Invisibili finché, negli ultimi anni, con i maschi in galera o al camposanto si è reso necessario uscire allo scoperto. Tra i casi più noti: la «vedova nera» Anna Mazza a capo del clan Moccia sino al 2017; Teresa De Luca Bossa, prima donna al 41 bis (nonché mamma del mandante dell'autobomba fatta esplodere a Ponticelli); Nunzia D'Amico massacrata in strada con sette colpi di pistola. Un elenco ora destinato ad allungarsi e insanguinarsi sempre di più.

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