Estratto dell’articolo di Emiliano Bernardini e Valentina Errante per “il Messaggero”
STEFANO MARIA COGLIATI DEZZA
Per due volte ha tentato il suicidio ed è stata ricoverata, dopo avere trovato il coraggio e la forza di sottrarsi a quel medico che anziché aiutarla a superare i problemi, la violentava e l'ha resa dipendente dalle benzodiazepine. Parla a fatica, Clara (il nome è di fantasia) la 27enne soggiogata e abusata dallo psichiatra Stefano Maria Cogliati Dezza, 72enne, condannato in primo grado a quattro anni e sei mesi.
«Tutto è cominciato per via del mio maledetto peso. Da anni soffrivo e soffro di disturbi alimentari. All'epoca pesavo 85 chilogrammi. Mi vergognavo del mio corpo e non volevo uscire di casa, ecco perché ho deciso di andare da uno psichiatra».
«[…] Io avevo anche tentato il suicidio, mi vergognavo a tal punto che non avevo altri pensieri. Ero ossessionata. Mi alzavo per mangiare anche di notte».
VIOLENZA SESSUALE
Come e da chi le era stato consigliato Cogliati Dezza?
«È uno psichiatra molto conosciuto, tutti ne parlavano bene. [...]».
Invece è stato un incubo dal quale non riusciva a uscire.
«Andavo una volta al mese. Il professore mi aveva promesso che sarei dimagrita, e in effetti in pochi mesi sono arrivata a 55 chili scarsi. Non facevo diete ma mi dava dei farmaci. Il problema è che sono passata da essere sovrappeso a quasi anoressica. [...]».
L'approccio è stato da subito sessuale o è stato un crescendo?
VIOLENZA SESSUALE
«Direi che da subito è stato un approccio sessuale, anche se io non lo avevo capito. Mi faceva spogliare [...], mi toccava e mi chiedeva costantemente delle foto per vedere i miglioramenti e il dimagrimento del mio corpo. Facevamo anche delle videochiamate e lui mi incentivava a dimagrire. […] Inizialmente erano rapporti orali poi ha cominciato a legarmi e a picchiarmi con un bastone».
lo psichiatra Stefano Maria Cogliati Dezza gioca a tennis al circolo Tennis Parioli
Il tutto avveniva sempre nel suo studio?
«Sì, aveva una stanza con un letto dove mi legava. Aveva molta dimestichezza con i nodi e le legature, si vedeva che non erano improvvisate. Poi mi colpiva col bastone. All'inizio io mi lamentavo perché mi faceva male e allora ha iniziato a farmi delle punture. Non so affatto cosa mi abbia iniettato. So che tornavo a casa con dei lividi che cercavo in ogni modo di nascondere.
Oltre alle percosse mi faceva colare della cera calda sulla schiena e mi pinzava con delle mollette in varie parti del corpo. Io cercavo di chiedergli perché e lui rispondeva: vogliamo continuare a dimagrire? Io non avevo fissato un limite di peso. Mi ero completamente affidata a lui, tanto che spesso mi faceva fare sedute extra».
VIOLENZA SESSUALE
Quando è arrivato il momento in cui non ce l'ha fatta più a tenere tutto dentro?
«Più volte avevo provato a dire ai miei genitori che non volevo più andare, ma loro [...] non capivano e io non avevo la forza di svelare nulla. In quel periodo ho continuato ad avere pensieri suicidi. Un giorno, però, si sono accorti dei lividi che avevo sulle gambe e sulle braccia. Inizialmente avevano pensato a qualche brutta malattia del sangue. Quando la situazione è diventata insostenibile, mi volevo suicidare. Aveva detto che voleva appendermi a un gancio. Io ho avuto tanta paura. Era un'escalation di violenza esagerata. E allora ho raccontato tutto a mio padre». […]