Da “La Stampa”
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Rimane aperta la partita per la cessione di Carige da parte del suo azionista di maggioranza, il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Il Fitd ha rigettato l'offerta di Bper, che tuttavia non rinuncia al tentativo di mettere le mani sull'istituto di credito genovese.
In una nota, la banca modenese aveva ribadito a Fitd la «propria disponibilità a fornire i chiarimenti richiesti» e a «effettuare gli approfondimenti ritenuti necessari», ma «nel contesto di un adeguato regime di esclusiva».
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La strategia che il Fitd ha chiarito ieri è però diversa: non dare alcuna esclusiva, riaprire la partita senza che ci sia un favorito. A questo punto non è escluso che Crédit Agricole possa riprendere in mano il dossier, nonostante le parole di disinteresse pronunciate in pubblico i giorni scorsi dal numero uno Giampiero Maioli.
giampiero maioli credit agricole
La banca modenese ha messo sul piatto una proposta non vincolante, con una richiesta di supporto da un miliardo all'azionista di controllo e il successivo lancio di un'Opa per gli azionisti di minoranza, in pratica l'11% del capitale, a 0,80 euro per azione.
Il Fitd aveva replicato che l'offerta meritava «approfondimenti» ma che non poteva essere presa in considerazione perché, per statuto, il consorzio delle banche italiane non può sostenere un impegno maggiore di 600 milioni in ricapitalizzazione.
BPER BANCA POPOLARE DELL EMILIA ROMAGNA
Si è fatta largo l'ipotesi di un'eventuale modifica o deroga allo statuto, trainata dalle banche favorevoli alla ricapitalizzazione. Il presidente di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha spezzato una lancia a favore di Bper.
gian maria gros pietro
«Non credo che l'operazione sia su un binario morto», ha dichiarato due giorni fa. «Certamente il Fitd ha uno statuto e i suoi organi sociali non possono andare oltre i limiti dello statuto» ma quella di Bper «sarebbe non soltanto un'operazione di consolidamento ma di messa in sicurezza di una banca, dei suoi clienti, dei suoi depositanti, attraverso una via diversa dalla liquidazione».
Ben vista da Bankitalia e dal governo, l'offerta di Modena era stata accolta con favore dai grandi gruppi bancari. Più freddi gli istituti medio-piccoli, per i quali la condivisione di una ricapitalizzazione da un miliardo di euro sarebbe onerosa.