razzismo in pizzeria a licata

“LA PIZZA CONDITA DA QUEL NEGRO NON LA VOGLIO” – IN UN RISTORANTE DI LICATA, IN PROVINCIA DI AGRIGENTO, UN CLIENTE 50ENNE SI È RIFIUTATO DI PORTARE VIA LE PIZZE CHE AVEVA ORDINATO AL TELEFONO: QUANDO HA VISTO CHE A PREPARARGLIELE ERANO STATI DUE RAGAZZI DI COLORE SI È RIFIUTATO DI PAGARLE – LA RABBIA DEL TITOLARE: “NON SI È NEMMENO PREOCCUPATO DI NON FARSI SENTIRE DAI DIPENDENTI CHE ERANO PROPRIO DAVANTI A LUI E…”

Estratto dell'articolo di Elvira Serra per www.corriere.it

 

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«Non sono razzista, ma... la pizza condita da quel “negro” non la voglio». L’ultima sentenza ipocrita arriva da Licata, 22mila abitanti nell’Agrigentino, dove un cinquantenne ha lasciato sul bancone dell’asporto le due pizze che aveva ordinato per telefono perché a prepararle, orrore!, erano stati due ragazzi di colore, Luis e Wur ry. Che poi, se questo illuminato signore avesse avuto la curiosità di conoscere la loro storia, si sarebbe anche un po’ commosso. Luis, per esempio, è arrivato a Lampedusa quando aveva 8 anni e nel 2022, a 19, è riuscito a tornare in Gambia a riabbracciare la famiglia grazie al contratto di lavoro che ha nella «Fauzzerìa» incriminata, grazie al contratto di affitto e grazie al permesso di soggiorno. […]

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Poi c’è Wurry, pure lui del Gambia. Si era presentato tre anni fa a Gianluca Graci, il titolare della pizzeria che si chiama «Fauzzerìa», più o meno nello stesso periodo in cui Luis aveva cominciato a fare lo stage attraverso la comunità che lo aveva accolto.[…] Nella «Fauzzerìa», che è stata aperta nel 2016, lavorano anche Kledi e sua madre, loro sono albanesi. E poi ci sono Francesco, responsabile di sala, e Roberta, 36 anni, la moglie di Gianluca e la mamma dei loro due bambini, Carmelo e Salvatore, di 5 e 10 anni.

 

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«Ci sono rimasto davvero male quando quel tale ha lasciato le pizze sul bancone, anche perché non si è preoccupato di non farsi sentire da Luis e Wurry, che erano proprio davanti a lui. Non riesco a capirlo. Basti pensare che Licata un tempo aveva 55 mila abitanti e ora siamo 22mila: significa che pure noi siamo diventati migranti», prosegue Graci, che nella vita precedente è stato primo caporal maggiore dell’Esercito, che ha servito per sette anni stando sempre in cucina. […]

 

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