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    LA CINA È VICINA. ANZI, È GIÀ TRA NOI – LE AUTORITÀ TEDESCHE INDAGANO SULLA PRESENZA DI UNA STAZIONE DI POLIZIA ILLEGALE CINESE A FRANCOFORTE – SECONDO UN RAPPORTO DEL GRUPPO PER I DIRITTI UMANI SAFEGUARD DEFENDERS, PECHINO DISPONE IN EUROPA DI OLTRE 30 STAZIONI CHE UTILIZZA PER SPIARE E REPRIMERE GLI OPPOSITORI ALL’ESTERO – E A MARZO È STATA INAUGURATA A PRATO UNA “FUZHOU POLICE OVERSEAS SERVICE STATION”, SENZA CHE IL GOVERNO ITALIANO ABBIA AVUTO NULLA DA RIDIRE, ANZI...


     
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    1 – GERMANIA: LE AUTORITÀ INDAGANO SULLA PRESENZA DI UNA STAZIONE DI POLIZIA ILLEGALE CINESE A FRANCOFORTE

    Da www.agenzianova.com

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    Le autorità tedesche stanno indagando la possibile presenza di una stazione di polizia cinese illegale a Francoforte, dopo le notizie di stazioni simili contro i dissidenti in Olanda. Lo riferisce il quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”.

     

    Secondo un rapporto del gruppo per i diritti umani Safeguard Defenders, la Cina disporrebbe in Europa di oltre 30 stazioni di polizia illegali, che il governo di Pechino utilizza per spiare e reprimere gli oppositori all’estero. Una di queste stazioni, secondo il rapporto, si troverebbe in Germania. I controlli si svolgono a quasi una settimana dalla visita del cancelliere Olaf Scholz a Pechino dove incontrerà il presidente cinese, Xi Jinping, il 4 novembre.

     

    2 – LA TENTACOLARE POLIZIA CINESE E L'ANOMALIA ITALIANA

    Estratto dell’articolo di Giulia Pompili per “Il Foglio”

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    Un giovane dissidente cinese residente a Rotterdam è stato perseguitato dalla polizia cinese per tre anni per aver criticato il regime sui social network, e nonostante le garanzie dell’asilo  concesso all’uomo dai Paesi Bassi. Questo a causa delle “stazioni di polizia d’oltremare” che la Repubblica popolare cinese ha aperto  negli ultimi anni pressoché ovunque in Europa. Senza mai chiedere l’autorizzazione ai governi locali. Dopo che l’emittente televisiva olandese Rtl Nieuws ha pubblicato la notizia, l’altro ieri il ministero degli Esteri di Amsterdam ha annunciato un’indagine: “Queste stazioni sono illegali”.

     

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    A oggi sarebbero 46 le stazioni di polizia che la Cina avrebbe aperto fuori dai suoi confini nazionali, ma potrebbero essere molte di più. Del resto l’opacità con cui si muovono certe operazioni di Pechino è funzionale proprio a questo: rendere difficile la loro definizione secondo standard internazionali di garanzia e di sicurezza. Ma a cosa servano queste “stazioni di polizia d’oltremare” alla Cina è facile da intuire, e il caso di Rotterdam lo dimostra: controllare la fedeltà della popolazione all’estero, magari affidandole missioni operative e di raccolta informazioni, e controllare i dissidenti, costringendoli a rientrare in patria, minacciandoli e manipolandoli.

     

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    L’indagine sulle stazioni di polizia cinesi è diventata una questione internazionale. Il 3 settembre scorso il Foglio ha pubblicato per primo la notizia della “Fuzhou Police Overseas Service Station”, una stazione di polizia cinese inaugurata a marzo scorso nella città toscana di Prato. La polizia italiana aveva spiegato al Foglio che l’ufficio non destava particolare preoccupazione perché “si occupa solo di pratiche amministrative e non di pubblica sicurezza”.

     

    Eppure la nostra indagine sulle operazioni dell’ufficio a Prato, e le successive inchieste di giornali internazionali in diverse città europee, dimostrano il contrario. A fine settembre, su un report di Safeguard Defenders sulle operazioni transnazionali di polizia cinese, viene pubblicato un elenco di stazioni di polizia d’oltremare in Europa: tra le altre, se ne trova una a Dublino, tre in Portogallo, tre in Francia, addirittura nove in Spagna, solo una in Germania.

     

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    Di stazioni di polizia cinese in Italia ce ne sarebbero quattro: quella di Prato, infatti, sarebbe solo la punta dell’iceberg, legata al dipartimento di sicurezza della regione cinese del Fuzhou. Le altre tre, a Roma, Milano e Firenze, sarebbero legate al dipartimento della contea di Qingtian, nella provincia dello Zhejiang. [...]

     

    Fra tutti i paesi europei dove sono state scoperte le oscure stazioni di polizia cinese – a volte ufficialmente solo virtuali, e ospitate in sedi di associazioni di cittadini cinesi come quella di Prato – l’Italia è l’unico ad aver accolto, con il supporto di politica e  istituzioni, anche dei veri poliziotti cinesi, in carne, ossa e divisa. [....]

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