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    ALLARME ROSSO PER LA ZONA ROSSA - LA PROCURA DI BERGAMO HA ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI L'EX DIRETTORE GENERALE DELLA SANITÀ DELLA LOMBARDIA, LUIGI CAJAZZO, L'ALLORA SUO VICE MARCO SALMOIRAGHI, E UNA DIRIGENTE DELL'ASSESSORATO. L'INCHIESTA RIGUARDA LA GESTIONE DEL CORONAVIRUS E IN PARTICOLARE IL CAPITOLO DELL'OSPEDALE DI ALZANO LOMBARDO. ISCRITTI PURE L'EX DG DELLA ASST DI BERGAMO E IL DIRETTORE SANITARIO


     
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    Da www.repubblica.it

     

    fontana gallera cajazzo fontana gallera cajazzo

    La procura di Bergamo ha iscritto nel registro degli indagati alcuni tecnici, tra i quali l'ex direttore generale della sanità della Lombardia, Luigi Cajazzo, l'allora suo vice Marco Salmoiraghi, e una dirigente dell'assessorato Aida Andreassi. L'inchiesta riguarda la gestione del coronavirus e in particolare il capitolo dell'ospedale di Alzano Lombardo. Iscritti pure Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo ex dg della Asst di Bergamo e il secondo direttore sanitario. La procura ha acquisito inoltre documenti nella disponibilità del direttore dell'Istituto superiore della sanità, Silvio Brusaferro, che era stato sentito come testimone nei mesi scorsi. I pm di Bergamo hanno acquisito anche le chat dell'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera relative al periodo che va da febbraio a giugno.

     

    La guardia di finanza di Bergamo, su delega della procura, ha effettuato acquisizioni di materiale informatico negli uffici della Regione Lombardia nell'ambito dell'indagine per epidemia colposa e omicidio colposo sulla gestione del coronavirus. In primo piano la mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, l'anomala riapertura del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano dello scorso 23 febbraio e i molti decessi nelle Rsa della Bergamasca.

    luigi cajazzo luigi cajazzo

     

    Da quanto si è saputo le fiamme gialle, su delega del pool di pm guidati dalla procuratrice aggiunta Cristina Rota, e coordinati dal procuratore Antonio Chiappani, hanno acquisito supporti informatici con copia di memorie telefoniche e altro materiale negli uffici di coloro che hanno avuto a che fare con la prima ondata dell'epidemia che ha colpito Bergamo e la provincia.

     

    In una nota la procura di Bergamo afferma che "allo stato non si ritiene, per questioni di riservatezza, di diffondere informazioni in relazione a eventuali iscrizioni di persone nel registro notizie di reato". Le operazioni di oggi sono "finalizzate all'acquisizione di materiali e supporti informatici necessari per la ricostruzione dei fatti sui quali si sta indagando in relazione ai problemi di diffusione della pandemia". Le operazioni, sottolineano gli inquirenti, "si sono svolte in un clima di massima collaborazione senza necessità di procedere a perquisizioni".

     

     

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