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    “LA QUALITA’ HA ROTTO IL CAZZO”! L'ESORDIO NERVOSO DI MYRTA MERLINO E BIANCA BERLINGUER, GUARDIANE DELLA DIFFICILE RIVOLUZIONE ANTI-TRASH DI PIER SILVIO BERLUSCONI – IL FOGLIO: "MYRTA PESCA A STRASCICO NELLA CRONACA NERA, BIANCA ELENCA I MODI IN CUI SI DICE L’OMOSESSUALITÀ, E TRA UN “FROCIO” E UN “CULATTONE” SI FERMA PERPLESSA SU “URANISTA”: NON SI CAPISCE IN COSA DOVREBBE CONSISTERE L’AGOGNATA “EPURAZIONE DEL TRASH”. IL BANCO DI PROVA DELLA “BATTAGLIA PER LA QUALITÀ” DI PIER SILVIO SARÀ IL PROSSIMO “GRANDE FRATELLO”


     
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    Bianca Berlinguer e l'elenco delle parole volgari #esemprecartabianca pic.twitter.com/2AhttjcDQU

    — Il Grande Flagello (@grande_flagello) September 5, 2023

     

     

     

    Andrea Minuz per il Foglio - Estratti

     

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    Si sono immortalate insieme su Instagram davanti allo Studio 1 del Palatino, abbronzate, sorridenti e spavalde, come le Thelma & Louise dei talk-show, in fuga da La7 e Rai Tre. Myrta Merlino e Bianca Berlinguer sono le nuove guardiane della rivoluzione di Mediaset.

     

    Le reginette di questo anno zero, la anchorwoman della stagione della svolta, la prima nell’èra del dopo Cav. Qui una volta era tutto Maria De Filippi e Barbara D’Urso. Ma il clima è davvero cambiato. C’è anzi aria di regolamento di conti.

     

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    E’ la disruption di Pier Silvio Berlusconi. La “fase due”, come la chiama lui. La sua personale bonifica del trash. Un’idea che viene da lontano, e che finalmente, a 54 anni, gli permette di marcare una differenza tra padre e figlio (c’è infatti anche molto “Edipo a Cologno” dietro questa rivoluzione della qualità).

     

    Già nel 2017, l’amministratore delegato se la prendeva con la tv che “insegue a tutti i costi gli ascolti”, con la tv che dai e dai, “scivola nel gridato o cade nel trash”.

     

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    Dice un antico proverbio televisivo: quando le idee hanno toccato il fondo, puoi sempre iniziare a scavare. Ecco allora il gran giro di giostra del telemercato estivo, la sparigliata di format, reti, conduttori, il rimescolamento delle parti con la somma che non cambia. Sopravvivere a sé stessi: questo il prodigio della televisione.

     

    Da quando però ha allontanato Barbara D’Urso (e poi Belen e Ilary Blasi), da quando ha portato un po’ di pezzi di sinistra a Mediaset, dacché ha iniziato a parlare di “qualità” e una sensibilità degli spettatori “urtata da eccessi e volgarità”, da quando ha fatto circolare le nuove regole d’ingaggio, “no influencer, no OnlyFans”,

     

    insomma da quando ha messo la museruola al trash, Pier Silvio Berlusconi ha incassato anche le prime pacche sulla spalla dalla stampa progressista, un tempo acerrima nemica delle televisioni di suo papà, a cominciare dall’elogio di Gramellini, poco dopo i funerali.

     

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    E’ ormai presentato come l’artefice di un nuovo “popolare di qualità”, qualsiasi cosa voglia dire. Una svolta gramsciana, legittimata e incorniciata dal brand “Berlinguer”, nuovo trofeo dell’azienda. Del resto la televisione fatta solo per intrattenere, e non per “raccontare storie”, “spaccati”, “fotografie del paese” non la difende nessuno. Neanche Barbara D’Urso difende la televisione di Barbara D’Urso. C’è però anche molta confusione in questa nuova Mediaset, più seria, matura, autorevole di prima. Tutta questa affannosa e forsennata ricerca di legittimazione può essere anche stressante.

     

    Come in quella puntata di “Boris” col regista René Ferretti in preda al trip della “qualità” (“basta con la merda in televisione”) e dunque dolly, carrelli, luci alla Storaro, drammoni, denunce, racconto della realtà, finché poi non ce la fa più e sbotta (“la qualità ha rotto il cazzo!”) e tutto torna com’era prima.

