PAOLO CIRINO POMICINO CON LA FIGLIA
Melania Rizzoli per Libero Quotidiano
«Da oltre dieci anni io vivo con il cuore di un altro, e non l' ho mai avvertito come un corpo estraneo dentro di me, mai, nemmeno per un minuto, perché io lo sento mio, come l' ho sentito mio fin dal primo giorno in cui mi è stato donato e inserito nel torace, e che mi ha salvato la vita».
Ogni volta che incontro Paolo Cirino Pomicino non riesco a non guardarlo con il mio occhio clinico, perché ogni volta che lo vedo mi viene in mente che nel suo petto vive e batte il cuore di un altro, di un donatore sconosciuto, morto nello stesso giorno in cui lui invece ha ripreso a vivere. Perché a volte la morte gode a soccorrere la vita ed oggi "Hic mors gaudet succurrere vitae" é diventato il suo motto, e l' onorevole napoletano mi spiega il perché.
melania rizzoli
«Era il lunedì dell' Angelo dell' aprile del 2007, ed io ero a tavola al ristorante con due amici. Non avevo ancora iniziato a mangiare quando dall' ospedale mi arrivò la telefonata che mi avvertiva della disponibilità immediata di un cuore compatibile per il mio trapianto. Quel giorno ero solo a Milano perché Lucia, oggi mia moglie, si era recata a Roma per il compleanno della mamma, e da solo mi ricoverai d' urgenza, pur sapendo che avevo davanti a me sei lunghe ore di attesa, il tempo necessario per accertare e certificare la morte cerebrale del mio donatore.
Ma come tu sai, il paziente ricevente deve essere avvertito prima e preparato per l' intervento.
Inoltre il cardiochirurgo, il prof Mario Viganò, si trovava in vacanza a Camogli per le festività pasquali, per cui dovetti avvisare i carabinieri che, per l' emergenza e l' urgenza del caso, lo prelevarono con un elicottero e lo portarono al San Matteo di Pavia dove io lo attendevo».
cirino pomicino
«In quelle ore di tensione, mentre mi depilavano e mi monitoravano, per distrarmi, mi misi a scrivere un articolo per Il Giornale, che allora firmavo con lo pseudonimo di Geronimo, e prima di entrare in sala operatoria lo inviai all' allora direttore Mario Giordano, nella speranza di non aver vergato il mio ultimo pensiero. Però sentivo che quel giorno sarebbe stato quello buono, perché per ben due volte, nei mesi precedenti, ero stato chiamato, ricoverato e preparato al trapianto, che poi in entrambi i casi non fu possibile eseguire. La prima volta perché la famiglia ebbe un ripensamento, e non firmò il consenso alla donazione.
La seconda occasione accadde il 31 dicembre 2006. C' era un cuore disponibile a Caserta, era compatibile con me, ma tu sai che il dato finale lo stabilisce l' équipe chirurgica dell' espianto, quando visivamente verifica lo stato dell' organo da trapiantare, e quel cuore non fu ritenuto ritenuto valido, poiché stressato e rovinato elettricamente dalle terapie intensive usate in rianimazione. Probabilmente nel mio torace non si sarebbe mai riattivato. La terza volta è stata quella buona. Eppure ti confesso che tutte e tre le volte io ho sempre pregato affinché il donatore vivesse, perché non morisse per far vivere me. Pregavo e piangevo».
melania rizzoli
A questo ricordo Paolo si emoziona, la sua voce si incrina e sul viso gli scendono le lacrime, mentre io gli chiedo se è il suo nuovo cuore a gemere e come la sua emotività è cambiata con il cuore di un altro.
«No, no, quella è identica. Sai il trapianto azzera il romanticismo, anche se al di là del lato romantico del cuore, quello sentimentale e letterario, noi neurologi sappiamo che i sentimenti nascono, risiedono e si sviluppano nel cervello, che è la base delle nostre emozioni, che lì vengono prodotte, elaborate e trasmesse nel petto, magari tradotte con l' accelerazione del battito cardiaco. L' amore, il dolore e la felicità nascono nella nostra testa, e quando invadono il nostro corpo a volte non sono più governabili, quando sfuggono alla nostra razionalità, perché contaminate dalla emotività dell' anima. Io quel giorno ho provate tutte le emozioni possibili ed immaginabili».
mic 24 gior tosatti lau freddi
Paolo Cirino Pomicino è un medico, che quindi conosceva bene la sua patologia e la sua prognosi, ma quel giorno era soltanto un anonimo paziente come tanti che sperava di continuare a vivere, con tutti i timori per gli imprevisti e le complicanze che sarebbero potute intervenire.
«Sì certo che avevo paura, perché conoscevo i dolori e i rischi a cui andavo incontro, ed anche perché sarebbe stata la terza volta che mi riaprivano il torace, che mi fratturavano lo sterno, dal momento che io avevo già effettuato due interventi di by-pass aorto-coronarico, uno a Londra ed uno a Houston.
