bortuzzo con la fidanzata
«Ci prenderemo tutto». Manuel Bortuzzo torna a fare un post su Instagram dal letto del San Camillo, a Roma, dove si trova ricoverato. Non è solo, stavolta: al suo fianco c'è la fidanzata che era accanto a lui anche la notte della sparatoria all'Axa. La coppia si bacia sulle labbra, godendosi il giorno di San Valentino. Un palloncino a forma di cuore, un peluche: regali che la ragazza gli ha portato per festeggiare il loro amore.
La Federnuoto ha lanciato una raccolta fondi per il nuotatore 19enne rimasto paralizzato. «È il momento di trasformare la solidarietà in un'azione concreta di sostegno. È il momento di dare», scrive la Federazione annunciando la costituzione del fondo 'Give #TUTTICONMANUEL' e la promozione di una campagna di crowdfunding.
manuel bortuzzo
«La raccolta - spiega la Fin - è destinata esclusivamente a provvedere alle necessità del giovane Manuel Bortuzzo, che a breve comincerà il percorso riabilitativo inseguendo nuovi obiettivi. Aiutiamolo a raggiungerli». L'Iban per effettuare il versamento è pubblicato sul sito della Federnuoto. La campagna 'Give #TUTTICONMANUEL' è stata lanciata dai capitani delle squadre nazionali di nuoto, nuoto in acque libere, nuoto sincronizzato, tuffi, pallanuoto maschile e femminile e nuoto per salvamento.
2. TUTTA LA LUCE DI MANUEL
Annalena Benini per “Grazia”
giletti con il papà di manuel bortuzzo
Dopo la sparatoria, dopo la confessione, su tutti i giornali due fotografie uguali e contrarie. Manuel Bortuzzo in piscina, durante un allenamento, gli occhialini da nuoto e il sorriso pieno di futuro, e in un'altra piscina i due ragazzi arrestati per avergli sparato: sorridenti, tatuati, felici forse come Manuel, ma con altri sogni dentro la testa. Adesso che le loro esi-stenze parallele si sono fatalmente incrociate (non doveva succedere), adesso che quei due, schiena contro schiena in motorino senza i caschi, in un sabato sera della periferia romana, dopo una rissa, hanno puntato la pistola al buio contro la schiena di Manuel, contro le sue larghe spalle da nuotatore, lui in piedi accanto alla fidanzata Martina, e gli hanno gridato, come in una serie tv, «Figlio di puttana, questa piazza adesso è nostra», hanno sparato a lui per sparare a un altro, gli hanno distrutto il midollo, gli hanno distrutto i sogni di Olimpia-di, gli hanno cambiato l'esistenza per sempre, adesso che Manuel è finito per terra gridan-do:
rosolino bortuzzo
«Che cazzo succede?», e Martina in ginocchio accanto a lui, e poi la polizia, l'ambulan-za, la corsa, il terrore, adesso la vita ha mostrato chi è forte, e questa orrenda casualità ha creato un eroe. Ha disegnato ancora di più la distanza fra vite simili, per giovinezza, ma di-versissime, per possibilità, per interiorità. Manuel ha detto soltanto: «Rabbia verso di loro? No, non ne provo, non la meritano. Sono già sfigati di loro, a vivere in un ambiente del genere. Mi dispiace per i loro figli, ho letto che ne hanno. Mi domando cosa persone del gene-re abbiano da insegnare a dei bambini». Questo è Manuel Bortuzzo, 19 anni, che ai colpi di pistola risponde: camminerò ancora, e ricomincerò a studiare. Sarà un nuovo allenamento, e ce la farò. Diciannove anni e il midollo compromesso, 19 anni e non sente più niente dalla vita in giù, come ha detto a suo padre quando si è risvegliato in ospedale.
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«Per forza, hai una pallottola nella spina dorsale», gli ha risposto il padre (nemmeno lui ha avuto parole di odio per nessuno, solo di ringrazia-mento per i medici, per la polizia, per gli allenatori). Manuel che non ha pianto, Manuel che ha fatto coraggio a sua madre, Manuel che ha registrato un messaggio per dire a tutti: sto bene, non preoccupatevi, ce la faccio. Manuel che è bellissimo, forte, sicuro, e che ha avuto paura solo per la sua fidanzata, Martina, miracolosamente illesa, che vive nello stesso quartiere dei due ragazzi sullo scooter. Quanto sono vicine queste esistenze, quanto sono lontane. Quanto sarebbe stato tutto diverso, se quei due avessero inseguito il sogno di Ma-nuel, e non quello della pistola tatuata sulla spalla. Manuel ha perso la speranza, che colti-vava con disciplina, la speranza per cui aveva lasciato Treviso ed era andato a Roma, di di-ventare un grande campione di nuoto, ma non ha perso tutti gli altri sogni, ha dimostrato di essere strutturato per affrontare la vita. I suoi pensieri non vanno a quel che è successo, al rancore, alla disperazione, alle gambe che un minuto prima erano così forti, così salde, ma a quel che, d'ora in poi, succederà.
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Sicuramente ha già cento nuove strade diverse nella sua testa, e ha una famiglia che lo sostiene, ha tutti i suoi fratelli nuotatori, ha l'ammira-zione e il rispetto di tutti i campioni, che gli hanno telefonato, gli hanno scritto, gli hanno detto: forza che ce la fai. Purtroppo la speranza e la determinazione non possono raggiun-gere l'impossibile, e se il midollo di Manuel fosse totalmente lesionato nemmeno tutto l'amore e la forza del mondo potrebbero farlo camminare. Ma potrebbero, appunto, trovare un'altra strada per lui. Che adesso dice: voglio stare almeno per un'ora a sentirmi il sole addosso, voglio studiare, voglio tornare a casa, voglio farcela.
giletti con il papà di manuel bortuzzo
Tutta questa luce rimasta accesa è un grande esempio. Non basta a consolare di una tragedia assurda, non basta a pacificarci con il pensiero di due ragazzi di 25 anni che se ne vanno in giro a sparare alla gente per affermare una forza, non basta a dirci che va tutto bene, che in fondo adesso loro hanno confessato e sono in prigione, ma basta a Manuel per tenere stretta la sua vita fra le mani, per ricostruirla in un modo diverso. Mentre sua madre, con gli occhi lucidi, lo accarezza. Mentre lui le dice: fatti coraggio. Mentre il video della spara-toria, preso dalle telecamere di sorveglianza, è anche il video degli ultimi istanti in cui Manuel ha mosso le gambe, per comprare le sigarette. Per non andare in quel pub perché in quel pub c'era appena stata una rissa. E la sua esistenza non doveva sfiorare quelle esisten-ze.
tabaccaio ferimento axa foto mezzelani gmt 046
Erano vite parallele, perché lui ha altro dentro la testa. Si sono incrociate alle due di notte, invece, e forse adesso quei due ragazzi in carcere, che dopo avere sparato hanno bruciato il motorino credendo di salvarsi, penseranno a Manuel, e insieme con il rimorso pro-veranno qualcos'altro: pentimento, ammirazione, voglia di incrociare di nuovo, interiormente, quella vita, non per distruggerla ma per imparare qualcosa.
MANUEL BORTUZZO MANUEL BORTUZZO MANUEL BORTUZZO