     

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    Licenziato dopo la prima puntata, il regista di “Pomeriggio Cinque” è durato meno di Cottarelli a Palazzo Chigi. La prima ora di Bianca Berlinguer è stata tutta un “ti vedo, non ti sento, mi senti? Riproviamo”. Nicola Porro appare molto nervoso. Più del solito cammina su è giù nello studio. Più del solito si abbottona e sbottona in continuazione la giacca.

     

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    La ribalta però è tutta per loro: Myrta e Bianca, gemelle diverse, catapultate all’apice della carriera nella stessa azienda, nello stesso studio. La fredda zarina impassibile e la bersagliera napoletana che monta la tenda in solidarietà con gli studenti o s’inginocchia per un #Blacklivesmatter home-made.

     

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    Myrta e Bianca, la bionda e la bruna, sono le top-player di una stagione Mediaset all’insegna di una complessa e delicata operazione di sbiancamento. C’è la nuova Italia di Luciano Spalletti, c’è la nuova Mediaset di Myrta Merlino e Bianca Berlinguer, e non si capisce ancora quale sarà lo schema di gioco. Ora che sono vicine di casa però le differenze si notano anche meno.

     

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    Entrambe con famiglie prestigiose o altisonanti alle spalle (Myrta è figlia di Giuseppe Merlino, noto francesista, e Annamaria Palermo, sinologa, direttrice negli anni Novanta dell’Istituto di Cultura Italiana a Pechino). Entrambe allieve di Giovanni Minoli, con gavetta nella factory di “Mixer”. Entrambe di sinistra, Merlino “molto attenta ai diritti delle donne e delle minoranze”, Berlinguer autenticata dalla nascita, rilanciano la grande tradizione della gauche berlusconiana, l’album di famiglia della sinistra di Cologno.

     

    Alla prima puntata Myrta Merlino sfoggia il look della rinascita: tutta vestita di bianco, le mani giunte, una posa sacerdotale, in piedi davanti a un led azzurro che le scorre lentamente alle spalle. Pare fluttuare in cielo, come negli spot del caffè bevuto in paradiso. Saluta e ringrazia Barbara D’Urso, si sentono anche da casa le unghie grattare sulla lavagna. E’ uno studio striminzito, molto raccolto rispetto a quello di prima. Lei spiega che tra il pubblico, che a noi sembra quello di “Forum”, ci sono anche delle sue amiche per fare il tifo per lei, per incoraggiarla.

     

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    Il menù della prima puntata di questo nuovo “Pomeriggio Cinque” era ricchissimo. Una pesca a strascico dalla cronaca nera: lo stupro di Palermo e quello di Caiano, altri abusi sui minori, l’orsa Amarena, nefandezze varie, poi un po’ di relax con “scontrini choc”, mezze porzioni-scandalo, quei due euro in più sul “piattino condivisione” che hanno spaccato il paese. Ospite a sorpresa: Claudio Amendola, in rappresentanza del patriarcato, parla ai maschi “mettendoci la faccia da uomo”. Amendola era seduto tra le signore del pubblico, dimesso, inorridito come padre e come uomo da quei racconti, da quelle immagini, quelle chat, “le chat del branco”. Si entra nelle viscere, si sguazza, si sprofonda nel racconto emozionale. Non si capisce in cosa dovrebbe consistere l’agognata “epurazione del trash”.

     

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    Myrta Merlino che con piglio giornalistico dice “mettetemi la foto del pancione di Giulia Tramontano”, o il messaggio vocale in “esclusiva” che la vittima dello stupro di Palermo “ha inviato a me”, dice sempre Myrta, o quel suo “chiamami Myrta”, con la ipsilon, o financo Ivano Fossati sulla carrellata di volti delle vittime di femminicidio, insomma tutte queste cose sembrano assai peggio del trash en travesti dei Ken e delle Barbie umane, delle donne barbute, dell’uomo gatto, del rosario con Salvini, delle voci dell’aldilà del vecchio “Pomeriggio Cinque”.

     

    Alla seconda puntata Sgarbi evoca Barbara D’Urso. La regia stacca. Sappiamo già che il sottotesto della stagione di “Pomeriggio Cinque” sarà questo lungo “House of cards” napoletano tra Myrta e Barbara. Una sfida a distanza. Un catfight tra prime donne, coi loro fandom agguerritissimi sui social, i dursiani, i merliniani, e un unico agente, Lucio Presta, a muovere le fila (la pace tra Barbara D’Urso e Lucio Presta, dopo vent’anni di attriti, si è siglata su Instagram, immortalata in un bar, incorniciata da un haiku: “In un modo pieno di conflitti, anche i più piccoli devono avere fine con la pace”, miao).

