Francesca Sforza per “la Stampa”
Nella sua prima intervista concessa ai maggiori quotidiani europei, la neo Presidente della commissione Europea Ursula von der Leyen mostra da subito quali saranno le coordinate del suo mandato: ascolto delle diverse posizioni dei singoli Paesi e volontà di non avvelenare il clima puntando il dito su questo o quello Stato membro. Incline al sorriso, decisamente empatica, von der Leyen ha scelto di ricevere i giornalisti al ministero della Difesa di Berlino, luogo del suo ultimo incarico prima di trasferirsi a Bruxelles.
DAVID SASSOLI URSULA VON DER LEYEN
Tradizionalmente i tedeschi non hanno mai mostrato particolare affezione ai loro ministri della Difesa, ma le condizioni perché comincino ad amare da Presidente chi avevano criticato da ministro sembrano esserci tutte.
«Nel caso, sarebbe tutto merito dell' Europa», dirà al termine dell' incontro.
Presidente von der Leyen, lei è stata eletta con i voti del partito polacco di destra Diritto e Giustizia, con quelli del Movimento 5 Stelle, e contro l' indicazione dei socialdemocratici tedeschi. Si poteva fare meglio?
«Per me è stato fondamentale conquistare la maggioranza con un chiaro programma pro-europeo che ho presentato al Parlamento. Soltanto due settimane fa non era pensabile nessuna maggioranza, e per due ragioni: il legittimo risentimento per il fallimento del processo degli Spitzenkandidat e gli interrogativi sul programma. Ho usato il mio tempo per costruire consenso intorno al mio messaggio: "Vorrei un' Europa aperta al mondo, forte e capace di agire". È così che alla fine ho conquistato la maggioranza».
Sì, ma la maggioranza non era tutta europeista: i Verdi, l' Spd e anche parte del Ppe non l' ha votata. Non è un problema?
«La frase che mi hanno rivolto più spesso è stata la seguente: "Non ha nulla a che fare con te, ma non ti voto perché significherebbe il fallimento del processo degli Spitzenkandidat". Massima comprensione, ma è stato proprio grazie al sostegno che ho avuto da Manfred Weber che il consenso è cresciuto. Ho una maggioranza schiacciante tra i liberali, così come nel Ppe e tra i socialisti. Sono un' europeista convinta, adesso è decisivo lavorare sodo sulle soluzioni».
URSULA VON DER LEYEN
Nel programma si è posta obiettivi ambiziosi per la salvaguardia del clima, ma cosa è importante per l' economia, cosa per i cittadini?
«Il tempo corre e dobbiamo agire. L' inquinamento dell' atmosfera ha un prezzo che deve indurci a cambiare comportamenti e diminuire le emissioni di CO2. La nostra industria può fare di meglio: bisogna guardarsi dalle importazioni a basso costo, e nelle ragioni carbonifere dell' Europa centrale e orientale dobbiamo sostenere la transizione verso prodotti e luoghi di lavoro più puliti».
Ha annunciato un nuovo inizio per le politiche migratorie. Come dovrebbe funzionare?
«Il tema della migrazione ci accompagnerà per decenni.
Possiamo solo progredire sulla base di un concetto maturo e sostenibile. Inizia in Africa: è lì che dobbiamo investire con grande forza. Poi dobbiamo continuare con la lotta contro il crimine organizzato, cioè i contrabbandieri e gli scafisti. Va da sé che le persone in mare debbano essere salvate, ma questo non significa che debbano arrivare automaticamente in Europa. Abbiamo bisogno di frontiere esterne sicure e di una comprensione comune del sistema di asilo di Dublino, in modo che Schengen funzioni, in modo che le frontiere interne possano rimanere aperte».
L' Italia si è sentita spesso lasciata sola, ed è tra gli Stati che non intende accettare altri rifugiati. Cosa ne pensa?
«Penso che occorra ascoltare bene gli argomenti di ognuno. Anche la Polonia, ad esempio, ha ragione quando dice che ha preso 1,5 milioni di ucraini, non possiamo ignorarlo. Resta il fatto che ogni Stato membro ha bisogno della solidarietà degli altri nei diversi campi. Abbiamo bisogno di un' equa condivisione degli oneri, magari in campi diversi attraverso diversi paesi».
URSULA VON DER LEYEN ELETTA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA 1
Chi non è solidale dovrebbe ricevere meno soldi dai fondi strutturali?
«Non mi piacciono le minacce isolate per affrontare le singole parti di un problema più grande. C' è una questione di responsabilità generale, se riduciamo il problema della migrazione in piccole porzioni, alla fine saremo tutti bloccati».
Come giudica il fatto che la comandante Carola Rackete si sia opposta alle indicazioni del vicepremier Salvini?
«In tutto il mondo il dovere è salvare le persone dall' angoscia di trovarsi in alto mare.
Ma il nostro dovere è anche quello di agire coerentemente contro la causa di questo disagio. Le persone lasciano le loro case per mancanza, terrore o povertà. Dobbiamo iniziare da lì. Gli investimenti sono nel nostro interesse e devono essere drasticamente aumentati, sia da parte europea che dai privati. In secondo luogo, le rotte migratorie sono organizzate da criminali che mettono i migranti in pericolo mortale: all' andata partono persone e a ritorno armi e droghe. Qui l' Europa deve stare al fianco degli gli stati africani, è un compito titanico, la cooperazione è essenziale».
Cosa farà se l' Italia proporrà un commissario della Lega, con un' idea di Europa diversa dalla sua?
