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    LA PIU’ FAMOSA NON-CANTANTE DEL MONDO? RITA ORA! - AL SUO ATTIVO HA UN SOLO ALBUM (DEL 2012), MA HA SFONDATO FACENDO TUTTO: GIUDICE A 'X-FACTOR', PRESENTATRICE, DESIGNER, MODELLA, ATTRICE - FIGLIA DI IMMIGRATI KOSOVARI, E’ CRESCIUTA IN POVERTA’ - LA ROTTURA CON JAY-Z E LA SUA CASA DI PRODUZIONE


     
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    Peter Robinson per “Vanity Fair”

     

    Rita Ora Rita Ora

    Abbiamo iniziato a chiacchierare da un paio di minuti in una casetta prefabbricata, zona ovest di Londra. Rita Ora sta girando un promo, con un cast di decine di persone e una Ferrari rossa. Chissà come, siamo passati dal discutere dello storyboard della clip a decidere se l’autunno sia o meno la stagione migliore, fino al compleanno di Rita, che cade il 26 novembre, che la porta a fare congetture sul fatto di far parte o meno del club dei 27enni.

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    E ora, in una conversazione che in pochi minuti ha accelerato quasi quanto la sua carriera agli inizi, stiamo parlando di esaurimenti. «I miei 25 anni sono stati orribili», aggiunge. «I 26 sono stati ok». Incredibile ma vero, sono passati più di cinque anni dall’uscita dell’album con cui ha debuttato, Ora.

     

    Ironia della sorte, non essere riuscita a lanciare un secondo album nel tempo in cui i Beatles ne hanno sfornati nove è stata sia la causa che l’effetto della rottura con Jay Z e la sua casa di produzione, Roc Nation, con cui aveva firmato a 18 anni: a fine 2015, Rita ha denunciato la società di averla abbandonata per seguire interessi sempre più diversificati, chiedendo di rescindere il contratto. La Roc Nation ha risposto con una causa da 2,3 milioni di dollari, sostenendo che Rita non aveva prodotto abbastanza album. Con la battaglia legale che ne è seguita non ha potuto farne nemmeno uno.

     

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    Quando incontro di nuovo Rita due settimane dopo, siamo a 135 metri di altezza nel London Eye, dove partecipa a un webcast di Mtv dal vivo. Essere così in alto non la spaventa. Appena il webcast finisce saltiamo in auto e andiamo in un albergo vicino per la nostra intervista, dove le chiedo qualcosa in più su Jay Z.

     

    Ora riesce ad avere una visione positiva di tutta quella storia – «la cosa migliore che mi sia successa», «come fare un detox musicale» –, ma la situazione era molto meno rosea all’epoca.  «Sembrava un incubo», ammette, finalmente. «Ma era l’unica decisione che potevo prendere. Il mio rispetto e l’apprezzamento non è cambiato minimamente».

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    E allora cos’è cambiato?

    «Sono cambiata io. Volevo cambiare, ricominciare da capo».

     

    Strano, dico io, che Roc Nation non abbia capito i bisogni mutevoli dello spirito creativo. «Ma no, avevano capito!», esclama Rita. «Per quello non è stata una separazione facile, ma si è basata sul rispetto ed è andato tutto bene».

     

    Come tutto bene, li hai portati in tribunale!

    «No, non siamo andati in tribunale. Non posso entrare nei dettagli, la politica di queste cose è pazzesca per motivi che capirai, ma è andato tutto liscio, incredibile».

     

    Dettagli, motivi, facile... Davvero incredibile. Adesso che ha firmato con Atlantic è tornata in pista, e il suo nuovo album include una canzone che si intitola Soul Survivor, che di sicuro piacerà ai tanti artisti che le avevano scritto in privato per raccontarle i loro problemi con le case discografiche. Canticchia parte della canzone e finisce con: «Ho iniziato dal nulla, non ho nulla da perdere».

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    Ma davvero pensava di non avere niente da perdere?

    «Sì», dice stringendosi nelle spalle. «Ho perso molta fiducia in me stessa. Pensavo: “E adesso cosa faccio?”».

     

    Be’, quello che è riuscita a fare è stato sfondare fuori dal pop, e accumulare una fortuna stimata intorno a 3 milioni di sterline nel 2016, senza far uscire una sola nota, grazie a spettacoli live, performance da attrice (tra cui due capitoli della saga Cinquanta sfumature, in attesa che arrivi il terzo il prossimo anno) e diverse apparizioni tv (coach a The Voice, giudice a X Factor e conduttrice ad America’s Next Top Model), oltre a collaborazioni con marchi come Adidas per cui ha disegnato 15 collezioni. «Già», dice Rita, «ma sono cose che mi danno soddisfazione? Questa è la domanda vera».

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    Giusto: ti dà soddisfazione?

    «Le persone, nella vita normale, fanno lavori d’ufficio, dalle nove alle cinque, che forse non avevano in mente di fare da piccoli. Io ho amato tutto quello che ho fatto come donna e come imprenditrice, ma nel cuore, tutta la passione e le soddisfazioni che ho avuto nella vita sono da attribuire alla musica».

     

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    Disegno un cerchio su un foglio e chiedo a Rita come dividerebbe quella torta se volesse rappresentare la sua carriera. Non funziona. «C’è la musica dappertutto», dice. «È come un  cocktail!». Alla fine optiamo per una specie di donut: l’anello esterno, la musica, circonda tutto il resto, con uno o più anelli interni che rappresentano gli altri interessi di Rita. «Siamo nel 2017!», insiste. «Si possono fare un sacco di cose contemporaneamente. Ho sempre pensato che si possa scegliere l’artista che si vuole diventare: io ho deciso di diventare artista a 360 gradi».

