Mauro Masi per Milano Finanza
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Come affrontare al meglio il rischio da calamità naturali? Mi scrive il dr. Alessandro Di Virgilio da Roma. Tema importantissimo nel nostro Paese dove si stima che la popolazione potenzialmente esposta ad un elevato rischio idrogeologico sia pari a 5,8 milioni di persone mentre quella esposta ad un elevato rischio sismico sia 21,8 milioni di persone.
In generale i differenti meccanismi istituzionali mediante i quali il rischio da calamità naturali può essere ripartito si possono distribuire su una linea ideale cui ad un estremo si collocano meccanismi ex post sulla base del principio generale di mutualità per cui la collettività (quindi la fiscalità generale) si fa carico in toto dei danni subiti solo da una parte di essa.
Al lato opposto si collocano meccanismi che fanno leva sul mercato. In questo caso i singoli individui decidono ex ante se sopportare il rischio o scambiarlo con altri soggetti attraverso una qualche forma di copertura assicurativa. Le varie situazioni concrete si distribuiscono su questa linea ideale mischiando a volte l’uno o l’altro dei sistemi.
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Da noi il modello coincide sostanzialmente con quello dell’intervento ex post da parte della fiscalità generale. Un modello che, al di là di alcune patologie contingenti, si è comunque rivelato in grado di affrontare situazioni di grande complessità. Ora però le difficoltà della finanza pubblica rendono sempre più difficile continuare ad utilizzare risorse pubbliche per interventi risarcitori ex post. Tuttavia, per non lasciare privo di tutele questo importante diritto sociale, si rende necessario esplorare altre possibilità.
La prima, e più importante, è quella che riguarda il ricorso allo strumento assicurativo. In quest’ambito, tutta una serie di motivi, sia tecnici che di opportunità, concorrono a rendere piuttosto improbabile che le imprese private di assicurazioni possano garantire la necessaria copertura del rischio.
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Sappiamo infatti che i mercati assicurativi privati sono esposti a “inefficienze” derivanti dalle asimmetrie informative tra assicuratore e assicurato ma anche dalle caratteristiche del rischio e, in particolare, dalla correlazione tra i vari rischi assicurati.
I fenomeni perversi a cui le asimmetrie informative possono dare luogo sono quelli della “selezione avversa” (perciò risulta conveniente assicurarsi soltanto a coloro che appartengono a classi di rischio molto elevate, con ovvie conseguenze negative per la profittabilità delle imprese di assicurazione) e del “moral hazard”, (che consiste nell’adottare comportamenti, sollecitati dall’essere assicurati, che possono rendere più probabile l’evento negativo o anche il danno che ne consegue).
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Da qui la necessità per individuare una soluzione efficiente ed equa di un qualche coinvolgimento del pubblico che può essere a vari livelli (lo stato assicuratore diretto del danno; riassicuratore di ultima istanza; fornitore di supporto finanziario) anche se l’ipotesi che meglio supera le problematiche indicate, almeno da un punto di vista tecnico, è quella che lo Stato renda obbligatoria l’assicurazione contro eventi catastrofali come già accade in vari Paesi sia in Europa (Francia) sia extra-europei (Stati Uniti, Giappone, Turchia).
mauro masi foto di bacco
Sull’obbligatorietà il dibattito nel nostro Paese è, a livello politico, da tempo aperto: chi è contrario sostiene (con solide ragioni peraltro) che finirebbe per essere considerata, di fatto, una ulteriore tassazione sulla casa. Proprio per questo da più parti (e dalla stessa ANIA) è stato proposto una sorta di sistema misto in cui lo Stato copre una parte del danno mentre la parte restante sarebbe sostenuta da polizze private obbligatorie sottoscritte da proprietari di case. Un po' come accade lì dove vige quello che è considerato il modello migliore cioè in Francia.
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