URSULA VON DER LEYEN E FEDERICA MOGHERINI
«In linea di principio è diritto di ciascuno Stato membro proporre i suoi Commissari.
Ed è diritto del Presidente chiedere altri nomi qualora se ne ravvisino delle buone ragioni. Per iniziare bene è importante che io non dia delle condizioni. L' unica cosa che vedo essenziale è che nella composizione del collegio ci siano tante donne quanti sono gli uomini».
È un omaggio al sistema delle quote o crede che le donne possano risolvere meglio i problemi dell' Europa?
«Le donne costituiscono la metà della popolazione, ed è naturale che siedano al tavolo nello stesso numero. Non sono migliori degli uomini, ma sono diverse, hanno un altro sguardo ai problemi e alle possibili soluzioni. La politica non è diversa dalla scienza o dal business: le squadre miste funzionano meglio».
In che modo pensa che occorra resistere alle interferenze russe?
«La Russia è nostra vicina e resterà la nostra vicina. Ma il Cremlino non perdona alcuna debolezza, questo ci dice l' esperienza degli ultimi anni. L' Europa deve ripetere ancora e ancora: siamo disponibili al dialogo, ma da una posizione di forza. Ad esempio, quando si tratta di influenzare i social media, il modo migliore per scoprire e rendere pubbliche le cose è usare i mezzi migliori. Questa è la forza dei paesi liberi con la stampa libera».
L' esercito europeo è un obiettivo realistico?
MEME - CAROLA RACKETE COME LA ISOARDI IN BRACCIO A SALVINI
«Abbiamo fatto progressi impressionanti. Con 25 paesi abbiamo fondato l' Unione europea di difesa grazie a un fondo per la difesa. C' è la consapevolezza del bisogno di coordinare le nostre forze molto più da vicino, così da essere preparati nel caso in cui l' Europa sia obbligata ad agire, penso al Mali, cinque anni fa, quando volevamo agire e non abbiamo potuto farlo».
Venendo a uno dei dossier più scottanti per l' Ue, fino a dove è disposta ad arrivare per evitare una Brexit senza accordo?
«Non vogliamo una Brexit difficile. Non va bene per entrambe le parti. Abbiamo un buon accordo di uscita».
Ma non era morto?
«No, non è morto, è un accordo ben negoziato alla luce delle linee rosse tracciate dal governo britannico. Una Brexit senza accordo porterebbe a conseguenze negative enormi per entrambe le parti, per non parlare di cosa ciò significherebbe per l' Irlanda. Ecco perché dobbiamo fare di tutto per una Brexit ordinata.
Se ci sono buone ragioni per un' estensione dei termini, sono pronta ad ascoltarle».
putin salvini
L' Italia deve aspettarsi una Presidente della Commissione che imporrà stretta osservanza dei criteri di stabilità?
«Le regole del patto di crescita e stabilità ci sono per un buon motivo, e devono essere rispettate, ma all' interno del sistema di regole ci sono margini per una maggiore flessibilità e possono essere sfruttati meglio per consentire più investimenti. Questo è uno dei passi da fare insieme. Ancora una volta: evitiamo di avere un approccio troppo emotivo sul tema».
Come contenere invece gli impulsi illiberali che vengono da Polonia e Ungheria?
«In Europa c' è una spaccatura tra Nord e Sud per ragioni economiche, ma anche tra Est e Ovest. I paesi dell' Europa centrale e orientale non si sentono pienamente accettati. Se i toni dei nostri dibattiti restano così acuti, poi diventa difficile evitare che i singoli Paesi non si sentano criticati nel loro insieme, laddove invece la critica si rivolge a singoli deficit. Dobbiamo usare toni e argomenti più obiettivi. Ecco perché la vigilanza sullo stato di diritto deve valere per tutti gli Stati membri, in modo da non dare l' impressione che una parte dell' Europa sia critica nei confronti dell' altra. Dobbiamo avere tutti chiaro che lo stato di diritto è il nostro obiettivo, ma che non sempre lo realizziamo».
All' inizio della sua carriera disse di sognare gli Stati Uniti d' Europa. Il sogno è cambiato?
«È diventato più maturo e realistico. C' è unità nella diversità nell' Unione europea, è qualcosa di diverso dal federalismo. Penso che sia la strada giusta».
Dall'intervista di Tonia Mastrobuoni per www.repubblica.it
VIKTOR ORBAN CON DONALD TRUMP
Rigorosa come sempre, Ursula von der Leyen ci accoglie nella foresteria del ministero della Difesa che ha guidato fino a pochi giorni fa, ormai ospite tra gli ospiti, come i giornalisti venuti a intervistarla da tutta Europa. E affronta in un lungo colloquio tutte le tematiche più brucianti del presente, dalla Russia che sta allargando la sua influenza in Europa - come dimostra lo scandalo che sta travolgendo la Lega - agli errori sulle politiche migratorie come l'accordo di Dublino - "mi meraviglio come un accordo così sbagliato sia potuto essere firmato" - ai conti pubblici, su cui la neo presidente della Commissione europea promette uno "stretto monitoraggio" dell'Italia ma anche volontà di "dialogo" e di ascolto. Non senza ricordare al nostro Paese che grazie alla flessibilità, dal 2015 ci sono stati concessi 30 miliardi di euro in più. Von der Leyen elenca anche alcune delle riforme che ha intenzione di proporre, anzitutto il salario minimo e l'assicurazione europea sui disoccupati, anche contro il parere ufficiale del partito che rappresenta, la Cdu, e del Paese da cui proviene, la Germania.