Gerardo D\'Ambrosio
Nella stanza accanto alla mia era ricoverato Giorgio Tosatti, il giornalista che conduceva la Domenica Sportiva su RaiUno, anche lui nelle mie stesse condizioni cardiache. A lui fu trapiantato un cuore più giovane del mio, un cuore di 36 anni, ma lui è voluto uscire troppo presto, non sopportava il ricovero, si è dimesso dall' ospedale prima dei tempi previsti, e fu colpito ai polmoni da una infezione micotica, un fungo resistente che non gli ha dato scampo. Lui rifiutò un secondo intervento e il suo nuovo cuore cessò di battere poco dopo. Giorgio morì in quella stessa camera vicino alla mia, durante la mia convalescenza».
«A me era arrivato il cuore di un uomo di 52 anni, deceduto a Vicenza per una banale caduta che gli provocò un ematoma intracerebrale devastante, ed io non dimentico la generosità della famiglia che acconsentì l' espianto, pur nella tragedia e nel dolore di quel momento. Fui trapiantato nella tarda serata di Pasquetta ed uscii dalla sala operatoria alle tre del mattino.
cirino pomicino con la moglie lucia
La ripresa è stata lunga e dolorosa, ma dal punto di vista psicologico non ho avuto problemi. In quei giorni pregavo perché i miei linfociti non aggredissero il nuovo inquilino, perché gli dessero il benvenuto e non lo rifiutassero. Sai, io sapevo tutto sul pericolo del rigetto, sulla degenza e sulla vita con un nuovo cuore, perché durante Tangentopoli ero diventato amico di Gerardo D' Ambrosio, quello del pool di Mani Pulite, anche lui trapiantato di cuore nel 1991, ed ero io ad interrogare il giudice di continuo sui tempi, sulle sensazioni, sul dolore e sulle paure che aveva provato, e lui mi rispondeva sempre sinceramente, con il sorriso sulle labbra.
Avevamo stabilito un forte legame di complicità, di confidenza e di amicizia grazie alla comune malattia. Il suo nuovo cuore è durato 21 anni, e non lo ha mai abbandonato, perché lui è morto per cause non cardiache.
POMICINO E DE MITA
La sofferenza di chi ha un cuore malato è tale che il dono del donatore equivale alla tua salvezza, ed anche se tu non lo conosci, lo pensi e lo immagini, sai che lui sarà il tuo salvatore, sai che nella tua lunga attesa lui è vivo, mangia, dorme, ama, lavora, magari è felice, e sicuramente è ignaro del destino che un giorno ci legherà per sempre, e così intimamente poi, senza incontrarci, senza scambiarci un abbraccio, una stretta di mano, senza mai guardarci negli occhi. Eppure il suo cuore oggi batte forte e vigoroso nel mio petto. La sua vita perduta mi permette di vivere la mia. Un dono immenso, incredibile e straordinario».
«Il mio terzo libro "La politica nel cuore", scritto durante la mia convalescenza, l' ho dedicato al mio donatore sconosciuto, ed a tutti quelli come lui ai quali il destino ha spento la vita per riaccenderne un' altra. Dopo il mio trapianto ho voluto la fotografia del mio vecchio cuore malato, e per esorcizzare il dramma vissuto ne ho fatto dei posters con su scritto "il petto e il cuore della Prima Repubblica battono ancora" e li ho regalati agli amici più cari, incluso D' Ambrosio. Uno è tuttora affisso nel reparto di cardiochirurgia del San Matteo di Pavia, di cui sono diventato testimonial.
paolo cirino pomicino
Sì, sì, cara Melania, tu mi domandi se l' amore e i sentimenti sono rimasti i miei, gli stessi che avevo con il mio cuore malato? Assolutamente sì, ma ti confesso che qualcosa è cambiato per sempre dentro di me. E sai cosa? Non ho più pronunciato ad una donna dopo il mio trapianto la mia frase preferita. Non ho mai più detto a nessuna: ti dono il mio cuore. E tu puoi ben capire perché».
Ps: ho scritto questo pezzo e fatto questa intervista dopo aver letto gli ultimi dati ufficiali del Centro Nazionale Trapianti (CNT) sulle donazioni degli organi, che sono in aumento nel sud Italia del 19%, mentre nei primi sei mesi dell' anno hanno avuto una significativa contrazione al nord.
Le opposizioni al trapianto da parte dei familiari dei deceduti nel nostro Paese sono calate del 5%. Mentre gli accertamenti delle morti cerebrali, step che costituisce il primo passaggio del percorso della donazione, sono cresciute del 10,3%, passando da 2.478 a 2.734.
romano prodi cirino pomicino