Michele Focarete per “Libero Quotidiano”
LA CASETTA DI CAMPAGNA FUORI NOVARA DOVE SI RIUNIVA LA PSICOSETTA
Lui nega ogni addebito e minaccia querele a raffica. Mentre gli agenti della squadra Mobile di Novara, coordinati dalla dirigente Valeria Dulbecco, continuano ad indagare e a raccogliere prove per incastrare Gianni Maria Guidi, il pensionato di 77 anni che - secondo l'accusa - avrebbe abusato per almeno trent' anni di molte donne, anche minorenni.
In questi giorni si analizza il materiale sequestrato, soprattutto informatico: oltre 30 cellulari e altrettanti computer e iPad. E si continuano ad ascoltare testimoni, più di una decina, e tutti puntano il dito contro l'orco. Dalla questura piemontese non trapela neppure una virgola: il riserbo è totale. Ma una ex adepta che chiameremo Luciana, 28 anni, impiegata, uscita dalla setta qualche anno fa, racconta.
psicosetta piemontese (1)
Non lo fa volentieri, perché ha voluto rimuovere quelle giornate pesanti, fatte anche di pratiche sessuali estreme e dolorose. Un'esistenza devastata, da schiava che accettava insopportabili violenze e soprusi di ogni genere. «Ma il mondo migliore che in cambio ci prometteva non arrivava mai. Quel mondo che lui descriveva come luminoso». Ci sono voluti diversi anni, prima che la donna si accorgesse di come era stata plagiata, sottomessa.
novara la sede della psicosetta
Spesso legata e sodomizzata. Ma poi ha capito che «le perle di saggezza» che il guru andava predicando, erano solo frottole. E ha raccolto tutto il suo coraggio e l'orgoglio che ancora aveva in corpo, denunciando. Nero su bianco. «Il mio ego era stato annullato, perché bisognava creare un'alternativa a questa esistenza. E chi non stava al passo, veniva abbandonato». Una storia tremenda che però insegna qualcosa: tra tante vittime c'è sempre quella che trova la forza mentale di dire basta e di andare alla polizia a denunciare il mostro.
psicosetta
Guidi, che non si faceva mai chiamare per nome dalle donne che definiva discepole, adepte, schiave, è titolare di una erboristeria a Milano, in via Osoppo. La stessa via che negli anni '50 fu teatro di una cruenta rapina milionaria i cui racconti tennero col fiato sospeso i lettori per diverse settimane. Forse, anche questa drammatica vicenda dai contorni ancora oscuri potrebbe suscitare un'intensa emozione tra l'opinione pubblica.
psicosetta piemontese
SESSO E SAGGEZZA
«C'era solo sesso», ricorda Luciana, «e non le perle di saggezza che andava predicando. Molte delle quali, venivano fatte scrivere su quaderni e singoli fogli, con particolare attenzione al tipo di carta, sempre ricercato e antichizzato, quasi arcaico».
E ne mostra uno: "Quelli che cadranno dovranno essere inesorabilmente lasciati indietro, dato che non è concepibile che si precluda uno sviluppo verso l'alto per rimanere vicino all'amico ed al camerata che non è in grado di camminare nella nostra stessa direzione. Tale atteggiamento per i più coerenti, dovrà essere applicato allo stesso livello oggettivo, familiare e sociale perlomeno su un piano interiore. Perché da un certo punto in poi i nostri amici potranno essere solamente coloro che percorrono la nostra stessa via".
DOGMI FASULLI
psicosetta piemontese
«Per questi suoi dogmi», ricorda Luciana, «mi allontanai dalla mia famiglia, dagli amici veri, credendo così di arrivare ad una evoluzione di una parvenza di vita normale. Tanto da farti credere che bisognava vivere in quel modo, nella promiscuità, nudi, come in un altro modo. Un percorso corale, basato sul segreto».
E ancora: «Solo i migliori possono tentare la via e solo pochi tra i migliori conseguiranno, forse, dei risultati. E io, stupidamente, volevo essere la migliore, concedendomi ogni volta che lui lo desiderava, giorno e notte». Infatti, nella casa isolata tra boschi di Cerano, Guidi, capo indiscusso della psicosetta, ribadiva anche con scritte, «che non erano adatti coloro che sono caratterizzati da tare fisiche o psichiche più o meno evidenti, anche in considerazione del fatto che certe menomazioni erano considerate, in tempi di tradizione vivente, delle signature di non qualificazione impresse nell'individuo». Gianni Maria Guidi, dal canto suo continua a ribadire la sua innocenza ed è convinto che questa storia gli abbia rovinato la reputazione, costruita con tanta fatica