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    “LA PROCURA HA DEPISTATO IL PROCESSO” - L’AVVOCATO DIFENSORE DI MASSIMO BOSSETTI SPARA LA BOMBA: “L’IMMAGINE SATELLITARE DEL CAMPO DI CHIGNOLO, RISALENTE AL 24 GENNAIO 2011, NELLA QUALE NON APPARE IL CORPO DELLA RAGAZZA, ERA IN POSSESSO DELLA PROCURA DI BERGAMO CHE NE HA SEMPRE NEGATO L’ESISTENZA IMPEDENDO ALLA DIFESA DI PRENDERNE VISIONE…”


     
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    COPERTINA OGGI - LUGLIO 2017 COPERTINA OGGI - LUGLIO 2017

    Anticipazione stampa da “OGGI”

     

    Alla vigilia dell'arringa al processo Bossetti, in corso a Brescia, Claudio Salvagni, difensore con Paolo Camporini dell'imputato, dice al settimanale OGGI, in edicola da domani: «La mia non sarà un’arringa polemica. Sarà violenta. Bossetti è una vittima sacrificale».

     

    E aggiunge: «Il vero colpo di scena in questo processo per l’omicidio di Yara non è tanto il ritrovamento di una immagine satellitare del campo di Chignolo, risalente al 24 gennaio 2011, nella quale non appare il corpo della ragazza, ma il fatto che della stessa fotografia la Procura di Bergamo fosse già in possesso e ne abbia sempre negato l’esistenza impedendo alla difesa di Bossetti di prenderne visione. Ce l’hanno nascosta. Salta fuori solo quando hanno saputo che l’avevamo. Come mai non era nel fascicolo del processo e neppure in quello del Pm Letizia Ruggeri? Ecco perché io oggi posso insinuare che in questa inchiesta ci sia stato un depistaggio».

     

    yara il campo di chignolo d isola yara il campo di chignolo d isola

    Secondo l'Accusa, Yara morì nel campo di Chignolo la stessa sera in cui scomparve, il 26 novembre del 2010. Ma se un mese prima del ritrovamento, di quel corpo nel campo non c’è traccia, l’impianto accusatorio salterebbe per aria.

     

    I difensori di Bossetti, anticipa OGGI, chiederanno anche che venga fatto un esperimento giudiziale nel campo di Chignolo per verificare, se in condizioni climatiche analoghe a quelle dell’inverno 2010-2011, il Dna possa conservarsi per tre mesi come è successo con quello di Ignoto 1. Secondo Peter Gill, lo scienziato britannico considerato il padre delle ricerche sul Dna, «in quelle condizioni di tempo, con pioggia, neve e umidità il Dna, dopo sei settimane, si degrada».

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