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    1. MEMORIE DELLE AMMUCCHIATE AL COLLEGE, DOVE SI SCOPRE LA BELLEZZA DEL SESSO INDISCRIMINATO/OMOSESSUALE E LA CHIAVE PER SCENDERE A PATTI CON LA GELOSIA 2. ‘’CI RITROVAMMO TUTTI NUDI SUL PAVIMENTO DEL DORMITORIO E FU UNO SHOCK, POI MI BUTTAI NEL MEZZO. GUARDAI IL MIO FIDANZATO CHE SI FACEVA FARE UN POMPINO DA UN’ALTRA..."


     
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    Greta Christina per “AlterNet”

     

    La mia prima orgia l’ho fatta al college. Da allora ho partecipato a un numero decente di

    sex party sex party

    “sex party” ma quella è stata l’unica volta con la “O” maiuscola, classica ammucchiata di corpi adolescenti combinati più o meno indiscriminatamente. Avvenne in modo spontaneo. O meglio, non prevedevo di farne parte. Io e il mio fidanzato vagavamo per i corridoi e tre ragazze ci chiesero se volevamo unirci. Erano note nel campus per la loro apertura sessuale, e in due secondi optammo per un entusiastico sì. Ci ritrovammo tutti nudi sul pavimento del dormitorio e all’inizio fu uno shock, poi mi buttai nel mezzo.

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    Lì imparai due importanti lezioni. La prima: mi piace tantissimo fare sesso con altre donne. Sentii la parola “bisessuale” a 12 anni e immediatamente capii che mi definiva, anche se non ero sicura del suo significato. Sapevo che avere fantasie su qualcuno non significa per forza volerle realizzare, ma in quella mia prima orgia capii che il mio caso era diverso. Avevo fantasie perché mi piacevano le donne. Nel momento stesso in cui infilai la mia lingua in una vagina, mi fu chiaro che ero lesbica, infatti oggi sono sposata con una donna.

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    La lezione numero due riguarda la gelosia. Al tempo dell’orgia discutevo spesso con il mio fidanzato, il quale non era affatto monogamo. Mi arrabbiavo per i suoi tradimenti ed ero infelice. L’orgia fu il tentativo di un rapporto non monogamo, che tradotto vuol dire che uno dei due non vuole avere limiti sessuali mentre l’altro accetta per dimostrare di non essere un involuto gelosone.

     

    In genere gli esiti sono dolorosi. Ci si sente minacciati, abbandonati, ansiosi, insicuri. La cosa strana però è che non fui gelosa durante l’orgia. Guardai il mio fidanzato che si faceva fare un pompino da un’altra e mi piacque. Mi chiedevo se non fosse più normale sentirmi male. Forse lo era, ma non accadeva.

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    Capii che il mio problema non era che lui facesse sesso con altre, ma che escludesse me. Il mio problema era che togliesse tempo a me, per stare con altre, che non si degnasse di avvisarmi mentre io mi preoccupavo per la sua sparizione. Era la decisione unilaterale che mi disturbava.

     

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    Perciò l’orgia non fu negativa, ma anzi si presentò come un’esperienza di condivisione, un’avventura sessuale in coppia. Per me oggi vale lo stesso: non ho bisogno di stare nella stanza del mio partner mentre fa sesso con altri, ma ho bisogno di esserne al corrente, di essere coinvolta nella decisione, di non essere esclusa dalla sua vita. 

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