Fabio Sindici per “la Stampa”
ROBOT E MEDICINA
Nella medicina 4.0 la rivoluzione è sottile. Tanto da entrare nel tessuto di una maglietta. O in un tatuaggio. La ricerca continua a produrre sensori sempre più microscopici, indossabili con meno fatica di un orologio o di un orecchino. Ce ne sono in grado di registrare battito cardiaco, fasi del sonno, secchezza della pelle, tono muscolare, livelli di zucchero, frequenza e tipo di movimenti e collegarli all' umore. E di trasmettere tutto a un server tramite smartphone o tablet. Che restituisce i dati, dopo averli elaborati in un algoritmo.
La salute da gestire con le app? I colossi del digitale ci credono, tanto da che negli Usa le 10 maggiori imprese tecnologiche, da Google ad Apple, hanno decuplicato gli investimenti in campo sanitario in cinque anni: da 277 milioni a 2,7 miliardi di dollari. Buona parte è andata nello sviluppo di nuove app e nel finanziamento di studi con prestigiose università. In Europa, intanto, crescono le start-up di medicina digitale, con concentrazioni in Irlanda e Svizzera. E in India il ministero della Salute ha lanciato un' app, la Saathyia Sala Mobile, indirizzata agli adolescenti e scaricabile su Google play store: è un kit di pronta informazione, mirata a problemi sessuali, assunzione di droghe e malnutrizione.
ROBOT E MEDICINA
Cento, mille app per monitorare ogni attività, disfunzione, parametro dell' organismo, o, meglio, una sola app per controllare tutto? Il risultato potrebbe essere il corpo «trasparente» e digitale, seguito e autosorvegliato in un checkup continuo. Ma non c' è solo questo. La rivoluzione in medicina ha un aspetto social.
Prendiamo il caso dello studente di medicina Daniel Poston, riportato dal «New York Times»: apprende di uno studio sulle aritmie cardiache sull' App Store del suo iPhone, scopre che la ricerca è condotta dall' università di Stanford e finanziata dalla stessa Apple e implica l' uso dell' Apple Watch per misurare le irregolarità nelle pulsazioni. Lo studente rilancia la ricerca su Twitter nella speranza che diventi virale. Come è già accaduto altre volte.
Su Facebook, per esempio, dove molti utenti cercano informazioni sulla loro salute da altri che hanno avuto problemi simili: così da indurre l' azienda di Menlo Park a immaginare la creazione di comunità di sostegno su malattie specifiche. Ci sono poi app di dieta e fitness che mettono in palio premi in denaro per chi raggiunge i traguardi prefissati. Come Healthywage o Pact, che permettono di scommettere sui propri obiettivi.
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«Siamo nella fase iniziale per la comprensione di questi strumenti: quali persone aiutano? Per quali altre sono inutili? A chi, piuttosto che benefici, procurano ansia, angoscia e false speranze?», si chiede Eric Topol, direttore dello Scripps Translational Science Institute di San Diego, in California. Il rischio è quello dell' ansia da prestazione salutista. Già sono stati condotti alcuni studi sull' uso delle app della salute, come quello pubblicato da Kevin Anderson, Oksana Burford e Lynne Emmerton su «Plos One».
Se negli Usa il mercato delle app mediche è meno regolato di quello dei medicinali, in Europa molti finanziamenti sono pubblici e riguardano start-up in crescita e progetti che mettono insieme università, aziende e programmi pubblici. Ada Health, con sede a Berlino, funziona come un medico di famiglia elettronico e aiuta il paziente-consumatore a capire i propri sintomi e a comunicarli, se è il caso, a uno specialista in carne ed ossa. Ha raccolto 67 milioni di euro di finanziamenti in pochi mesi. La francese Kerastase, invece, sta per lanciare una spazzola intelligente che analizza la salute dei capelli. Sempre ideato in Francia è Bonetag, un apparecchio inserito in una protesi al ginocchio che registra potenziali infiammazioni post-operatorie.
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«Le app sono utili per seguire a distanza malati cronici, soprattutto per patologie gravi», spiega Valerio Re, direttore del dipartimento di ingegneria e scienza applicata dell' Università di Bergamo. Nel laboratorio dell' ateneo lombardo sono all' avanguardia nella sperimentazione di sensori indossabili per monitorare lo stato di pazienti afflitti da sclerosi multipla, epilessia, depressione.
«Per il Parkinson si usano sensori che registrano il movimento, da cui si deduce lo stato del soggetto. Abbiamo anche realizzato un sensore per il ph della pelle: attraverso l' acidità indica la prossimità alla disidratazione prima che si avverta la sete, adatto quindi per gli atleti». Questi sensori sono collegati ad alcune app sviluppate con una start-up italiana, la 221e, nell' ambito del programma europeo «Radar-Cns («Central Nervous System»), a cui partecipa il campus del San Raffaele di Milano.
«Grazie alla geolocalizzazione queste app salvano delle vite, specie nel caso degli anziani.
Dall' altra parte c' è il rischio dell' invasione della privacy e dell' immissione di dati sensibili in algoritmi, soprattutto quando si tratta di incrociare dati differenti». Una app per tutto l' organismo, insomma. Apple ha completato l' ultima versione della sua Health App che riunirà tutti i dati medici di un individuo. Saranno ancora gli ospedali a fornire i dati, ma il medico elettronico e onnisciente s' intravede dietro l' angol