Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
la pupa e il secchione
Dopo l' ottima affermazione, durante la stagione autunnale, di Il Collegio (2.436.000 spettatori medi per Rai2, il 10,5% di share), parte un altro «reality di montaggio» che promette di dare grandi risultati sia sul tradizionale ascolto lineare che nella capacità di generare attenzione e consumo online: La pupa e il secchione (e viceversa) è iniziato martedì scorso ridando fiato a una Italia 1 in crisi di identità da tempo per carenza di investimenti in produzioni originali (Pio e Amedeo a parte): 2.565.000 spettatori medi per quasi due ore e quaranta minuti di programma, con una share del 13%. Se si considera che la share stagionale della rete è del 5,9%, si capisce come la Pupa porti al canale sette punti percentuali di share.
la pupa e il secchione
Ma oggi è sempre più importante ragionare sulla composizione del pubblico più che sui semplici numeri. E senza dubbio, al di là di ogni giudizio estetico, il programma con la conduzione di Paolo Ruffini conquista un pubblico raro, quello dei giovani, con un picco del 27,2% sugli spettatori con età fra 15 e 24 anni, ma ottimi risultati pure sui più piccoli (19,5% fra 8 e 14 anni) e sui più adulti (24,5% sui 25-34enni). È un pubblico abbastanza simile a quello del Collegio , che era ancora più forte sui bambini.
la pupa e il secchione
È un pubblico che segue la tv anche attraverso i social media (150 mila interazioni sui social nella settimana, prevalentemente su Instagram), e che si svincola dal palinsesto lineare (quasi 40 mila spettatori medi guardano l' intera puntata on-demand), apprezzandone i frammenti e le clip «virali» (Ruffini e Cipriani in clip raccolgono quasi 40mila visioni medie in una settimana). La tv generalista resta un mezzo potente, capace di intercettare tutti i target. Potente resta anche il gusto per il trash.
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