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    MICHELA GIRAUD E' BRAVISSIMA, SE FACESSE ANCHE RIDERE SAREBBE MEGLIO - DOPO AVER RIFILATO AGLI ABBONATI DI NETFLIX LA SUA VISIONE OMBELICALE DEL MONDO, LA COMICA VA IN SCENA AL BRANCACCIO CON LO STESSO SPETTACOLO RIVISITATO IN CUI PRENDE PER I FONDELLI CHI SPROLOQUIA DI GUERRA IN TV (MA NON ARRIVA TARDI?): “VIVIAMO NEL MOMENTO DELL'EGO. STO ATTENTA A NON SFOCIARE IN UN TERRITORIO NON MIO, QUELLO DEL COMICO CLASSICO ALLA BEPPE GRILLO. LUI SU CERTE COSE ERA IL NUMERO UNO. IO NO…”


     
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    Ilaria Ravarino per “il Messaggero”

     

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    Torna a teatro Michela Giraud, in scena stasera al Brancaccio con lo show La verità, nient' altro che la verità. lo giuro! reloaded!, in una versione rivisitata rispetto all'omonimo speciale realizzato dalla comica romana 34enne per Netflix.

     

    Al centro del monologo i cavalli di battaglia dell'attrice, dalle madri «generatori di ansia» alla «setta delle curvy» fino alla «categoria protetta dei maschi bianchi etero», che si aggiungono a una serie di nuovi temi d'attualità studiati per rinnovare il copione.

     

    Cosa cambia rispetto allo speciale su Netflix?

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    «Ci sarà una mezz' ora di contenuti nuovi: non volevo che i fan dello speciale, una volta a teatro, si ritrovassero a guardare lo stesso spettacolo. Parlare di pandemia non mi andava, quindi mi sono detta: ok, cosa sta succedendo adesso? Tante cose. Mi sono buttata e ho deciso di parlare di attualità. Spiazzerò, spero di non sconvolgere la gente».

     

    Attualità: intende la guerra in Ucraina?

    «Proprio quello. Ma dato che non sono titolata a parlare di guerra, parlerò di chi non è titolato a farlo ma lo fa lo stesso. Anche perché sulla guerra, sulle vite umane, sul fatto che ci sia una persona che ha deciso di invadere una nazione e uccidere la gente, non c'è niente da ridere. Eppure c'è tutta una scia di persone che potrebbero tacere e non lo fanno. Viviamo nel momento dell'ego».

     

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    Che fa, sale in cattedra?

    «No. Sto attenta a non sfociare in un territorio non mio, quello del comico classico alla Beppe Grillo. Lui su certe cose era il numero uno. Io no. Non mi prendo sul serio, non mi metto in cattedra, uso un linguaggio naif. Cerco la mia chiave. Sarà un esperimento».

     

    Nello spettacolo resta il tormentone della maestra Pina?

    «Certamente. Non credevo che avrebbe funzionato così tanto, e invece è diventata una delle battute che piace di più. La vera maestra Pina, che non si chiamava veramente Pina, credo sia passata a miglior vita. È andata a insegnare il body shaming agli angeli».

     

    Dopo lo speciale su Netflix è cambiato qualcosa nella sua carriera?

     «Ho notato più affetto dalle persone. Con LOL mi hanno scoperto, con lo speciale si è consolidato il legame. Le critiche ci sono sempre: mi sono levata da Facebook perché non voglio rovinarmi questo bel momento. In compenso Twitter, che mi aveva condannata (per un commento sull'attrice Demi Lovato, ndr), mi ha riaccolta con amore».

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    Ha ricevuto nuove offerte di lavoro?

    «Diciamo che Martin Scorsese non ha ancora chiamato. Condurrò i Diversity Media Awards su Rai1 con Miss Keta e Diego Passoni (il 28 maggio, ndr). Dovevo partecipare a un film di Netflix, ma ero impegnata a preparare lo speciale e ho dovuto rinunciare. Non ci sono altri progetti con loro, per il momento, ma spero di tornare a collaborare in futuro».

     

    A Roma ha incontrato Reed Hastings, fondatore di Netflix. Che vi siete detti?

    «Mi ha detto: Dopo Beppe Grillo e Zelensky, ci sei tu (Giraud conduceva l'inaugurazione degli uffici romani di Netflix, ndr)».

     

    Perché, farebbe politica?

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    «Soffrendo di deliri di onnipotenza, non escludo nulla. Il Quirinale? Perché no».

     

    La collaborazione con Willie Peyote com' è nata?

    «Willie mi ha chiesto un monologo da inserire nel suo singolo (Fare schifo, ndr). Ero a Milano, sono andata a Torino e abbiamo inciso. Su un disco c'ero già finita, con Mignottone Pazzo, la canzone di LOL. Un giorno mi metterò a cantare, anche se la mia agente non vuole».

     

    Non starà facendo troppo?

    «Non mi voglio sedere. La popolarità è anche figlia del tempo: e questo non è il momento di accontentarsi». Teatro Brancaccio, via Merulana 244, Oggi, ore 21

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