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    LA PORNOGRAFIA ONLINE MINA L'AUTOSTIMA DEGLI ADOLESCENTI MASCHI. TE CREDO, MA CHI CE L’HA UN ARNESONE DI 20 CENTIMETRI? SECONDO UNO STUDIO L’HARD PROPORREBBE UN IMMAGINARIO SESSUALE E DI BELLEZZA DISTORTO, IMPATTANDO NEGATIVAMENTE SU EMOZIONI, AUTOSTIMA E SODDISFAZIONE PER IL PROPRIO CORPO. QUANDO LA CANTANTE BILLIE EILISH A FINE 2021, DISSE: “GUARDAVO UN SACCO, DI PORNO. HO INIZIATO QUANDO AVEVO 11 ANNI. CREDO CHE ABBIANO DAVVERO DISTRUTTO IL MIO CERVELLO"


     
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    Estratto dell’articolo di Jaime D'Alessandro per repubblica.it

     

    rocco siffredi rocco siffredi

    Gli effetti sarebbero gravi e trasversali, ma almeno sulle ragazze l'accesso precoce alla pornografia online non sembra porti a sposare modelli sessisti stereotipati e svilenti. A sostenerlo una nuova indagine italiana condotta da ricercatori del Cnr pubblicata sulla rivista Societies. Si intitola The (Un)Equal Effect of Binary Socialisation on Adolescents' Exposure to Pornography: Girls' Empowerment and Boys' Sexism from a New Representative National Survey, che potremmo tradurre con L'effetto (dis)eguale della socializzazione binaria sull'esposizione degli adolescenti alla pornografia: empowerment delle ragazze e sessismo dei ragazzi da un nuovo sondaggio nazionale rappresentativo.

     

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    Secondo la ricerca la pornografia mediamente proporrebbe un immaginario sessuale e di bellezza distorto, impattando negativamente a 360 gradi in entrambi i sessi su emozioni primarie, autostima e soddisfazione per il proprio corpo.

     

    Dall'altra, a causa della socializzazione "binaria" che riproduce stereotipi di generazione in generazione inducendo a una adesione passiva a ruoli sociali maschili e femminili predefiniti, l'esposizione precoce a questi contenuti avrebbe effetti dissimili su ragazzi e ragazze: nei primi rafforzerebbe i cliché e aumenterebbe la tolleranza verso comportamenti discriminatori, violenti e devianti; nelle seconde invece rappresenterebbe un'esperienza di emancipazione sessuale. Qui però è possibile che si ricorra a generi di pornografia meno tradizionali rispetto a quelli fruiti dai maschi.

     

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    Tornando al quadro generale, verrebbe da dire che il problema sta negli stereotipi della nostra società e nell'assenza di educazione sessuale, o se si vuole di educazione tout court, più che nella pornografia in quanto tale che alla fine ne è uno specchio. Specchio divisivo, per usare un termine di moda, trattando di desiderio e quindi tirando in ballo i tabù sociali che lo circondano. Tocca quel doppio codice genetico che ci definisce, fisico e culturale, tocca dunque anche la sfera della scuola e della famiglia, due ambiti che se deteriorati riescono a fare poco davanti a modelli discutibili. Con buona pace dei filtri, i vari "parental control", che sono non solo aggirabili ma anche semplici palliativi.

     

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    "I risultati suggeriscono l'importanza e l'urgenza di un'educazione sessuale in ambiente scolastico mediante professionisti", suggerisce Tintori. "Serve un approccio critico e non solo passivo, in grado di superare il tabù del sesso e di andare oltre la pornografia tradizionale, eterosessuale e mascolinizzata, che fornisce un'immagine omologata e irrealistica di corpi, prestazioni e relazioni".

     

    (...)  "Penso che il porno sia una disgrazia", aveva affermato la cantante Billie Eilish a fine 2021, allora ventenne. "Ne guardavo un sacco, ad essere onesti. Ho iniziato quando avevo 11 anni. Credo che abbia davvero distrutto il mio cervello", ha aggiunto, raccontando che soffriva di incubi perché alcuni dei contenuti che vedeva erano violenti oltre che offensivi.

     

    Al di là dell’esperienza di Eilish, la sensazione dei ricercatori italiani è che l’uso del digitale stia aumentando a dismisura nei teenager di anno in anno. Ormai quattro adolescenti su dieci possono esser definiti “iperconnessi”, ovvero passando più di tre ore al giorno sulle piattaforme Web, e circa il 10 per cento è a rischio di essere un ritirato sociale, o hikikomori come vengono chiamati in Giappone, quei teenager che non escono più di casa trascorrendo il loro tempo davanti allo schermo del computer. “L’adolescenza è sempre stata un’età critica”, conclude Tintori. “Ma ora lo è in misura ben maggiore e ciò non è addebitabile agli adolescenti, ma alle carenze educative e formative”.

     

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    Un ultimo accenno all'industria del porno online, mercato da circa 34 miliardi di euro all'anno. Vi consigliamo di guardare il documentario Money Shot su Netflix. Racconta il funzionamento, l'ascesa, i protagonisti e le cause legali della piattaforma Pornhub, una delle più note, che nell'anno record del 2020 è stata visitata 42 miliardi di volte. Spaccato piuttosto interessante sulle dinamiche di questo mondo che ormai è bene conoscere.

     

     

     

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