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    C’è persino un set di “oggetti anti d’Urso” secondo Libero, che la conduttrice tiene con sé in studio: “Ho cornetti rossi ovunque anche nello studio, la cosa che faccio sempre è tenere una tazza sul tavolo con dentro una bevanda che mi tiri su durante la diretta. E poi indosso sempre l’orologio di Marco, mi porta fortuna”. Sono però due showgirl speculari, le Bette Davis e Joan Crawford del trash, e anche due simboli di questa rinascita partenopea. Sembrano uscite da una puntata di “The real housewives di Napoli”, il gran reality di Discovery con le esuberanti cougar di Posillipo, del Vomero, di Chiaia, di Torre del Greco, “sfrontate, eccessive, amiche per la pelle, nemiche rivali per antonomasia”, come Barbara e Myrta, divise dal trash.

     

    barbara d'urso - myrta merlino - foto di Gente barbara d'urso - myrta merlino - foto di Gente

    Si contendono la casalinga di Voghera che forse c’è ancora, forse no. “Basta gossip, farò cronaca popolare, credo che la casalinga di Voghera non esista più”, dice Myrta. “Ho sempre parlato alle famose casalinghe di Voghera, alla comare Cozzolino. Mi dispiace per chi non lo pensa, ma esistono. Anche io sono una comare”, replicava Barbara.

     

    Bianca Berlinguer, invece, mette le cose in chiaro sin dal titolo. “E’ sempre carta bianca”. Solo un tasto in più del telecomando, mica come Fazio. Legge un testo di benvenuto, si muove su un rettangolo bianco lucido, anche lei incorniciata in un led tutto azzurro, con gli ospiti seduti in micidiali e molto concettuali cubi di plexiglas e alluminio (ma ha una scenografia più bella di Myrta Merlino). C’è tutta la sua compagnia di giro finalmente riunita nella casa madre di Rete 4.

     

    Il programma esonda subito con un’estenuante, insostenibile ora piena di Mauro Corona a braccio su tutto: l’orsa Amarena, la modella di Golfo Aranci, il climate change, il caso Seymandi, maschilismo, patriarcato, stupri, e un lungo elenco di saluti a fan, amici, montanari, spettatori affezionati. “Come mai si stupiscono tutti che siamo una coppia televisiva?” chiede Berlinguer a Corona. E senza più il logo di Rai 3 lì sotto, finalmente sembrano senza più infingimenti un pezzo di “Uomini e donne trono over” (conteso tra Tina Cipollari e Gemma Galgani, Mauro Corona sarebbe peraltro un gran tronista).

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    Le cose più sorprendenti della prima puntata sono Mauro Corona che cita Borges (qualità!), il dimagrimento ascetico di Briatore e Bianca Berlinguer che legge brani di Vannacci davanti a Giuseppe Conte, quindi elenca i modi in cui si dice l’omosessualità, e tra un “frocio” e un “culattone” si ferma perplessa su “uranista” (“questo qui non lo conoscevo francamente”, perplesso anche Conte).

     

    Non male anche il suo primo lancio di pubblicità, “d’altro canto qui ne abbiamo di più”, detto non si sa se per rassicurare i suoi vecchi spettatori abbonati, o per rimarcare differenze di casato. Come in quel “anche io sono sorpresa di stare su Rete 4”, con cui ha aperto la trasmissione, neanche l’avessero rapita e trasferita di nascosto al Palatino. Ma Berlinguer a Mediaset sta benissimo. La sgangherata linea editoriale di Rete 4 ne esce rafforzata.

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    Casomai, come ha detto in un’intervista, ha solo il rammarico di non essere riuscita a portare con sé truccatrice e parrucchiere. Gli ascolti per ora sono andati bene, però non fanno testo. C’era curiosità per le prime puntate, non c’è la concorrenza della Rai, coi programmi competitor che partono la prossima settimana. E poi il banco di prova della “battaglia per la qualità” di Pier Silvio Berlusconi sarà il prossimo “Grande Fratello”.

     

    Un Gf orizzontale che annulla le diseguaglianze tra vip e non vip, col volto rassicurante di Cesara Buonamici, unica opinionista in studio, a creare anche un gioco di specchi col Tg5. Niente tettone rifatte, niente botox, tatuaggi, unghie lunghissime. Dopo il Gf Vip, un Gf serio, dolente, bisbigliato. E’ questa la nuova aria che tira.

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