SERGIO MATTARELLA COME IL VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA DI CASPAR DAVID FRIEDRICH - BY LUGHINO/SPINOZA
Ugo Magri per la Stampa
La riserva della pazienza presidenziale si esaurirà martedì, nel secondo giro di consultazioni. Dopodiché Sergio Mattarella tirerà le somme e, se i leader non gli avranno sottoposto soluzioni concrete, scioglierà le Camere. Ma nei conciliaboli di queste ore si dà per certo che l' ultimatum, quello vero, scadrà ben prima dei colloqui ufficiali al Quirinale. In altre parole, le decisioni irrevocabili dovranno essere prese già domani, al massimo nel primo pomeriggio, perché dopo potrebbe essere tardi.
E il motivo della scadenza così perentoria esige una spiegazione che i frequentatori del Colle (mai così affollato nel cuore di agosto) illustrano nei termini seguenti: domani sera la presidenza della Repubblica renderà noto il calendario delle consultazioni; se non vi ha ancora provveduto è perché, prima di fissare gli appuntamenti con le delegazioni dei partiti, Mattarella intende capire bene dove si sta andando a parare, in modo da regolarsi di conseguenza. Che cosa può cambiare, ai suoi occhi?
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Doppio scenario Potranno accadere due cose. Ad esempio, che al momento di definire il programma dei colloqui la crisi sia sulla buona strada, con Cinque stelle e Pd che stanno trovando la quadra; oppure che per quell' ora siano maturate altre soluzioni di cui però al momento non si vedono i segnali, tipo "governo Canossa" (grillini e Lega di nuovo amici come prima). In altre parole, può darsi che il capo dello Stato domani sera sia in grado di cogliere la serietà dei tentativi in atto e l' importanza di ciò che martedì andranno a dirgli i protagonisti.
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In questo caso Mattarella dispiegherà un "format" di consultazioni adeguato, dedicandovi perlomeno un' intera giornata, in modo da registrare con scrupolo notarile (e doverosa solennità) il volere dei partiti.
In caso di fiasco Ma al momento nessuno può escludere che maturi un secondo scenario, molto meno incoraggiante. E dunque emerga con desolante chiarezza il fiasco di tutti i tentativi di formare un governo. A quel punto, fa notare chi sul Colle è di casa, Mattarella potrebbe scegliere di tagliare corto, stringendo al massimo la durata delle consultazioni, e giudicando sufficiente dedicarvi una mezza giornata. Con due evidenti vantaggi: evitare che all' ultimo istante, magari solo per imbrogliare le carte, qualcuno provi a inventarsi qualche improbabile soluzione; e risparmiare all' Italia, giustamente in ansia per quanto potrà accadere, perlomeno la farsa di consultazioni tanto pompose quanto inconcludenti. Semplificando al massimo: se Mattarella dedicherà ampio spazio alle consultazioni di martedì, dovremo dedurne che dietro al fumo c' è pure un arrosto; se viceversa i colloqui al Quirinale verranno ridotti al minimo, sarà il segno premonitore di una crisi senza sbocco.
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Le mosse successive Comunque vada a finire, mercoledì sarà il giorno dell' incarico di governo.Mattarella lo conferirà a chi gli suggeriranno M5S e Pd (a patto che si mettano d' accordo), oppure a qualche personalità neutra, nel caso si debba formare un governo di garanzia incaricato di portarci in fretta a votare. Il programma politico del governo elettorale sarebbe formato da sette-otto ministri tecnici con molte deleghe e avrebbe un mplicissimo, di tre sole parole: «Tornare alle urne». Dovrebbe presentarsi in Parlamento, perché così vuole la Costituzione, ma solo per essere bocciato.
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Un attimo dopo, il presidente firmerebbe il decreto che manda tutti a casa.