     

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    Rita sembra felice quando le esprimo la mia ammirazione, perché tra le mille cose che fa è capace di esibirsi per il Papa alla canonizzazione di Madre Teresa («La sua macchina è incredibile») e recitare in controverse saghe di sesso come Cinquanta sfumature. Ma lei aggiunge subito che si paga un prezzo inevitabile con un calendario così fitto.

     

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    «A volte lavori così tanto che non te ne rendi conto e poi, semplicemente...», e produce il suono di una piccola esplosione. E mi racconta di quando, nel 2013, era svenuta durante uno shooting a Miami. «C’erano gli elicotteri e tutto il resto. Terribile. Era puro  semplice esaurimento, non sapevo fosse una cosa reale. Semplicemente ho visto tutto nero a un certo punto. Mi sono svegliata in ospedale e tutti mi dicevano: “Ok adesso devi riposare”. Sacrifichi un sacco, dal punto di vista mentale e fisico, per essere dappertutto. Forse è la vita che si sceglie, no? Ma in effetti sto vivendo il mio sogno».  

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    A chiunque venisse in mente di criticare il sogno di Rita o le sue ambizioni, bisognerebbe ricordare da dove viene: i genitori di Rita, fuggiti dal Kosovo, erano arrivati in Gran Bretagna come profughi quando lei aveva un anno e sua sorella poco di più, e avevano vissuto in quattro in una stanza prima di trasferirsi in una casa popolare un po’ più spaziosa nel complesso di Foreland House nella zona ovest di Londra.

     

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    Era cresciuta a un paio di strade dalla Grenfell Tower, per questo il giorno dopo l’incendio del 14 giugno scorso (87 i morti stimati, ndr), Rita si era precipitata a dare una mano. Mi racconta di suo padre che faceva i doppi turni, mentre sua madre studiava psichiatria e di sera faceva la cameriera. Dopo qualche tempo erano riusciti a mandarla a una scuola di recitazione privata. «Ero l’unica a scuola che non veniva da una famiglia ricca: tutte le ragazze avevano la Louis Vuitton e io ho tenuto lo stesso zainetto per sei anni. Ma non me ne fregava niente».

     

    A 16 anni, Rita era riuscita a prendere un caffè con la manager Sarah Stennett, che aveva avuto molto successo con le Sugababes e ora è uno dei manager discografici più potenti. «Volevo disperatamente entrare in uno studio», ricorda Rita. «Lei mi ha guardato e mi ha detto: “Voglio darti una mano. Ti mettiamo in uno studio oggi stesso”».

    rita in accappatoio rita in accappatoio

     

    Prima di approdare al contratto con Roc Nation un paio di anni dopo, un altro consiglio che Stennett le aveva dato era di lasciare Your Country Needs You, il talent show della Bbc di selezione per Eurovision Song Contest. In effetti viene da chiedersi dove potrebbe essere adesso Rita. «Oddio», dice con un gemito, «non voglio pensarci». Poi le si accende una lampadina. «Ma io sono una fan di Eurovision! Lo guardo eccome. I miei lo guardavano sempre!». Quindi le piacerebbe rappresentare la Gran Bretagna l’anno prossimo? «Penso... che potrei essere in tournée!».

     

    rita ora canta per madre teresa rita ora canta per madre teresa

    Potrebbe essere davvero così. Il suo secondo album è quasi pronto, ed è molto diverso, mi spiega, da quello con cui ha debuttato, che era una questione di «chi può contribuire? Ehi, tutti quanti, saltate sulla giostra! Di sicuro non era così che pensavo si facessero gli album. E adesso capisco che avevo ragione, non si fanno così».

     

    Il secondo album di Rita, che uscirà in primavera, è invece il risultato di poche collaborazioni scelte. Non conterrà nuovi pezzi con Calvin Harris, che a quanto pare ha tolto le sue canzoni quando la coppia si è separata. Sull’argomento Rita dice molto poco: «Per me appartiene al passato. Tutto quello che dico pare trasformarsi in un titolo di giornale e diventare una storia. Davvero, non voglio più titoli su questo argomento. È un ragazzo meraviglioso e adesso andiamo molto d’accordo».

     

    rita ora scende dall elicottero rita ora scende dall elicottero

    L’album includerà il recente singolo firmato da Ed Sheeran, Your Song, e il nuovo singolo Anywhere. Ci sarà anche il futuro singolo Girls, in collaborazione con Charli XCX. La canzone parla di «avere quella forza che ti tiene insieme, eccetera» – quell’«eccetera» forse si spiega nelle parole del coro: «Sometimes I just wanna kiss girls, girls girls, red wine, I just wanna kiss girls». (Certe volte ho solo voglia di baciare le ragazze, vino rosso e baciare le ragazze).

     

    «Quella canzone», spiega Rita, «rappresenta la libertà di parola, la possibilità di amare chiunque, a prescindere da colore, razza, sesso, e di poter celebrare la forza di essere donne».

    RITA ORA SENZA REGGISENO RITA ORA SENZA REGGISENO

     

    Ma sto morendo di fame!», annuncia all’improvviso Rita, e si volta a guardare il tavolo vicino, dove spicca un contenitore di plastica. «Quello è il mio pranzo», dice con una smorfia, «pollo asciutto e verdure stracotte: terribile». Ma non pranza da sola: attorno al contenitore di plastica sono sedute varie persone, tutte in attesa di iniziare una riunione con lei. Il suo tempo libero, oggi, è quello che ci mette per andare dal nostro tavolo al loro: tre secondi.

     

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