Diana Romersi per il “Corriere della Sera”
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«Oggi infrangeremo il dress code come segno di solidarietà verso la nostra compagna: ci presenteremo a scuola con pantaloncini corti, gonne, pancia e braccia scoperte». È la risposta degli studenti del liceo Augusto Righi alle parole ritenute sessiste, di una professoressa, rivolte a una studentessa. Il caso lunedì mattina durante il cambio dell'ora nell'istituto di via Campania, in Centro, da anni primo liceo scientifico della Capitale per la classifica Eduscopio.
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Secondo la testimonianza della stessa ragazza, R., 16 anni, sarebbe stata apostrofata dall'insegnante con la domanda: «Ma che stai sulla Salaria?», alludendo alla strada di Roma dove è diffuso il fenomeno della prostituzione, perché trovata con la pancia scoperta mentre con alcuni compagni stava registrando un video per il social network TikTok sulle note di una canzone di Sanremo.
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L'episodio, reso noto dal Collettivo studentesco Ludus attraverso una storia Instagram, ha fatto poi il giro del web. La frase sotto accusa non è stata smentita dalla docente, anche se «non voleva dare della prostituta alla ragazza», racconta la preside del liceo Righi, Cinzia Giacomobono, che ieri ha organizzato un incontro chiarificatore con l'insegnante in questione, la liceale, la vicepreside e i rappresentanti degli studenti. «La professoressa è la referente per il cyberbullismo - spiega la dirigente - e vedendo la ragazza intenta a registrare il video ha subito immaginato i potenziali rischi di un invio in Rete».
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Precisa Giacomobono: «Certamente l'uscita è stata del tutto inappropriata, fuori luogo e infelice». Tanto che la preside non esclude dei provvedimenti disciplinari nei confronti dell'insegnante. Se la dirigente spera con questo incontro di aver calmato gli animi degli studenti, R. replica: «Non sono proprio soddisfatta, mi aspettavo delle scuse dalla professoressa che non sono arrivate».
Per la liceale è evidente il pregiudizio sessista: «Ho chiesto alla docente cosa avrebbe detto se in quel momento si fosse trovata davanti un ragazzo in pantaloncini corti e lei ha risposto "Che stai al mare?". Allora è chiaro che mi stava dando della prostituta». R. ha avuto un secondo confronto con la professoressa anche in classe. «Mi ha ritirato il telefonino anche se non lo stavo usando», aggiunge la ragazza. La docente, che insegna al Righi, non fa parte del corpo insegnanti della studentessa, ma si è trovata in aula per alcune ore di supplenza. «È stato brutto - fa notare la ragazza -. Dopo la lezione ho avuto un attacco di panico. Adesso sto meglio grazie al sostegno dei miei amici».
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Intanto gli studenti protestano. «Succede spesso che le ragazze vengano riprese per l'abbigliamento - ricorda Syria, del movimento "La Lupa" -. Per dire, non si possono indossare le canottiere con le spalle scoperte e vengono dati giudizi dagli insegnanti, è successo anche a me. Ma quello che è successo lunedì è di una gravità inaudita». Dal Collettivo Ludus del liceo Righi i ragazzi annunciano che oggi per protesta salteranno anche la prima ora di lezione.
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La decisione è stata presa in modo collegiale con un sondaggio tra i giovani dopo una riunione online «molto partecipata nonostante fosse la sera di San Valentino - ricorda Luca del Collettivo -. Eravamo 250 ragazzi». Nelle altre classi alcuni professori hanno discusso con gli alunni di quanto accaduto. «Non c'è un clima teso - rivela Luca -, solo irritazione per un gesto becero. I docenti sono rimasti molto sul vago non sapendo nel dettaglio che cosa sia successo, hanno difeso la professoressa più per una questione di corporativismo. Il gesto è comunque stato grave e lo hanno riconosciuto».
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